Diciotto milioni di euro. Tanto incidono sul fatturato dell’azienda Sibeg (che ammonta a un totale di 115 milioni di euro) la sugar tax (16 milioni) e la plastic tax (2 milioni) che sono ormai entrate a pieno titolo nella finanziaria 2020. Calcoli matematici fatti a tavolino che avevano portato Luca Busi, amministratore delegato dell’imbottigliatore siciliano autorizzato della Coca-Cola, ad annunciare che «l’unica strada è scappare dall’Italia». Adesso, però, la via intrapresa è quella di chiedere un incontro al premier Giuseppe Conte per provare a evitare il percorso che sembrava tracciato di depotenziare lo stabilimento della zona industriale di Catania in favore di quello albanese, che ha sede a Tirana. Uno stabilimento dove la Sibeg, al momento, impiega 330 dipendenti, all’incirca lo stesso numero di lavoratori della sede etnea.
Dal tavolo tecnico che l’azienda ha avuto con i sindacati – Flai Cgil, Uila Uil, Fai Cisl e Ugl – è emersa la necessità di trovare «correttivi utili a evitare il tracollo e il conseguente trasferimento. Si riparte – fanno sapere dell’azienda – dalla rimodulazione del piano industriale e dal riposizionamento dei costi alla luce delle nuove imposte», che riguardano la plastica e i prodotti che contengono una quantità eccessiva di zuccheri. La volontà comune emersa dall’incontro dello scorso 8 gennaio è quella di chiedere un tavolo di lavoro al presidente del Consiglio dei ministri per provare a tracciare aggiustamenti e compensazioni che possano essere in grado di attutire il colpo. Sia per l’azienda che per i lavoratori: dell’organico di circa 340 dipendenti del sito etneo a essere a rischio, infatti, sarebbe quasi la metà.
«Abbiamo stretto un sodalizio con l’azienda – spiega a MeridioNews il segretario generale Flai-Cgil Catania Pino Mandrà – per provare a salvaguardare tutti i posti di lavoro. Dopo gli iniziali anatemi che ci avevano messi sul piede di guerra – ammette – adesso stiamo avendo una interlocuzione con l’azienda per fare fronte comune nella richiesta da avanzare al governo centrale per tentare di mitigare e rimodulare questi provvedimenti che si ripercuotono a catena su importatori, produttori e consumatori finali». Al momento, da parte dell’azienda non è ancora stata aperta nessuna procedura di esubero. «Anzi – sottolinea il sindacalista – siamo riusciti perfino a ottenere degli incentivi, di circa 50 euro, per gli impiegati che lavorano su turni da sette su sette, cioè per coloro che appartengono a quelle squadre speciali che imbottigliano in continuazione».
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