«Questo libro è l’effetto secondario della mia professione, il docente». Elio Camilleri, professore in pensione che per anni ha prestato servizio al liceo scientifico Galilei di Catania è l’autore di Schegge di storia siciliana, un libro di storia insolito. Lontano, senza dubbio, dai volumi ai quali siamo più o meno abituati.
Alla base di questo lavoro di ricerca, un profondo interesse per episodi e vite sconosciuti ai più. «Mi sono imbattuto spesso in storie che non conoscevo e che mi hanno incuriosito. Per questo ho deciso di fissarle in queste schegge – spiega Camilleri – Un nuovo modo di scrivere la storia, ma anche di leggerla. Molto vicina al modo di informarsi sempre più veloce di oggi».
Il libro, che verrà presentato oggi alle 16.30 al Coro di notte dell’ex Monastero dei Benedettini, è una sorta di inno alla Sicilia. «Quando parliamo di Sicilia, pensiamo a un popolo di fatalisti, di persone disabituate a lottare, ma non è sempre stato così – afferma Elio Camilleri – Ecco comparire movimenti poco considerati o, addirittura, derisi dal socialismo ufficiale come quello dei Fasci dei lavoratori che fu, invece, il più grande movimento di massa della seconda metà dell800 dopo la Comune di Parigi».
Sono molti gli spunti interessanti, che lasciano un retrogusto agrodolce e – senza dubbio – la curiosità di saperne di più. Già il rapporto con le fonti è frutto della volontà di fare domande: «Sono partito dai libri di Giuseppe Carlo Marino, poi ho consultato una produzione storica considerata minore. Ho riunito così in un solo volume tante piccole storie».
Piccoli e grandi episodi, come «la storia di Nicola Alongi e Giovanni Orcel: due uomini che in Sicilia riuscirono in qualcosa in cui perfino Lenin in Russia fallì, unire contadini e operai». Ma si ritrovano anche nomi familiari, come «Turi Carnevale e Placido Rizzotto, il misteri di Portella della ginestra, Peppino Impastato e tante altre pieghe e piaghe della nostra storia che tutti, giovani e adulti dovrebbero leggere e, soprattutto, ricordare» conclude. Molto spesso si tratta di uccisioni poco chiare, ancora oggi avvolte nel mistero o veri e propri misteri. Pochi, ad esempio, sanno che a guidare l’auto di Giovanni Paolo II durante la sua visita a Palermo nel 1982 fu Angelo Siino, braccio destro di Bernardo Provenzano.
Il senso di tutto il lavoro di ricerca è racchiuso già nel nome: «Schegge – appunto – che lì per lì fanno male, ma non provocano danni rilevanti. Però il dolore c’è, esiste».
[Foto di Allie_Caulfield]
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