L’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon, è stato nominato negli scorsi giorni direttore generale di Etra, una società veneta a totale partecipazione pubblica che si occupa di gestione del servizio idrico integrato e gestione dei rifiuti nell’area che va dal Bassanese alla cintura urbana padovana.
A darne notizia è stata la società stessa, che negli scorsi giorni ha riunito il Consiglio di sorveglianza e il Consiglio di gestione, arrivando alla nomina al vertice della multiutility. Ma si tratta di un incarico incompatibile col ruolo di assessore regionale, che Pierobon ricopre già in Sicilia dal febbraio 2018. La società, in una nota, annuncia anche che «il dottor Alberto Pierobon, per rispetto del ruolo e per garbo istituzionale, si riserva l’accettazione e la relativa stipula». Lasciando intendere, insomma, che l’accordo con Etra sia già cosa fatta.
Qualora Pierobon accettasse davvero l’incarico, si tratterebbe di una nuova grana per il governatore, in una fase particolarmente complicata, considerato che la prossima settimana l’Assemblea dovrebbe finalmente iniziare l’esame della tanto attesa riforma dei rifiuti, attorno alla quale si è anche sviluppato lo scontro tra Musumeci (che accusa l’Ars di lasciare le riforme nei cassetti) e Micciché (che attribuisce al governo la responsabilità di avere rallentato l’attività parlamentare con l’esame dei collegati alla Finanziaria). Senza contare il caso Arata e i frequenti contatti tra il faccendiere e l’assessore, finiti tanto al vaglio degli inquirenti, quanto sotto la lente d’ingrandimento della commissione regionale Antimafia, guidata da Claudio Fava.
Già lo scorso giugno si era verificata una situazione analoga a quella di Pierobon, con le dimissioni dell’allora assessore al Turismo, Sandro Pappalardo, nominato all’Enit, l’agenzia nazionale per il turismo.
Dal canto suo, Pierobon al momento non si pronuncia, ma dal suo staff fanno sapere che «l’assessore vuole portare a termine il suo lavoro, ha un grande senso etico e si è pure innamorato della Sicilia». Che si riservi, dunque, di dimettersi dopo l’approvazione della riforma dei rifiuti che porta il suo nome? Nessuna certezza al momento, se non quella che, in una direzione o nell’altra, non potrà mantenere entrambe le cariche.
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