Le partite non durano quarantacinque minuti ma novanta. Ne è consapevole, ovviamente, anche il Palermo ma a volte teoria e pratica non coincidono e, di conseguenza, capita che interpretando le due frazioni di gioco in maniera diversa una squadra non trovi le coordinate necessarie per imboccare la strada del successo. Perché scendere in campo con intensità e il giusto piglio solo nella ripresa dopo avere gettato al vento, di fatto, l’intero primo tempo? L’effetto di questa disomogeneità è lo 0-0 rimediato dai rosanero al Barbera contro la Vibonese nel primo dei due anticipi della 35esima giornata del girone C del campionato di serie C. Epilogo di una partita ‘segnata’, che i padroni di casa erano destinati a non vincere. Perché se il portiere Mengoni (entrato dopo l’intervallo al posto dell’ex rosa Marson, out a causa di un problema alla spalla sinistra) esce dal cilindro la parata-super con la quale nel finale è riuscito a deviare sopra la traversa la conclusione ravvicinata di Floriano servito da Kanouté (entrambi sono entrati durante la ripresa prendendo il posto dei trequartisti titolari di oggi e cioè Silipo, poco ispirato, e Santana, uscito con la spia della riserva accesa al culmine di una prestazione senza acuti) vuol dire che gli dei del calcio avevano deciso che questo match sarebbe terminato in parità e a reti bianche. Tuttavia, senza scomodare entità astratte e facendo leva sulle proprie capacità in funzione all’obiettivo prefissato, bisogna chiedersi: ma il Palermo cosa ha fatto per spostare l’inerzia del match dalla propria parte e conquistare l’intera posta in palio?
Risposta: non ha fatto ciò che era necessario per vincere. E avere approcciato bene la seconda frazione di gioco, dopo un primo tempo privo di contenuti, piatto e con una squadra (il Palermo, appunto) senza mordente e condizionata mentalmente dal finale choc di Monopoli, non è bastato per eseguire il piano d’azione elaborato durante la fase di preparazione della partita. Se anche nel primo tempo i rosanero avessero giocato con lo stesso spirito e la stessa voglia mostrata nella ripresa, accettabile dal punto di vista della grinta anche se non esaltante sul piano di una manovra che raramente si è sviluppata in maniera fluida per vie centrali, probabilmente la gara avrebbe preso una piega diversa. E gli uomini di Filippi, a prescindere dalla sfortuna con cui soprattutto nell’ultimo segmento del match hanno dovuto fare i conti in fase realizzativa, probabilmente avrebbero creato in tempo le condizioni per scardinare il bunker della Vibonese. Che si è difesa con ordine e che, in virtù di uno schema a metà tra il 3-5-2 e il 3-4-2-1 a seconda dei movimenti di Statella chiamato a fare l’elastico tra l’esterno sinistro di centrocampo e il trequartista per garantire un supporto ulteriore alla punta Parigi, ha mostrato una buona organizzazione.
Se avessero avuto maggiore qualità, peraltro, i rossoblù – squadra a caccia di punti salvezza e arrivata al Barbera con il maggior numero di pareggi del girone, una sola vittoria finora nel 2021 e due sconfitte nelle ultime tre partite dopo una striscia di sei pareggi consecutivi – nei secondi 45 minuti di gioco avrebbero potuto approfittare delle incertezze di un Palermo volenteroso ma vulnerabile in fase di non possesso e sfruttare molto meglio tre ripartenze che invece, anche per merito dei padroni di casa come in occasione di un provvidenziale intervento in scivolata di Accardi, non hanno sortito effetti. L’ultimo contropiede, vanificato al tramonto della gara da una parata di Pelagotti su un tiro del neo-entrato La Ragione, è stato propiziato da un errore in disimpegno di Marong. Unica sbavatura nell’ambito di una prova più che sufficiente da parte del difensore gambiano classe 2000, arrivato la scorsa estate in vista del campionato di serie D e all’esordio assoluto con la maglia rosanero. Il difensore ex Parmonval, che ha agito nel primo tempo sul centrosinistra della linea a tre e nella ripresa sul centrodestra nel momento in cui Accardi dopo l’intervallo è entrato al posto del centrale Palazzi alle prese con un fastidio ad un tallone, ha ripagato la fiducia del tecnico dando risposte confortanti e dimostrando di essere uno del gruppo a tutti gli effetti. Un elemento su cui potere fare affidamento.
In questo caso ha avuto ragione Filippi ma, specialmente in un momento come questo in cui ci sono in palio punti pesanti, sarebbe opportuno non cedere alla tentazione di volere stupire per forza con effetti speciali. L’impiego nel finale del difensore Peretti (entrato al posto di Valente) nell’inedito ruolo di punta, ad esempio, impone una riflessione sull’opportunità di rinunciare ancora a Saraniti, anche e soprattutto alla luce dell’assenza dell’infortunato Lucca. Giusto dare un segnale se in allenamento i feedback del giocatore non sono funzionali alle esigenze del gruppo, ma siamo sicuri che un Palermo che fatica a trovare la giocata risolutiva in zona gol (e Rauti, schierato nella gara odierna come centravanti, in questo senso non ha lasciato una traccia significativa) possa senza alcun problema fare a meno di un attaccante di ruolo che, pur avendo reso finora al di sotto delle aspettative, ha comunque dimostrato durante il girone di andata di potere fornire un utile contributo alla causa?
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