Un presente da progettisti visionari, un futuro da inventori d’eccellenza del Sud Italia. Ovviamente, se i finanziamenti permettono. «I fondi universitari non bastano. Abbiamo avviato una campagna di crowdfunding, ma in Sicilia manca la mentalità per investire in progetti innovativi». È questo il quadro che emerge dalle parole di Antonio Gurgone, team leader del progetto Eco-Hybrid Katane, la squadra di aspiranti ingegneri che parteciperà a Shell eco-marathon Europe 2019. Cioè una competizione automobilistica annuale per squadre provenienti da Europa e Africa, che si terrà a Londra dal 2 al 5 luglio. L’obiettivo? Sensibilizzare sulla riduzione delle emissioni di carbonio degli autoveicoli. La squadra universitaria guidato da Rosario Lanzafame, professore ordinario di Macchine e sistemi energetici, è composta da 26 studenti di Ingegneria meccanica, industriale, civile ed elettronica, e quest’anno punta tutto su Vulcan fury. Il modello «unico al mondo» che, stando ai dati registrati a Le Mans in occasione della Shell Eco Marathon France 2018, permette di percorrere 135 chilometri al litro su circuito misto.
«Ma quest’anno – spiega Gurgone a MeridioNews – puntiamo a raggiungere i 230. Abbiamo alleggerito i cerchioni ed eliminato materiali pari complessivamente a 20 chili. Passiamo da 200 chili del 2017 a 180. Abbiamo anche inserito un sistema di frenata rigenerativa». Inoltre, aggiunge Gurgone cambiando argomento, per non rivelare nulla che possa agevolare gli avversari, «la vettura è stata realizzata interamente con polimeri che non contengono materiale plastico, nel pieno rispetto della campagna plastic free».
Il gruppo di lavoro ha preso vita quattro anni fa. «Abbiamo impiegato due anni per la realizzazione del primo veicolo ibrido, l’Etna Revo, e sei mesi per Vulcan Fury». Il percorso di Eco Hybrid katane, però, non è stato semplice: dall’ideazione del progetto alla sua realizzazione, la squadra del dipartimento di Ingegneria ha dovuto fare i conti con la mancanza di fondi e il poco interesse da parte delle istituzioni. Partiamo dai fondi. L’università di Catania prevede lo stanziamento di un budget pari a 30mila euro annui, diviso in due tranche. «Di questi – spiega Gurgone – la maggior parte servono per assemblare il laboratorio, coprire i costi delle attrezzature e pagare il viaggio per le competizioni. Ma non sono sufficienti. Solo i costi per le attrezzature variano da 200 ai 600 euro ciascuna. Tra l’altro siamo ancora in attesa della seconda tranche».
Per questi motivi il team ha avviato una campagna di crowdfunding che mira alla raccolta di denaro. Ma anche questa iniziativa sembra non premiare la passione di questi giovani talenti dell’ingegneria nostrana. «In circa venti giorni – continua Gurgone – abbiamo raccolto solo 300 euro. È vergognoso». Secondo il responsabile e fautore del progetto i grandi colossi dell’imprenditoria catanese non vogliono investire in progetti innovativi: «È assurdo se pensiamo che il primo sostegno dovrebbe arrivare dalle aziende sul territorio. I maggiori finanziamenti sono arrivati da Roma in su. Un quadro allarmante».
Ma c’è di più. Se negli altri atenei la Shell Eco Marathon è inserita tra i progetti didattici, in Sicilia, al contrario, le istituzioni dimostrano scarso interesse e a pagarne lo scotto sono gli studenti. Per Antonio Gurgone, infatti, il lavoro del team non viene valorizzato. «Facciamo tanti sacrifici – sottolinea – per portare lustro all’università di Catania, ma non ci sentiamo valorizzati, non sono neanche venuti i direttori di dipartimento a dare un’occhiata».
Si parla di un progetto in cui qualsiasi processo di lavorazione, dal motore alla scocca, è gestito e realizzato a mano dagli studenti, ai quali non viene riconosciuto neanche un credito formativo. «L’unica cosa che siamo riusciti a farci riconoscere – conclude -, grazie alla passione del presidente di corso di laurea di Ingegneria meccanica Rosario Sinatra, è il tirocinio formativo: circa 120 ore per un totale di nove crediti».
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