Il Palermo e la salvezza miracolosa Cronaca di una stagione tempestosa

All’ultima giornata, all’ultimo respiro, per certi versi anche all’ultimo minuto. Il Palermo conquista una salvezza che ai più, solo qualche settimana fa, sembrava impossibile da raggiungere e lo fa vincendo una gara vera contro un Verona già retrocesso. Sulla partita del Barbera erano puntati gli occhi della Procura Federale e di tutta Italia, ma spettatori più interessati degli altri erano sicuramente il presidente del Carpi Bonacini e tutta la dirigenza biancorossa. Chissà se hanno visto la partita di Udine, forse anche quella gara lì avrebbe meritato maggiore attenzione. Fare polemiche a obiettivo raggiunto, comunque, è francamente inutile. Inutile perché adesso è tempo di festeggiare, prima di rimettersi al lavoro e programmare un’altra stagione di serie A che, si spera, non faccia penare i tifosi come quest’anno. Innanzitutto restano da sciogliere molti nodi, a partire da quelli dirigenziali: cosa farà Zamparini? Andrà via come dichiarato in tempi non sospetti o, alla fine, resterà ancora lui il presidente del club di viale del Fante? In panchina ci sarà ancora Ballardini? E oltre ai partenti Vazquez, Maresca e Sorrentino, quale sarà il destino dei vari Gonzalez, Hiljemark e Gilardino?

La stagione del Palermo parte come meglio non potrebbe: due vittorie di misura contro Genoa e Udinese con gol di El Kaoutari e Rigoni, due che il capoluogo siciliano ormai l’hanno soltanto come “luogo in cui hai vissuto”. Il pareggio interno col Carpi alla terza è il preambolo che qualcosa non va e allora via al momento negativo con quattro ko di fila (Milan, Sassuolo, Torino e Roma), interrotto dal successo di Bologna e dal pari con l’Inter, prima dei ko di Napoli e di quello con l’Empoli al Barbera. La gara contro il Chievo sa di ultima spiaggia per Iachini, il Palermo vince di misura, ma il tecnico viene ugualmente esonerato nonostante un bottino di 14 punti in 12 gare, causando reazioni negative tra i tifosi. Al suo posto arriva Ballardini che parte subito con un pari esterno contro la Lazio. Poi arrivano le sconfitte contro Juventus e Atalanta, inframmezzate dalla bruciante eliminazione in Coppa Italia per mano dell’Alessandria, gara al termine della quale saranno epurati gli “iachiniani” Rigoni, Maresca e Daprelà. I siciliani provano a reagire e schiantano il Frosinone per 4-1, ma chiudono il 2015 sconfitti dalla Sampdoria. A inizio 2016 arrivano la sconfitta interna con la Fiorentina e il successo esterno di Verona, partita dopo la quale il capitano Stefano Sorrentino esonera in diretta televisiva il mister, dicendo che la squadra aveva preparato la partita in totale autogestione. Il Palermo arriva al giro di boa con 21 punti, in linea con la tabella di marcia.

All’inizio del girone di ritorno comincia la fase più convulsa della gestione tempestosa e scellerata: al posto di Ballardini arriva Barros Schelotto, ma prima e durante la gestione dell’argentino – che in panchina non può andare se non come dirigente accompagnatore – si susseguono Viviani, Tedesco e Bosi. La sconfitta col Genoa sembra un chiaro segnale di come le cose stessero prendendo una brutta piega, ma il Palermo reagisce battendo in casa l’Udinese e conquistando un punto striminzito a Modena col Carpi (rigore forse generoso per gli emiliani). I rosa perdono poi in casa con il Milan e pareggiano sul campo del Sassuolo, ma a questo punto ecco l’ennesima rivoluzione: Schelotto si dimette per i problemi burocratici riguardanti l’ottenimento del patentino da allenatore e al suo posto Zamparini richiama Iachini. La seconda gestione del tecnico di Ascoli Piceno è deludente, dopo le pesanti sconfitte con Torino e Roma, arriva un pari a reti bianche con il Bologna e il ko a San Siro con l’Inter. L’8 marzo arrivano le dimissioni di Iachini, prima respinte da Zamparini che lo definì un «deficiente» e poi accettate dalla società che al suo posto chiamò Walter Novellino. Il tecnico di Montemarano ha davanti a sé un calendario difficile e due imprese ardue: la prima è di salvare il Palermo, la seconda è quella di mantenere l’invidiabile primato di unico allenatore mai esonerato da Zamparini.

L’ex tecnico del Modena sulla panchina rosanero dura appena quattro giornate: sconfitta interna col Napoli (di misura), pari scialbo e a reti bianche a Empoli, e ko pesanti contro Chievo e Lazio. Contro i biancocelesti succede di tutto, arrivano le contestazioni dei tifosi e in campo piovono petardi e fumogeni. Il Giudice Sportivo sceglie la mano pesante e chiude le porte del Barbera per un turno. La società richiama dunque Ballardini prospettandogli un premio salvezza e l’opzione per il rinnovo fino al 2017. L’inizio non è dei più promettenti e in casa della Juventus arriva un pesante ko per 4-0. Da lì in poi, Zamparini affianca al tecnico Gianni Di Marzio nel ruolo di consulente e arriva il capolavoro: gara con l’Atalanta a parte, che si gioca in un’atmosfera surreale (senza pubblico) e che i rosa non riescono a vincere e pareggiano per 2-2 complicandosi ancora una volta la vita, nelle ultime quattro giornate avviene il miracolo. I rosa vincono a Frosinone lo spareggio salvezza condannando virtualmente i ciociari alla B e battono in casa la Sampdoria. Alla penultima giornata, il pari con la Fiorentina regala un punto di vantaggio sul Carpi, dunque nell’ultimo turno basterà fare lo stesso risultato degli emiliani per restare in A. Contro il Verona al Barbera c’è il tutto esaurito, scenario che non si registrava da anni. Il Carpi sbanca Udine e attende buone notizie dalla Sicilia, ma il Palermo fa bene il suo lavoro e batte il Verona in una gara nervosa, condannando i biancorossi alla B. I rosa possono festeggiare la salvezza davanti ai 33.445 spettatori che hanno riempito il Barbera. Uno stadio che anche l’anno prossimo sarà un palcoscenico da serie A.

Luca Di Noto

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