Il gruppo Nokia Siemens lascia Catania Trentuno lavoratori a rischio disoccupazione

La lettera che hanno ricevuto ieri mattina i sindacati nazionali e di categoria è chiara: il gruppo Nokia Siemens ha ritenuto che la sede di Catania deve ridurre del 100 per cento il personale. In altre parole deve chiudere. La procedura di mobilità è stata avviata ieri e, se non si troverà una soluzione – finanziamenti, accordi con sindacati e istituzioni – entro 75 giorni, per i 31 dipendenti in esubero della sede etnea non rimarrà altro che la disoccupazione. Trentuno persone, ingegneri, età media 35 anni, che si occupano di servizi, assistenza ai clienti e sviluppo qualità. E che tra meno di tre mesi potrebbero doversi cercare una nuova occupazione.

«Abbiamo sette giorni per chiedere un esame congiunto, un incontro tra sindacati e azienda al ministero del Lavoro», spiega Luca Vecchio, vicesegretario nazionale dell’Ugl metalmeccanici. Una questione che supera lo Stretto, perché Nokia Siemens sta rivedendo la presenza di tutte le sue sedi in Italia: oltre Catania – alla quale sono stati accorpati quattro dipendenti dello stabilimento di Palermo, chiuso a febbraio 2012 – tremano anche Napoli, Roma e Milano. «Ma in misura inferiore che in Sicilia», continua Vecchio. La multinazionale conta nello Stivale oltre 1100 lavoratori: «Avevano già annunciato sostanziosi esuberi – prosegue il sindacalista – Da 580, i lavoratori in più sono diventati 445, grazie a diversi interventi, tra i quali quello del ministero dello Sviluppo economico». E se altrove gli accordi con le regioni hanno permesso di contenere i danni, nell’isola non si è verificato niente del genere: «Abbiamo incontrato il governatore Raffaele Lombardo qualche tempo fa, gli abbiamo chiesto di attivarsi e lui l’ha fatto, invitando l’assessorato regionale di competenza a fare il suo lavoro – conclude Luca Vecchio – Ma l’assessorato non si è mai mosso e ora è troppo tardi».

«Nokia Siemens vuole chiudere le sue sedi in periferia e la Sicilia è la periferia per eccellenza»: l’opinione di Giacomo Rota, segretario confederale della Cgil, non lascia spazio alle speranze. «Dall’Unione europea arrivano continue linee di investimento sull’innovazione, che è il settore di Nokia – si accalora – Perché non cercano qualche finanziamento di quel genere? E perché mollano il colpo subito in Sicilia?». La risposta Rota se la dà da solo: «Perché per loro è più conveniente tenere aperta una sede a Milano che una Catania». «Non ci diamo per vinti – conclude – Aspettiamo il tavolo congiunto per formulare qualunque ipotesi e proposta».

[Foto di Michael Reuter]

Luisa Santangelo

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