Il Governo Letta triplica il finanziamento pubblico ai Partiti

Alzi la mano chi, dopo le tanto auspicate dimissioni del Governo Monti e la nomina di un nuovo Governo non più “tecnico”, ma “normale”, non ha pensato che, finalmente, si sarebbe potuto far qualcosa per l’Italia e per gli italiani. Qualche perplessità, a dire il vero, si era manifestata viste le difficoltà nel creare il nuovo Governo e per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

Già il fatto che, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, venisse rieletto lo stesso Presidente aveva sollevato qualche dubbio (forse per il ricordo ancora vivo di ciò che aveva fatto Napolitano dando incarico a Monti di ‘salvare’ il Paese). Altri interrogativi erano comparsi nel momento in cui Bersani, capo della coalizione che aveva avuto il maggior numero di voti alle elezioni, si era dimesso dall’incarico di segretario del proprio Partito senza dare molte spiegazioni. E, ancora, non appena il capo dello Stato era riuscito a conferire il mandato di formare un nuovo Governo qualche dubbio era sorto non tanto a causa dei rapporti di parentela del nuovo Presidente del Consiglio, quanto piuttosto per l’assiduità delle frequentazioni del neoincaricato alle riunioni di gruppi, come il Bilderberg, la Trilaterale, l’Aspen e altri, che negli ultimi anni hanno riempito le pagine dei giornali per i misteri circa gli scopi istituzionali e l’ombra che si cela dietro le riunioni a porte chiuse di questi gruppi (alcune delle quali avvolte da una cortina di segretezza molto più dubbia di quanto non fossero certe logge massoniche).

Ad ogni modo, lasciava ben sperare il fatto di avere un nuovo Governo e con una maggioranza parlamentare pronta a sostenerlo, sebbene estremamente eterogenea. Nei giorni scorsi, però, due eventi avrebbero dovuto costringere gli italiani a svegliarsi e a rendersi conto che nulla è cambiato, anzi che la situazione semmai è peggiorata.

Infatti, tra le prime misure adottate e promosse dal neonato Governo Letta vi è stata quella riguardante i cosiddetti finanziamenti ai partiti. La legge per il finanziamento pubblico ai partiti consentiva loro di portare a casa somme enormi, e per questo, con il referendum del 1993, oltre il 90 per cento degli italiani votanti decise di abolirla. Nel 1994, però, la legge fu riproposta semplicemente dandole un nome diverso, a riprova, se mai ce ne fosse bisogno, dell’ostinazione dei partiti e del loro scarso rispetto della volontà popolare. Fu sufficiente cambiarle il nome in “contributo per le spese elettorali”.

In pratica, la legge concede rimborsi per le spese sostenute dai partiti in vista delle varie tornate elettorali. In realtà, però, i rimborsi sono concessi in misura ben diversa da quelle che sono state le spese realmente sostenute e le spese effettuate, come hanno dimostrato le indagini dei mesi scorsi.

Giusto per fare un esempio, dopo le ultime elezioni, il quantum da distribuire come contributi per spese elettorali ammontava a circa 160 milioni di euro, ovvero, visto che gli eletti sono stati poco più di novecento, un contributo medio di poco più di 160.000 euro per parlamentare.

Ovviamente, si è levato un coro di voci, denunciando ancora una volta il fatto. E allora, il neocostituito Governo Letta ha deciso di porre rimedio alla situazione. E, per farlo, ha presentato un disegno di legge con il quale dovrebbe essere abolito il contributo per le spese elettorali ai partiti.

Bene, si dirà… o forse no. Infatti, a leggere con attenzione il disegno di legge, si scopre che il contributo dovrebbe essere effettivamente abolito, ma solo a partire dal 2017. E perché non da subito? Forse per dare il tempo a tutti i partiti, in questi anni, di mettere da parte un altro gruzzoletto? Non si sa.

In realtà, continuando a leggere il disegno di legge presentato dal Governo Letta, il dubbio sul perché un simile ritardo passa in secondo piano. Infatti, scorrendo il provvedimento, ci si rende immediatamente conto che, fatta eccezione per il primo articolo (Abolizione del finanziamento pubblico), tutti gli altri articoli non sono altro che una sfilza di aiuti e di agevolazioni concesse dallo Stato ai partiti e uno strumento per non far cessare mai più il flusso di denaro dalle tasche degli italiani alle ‘casse’ dei partiti. Anzi, questo flusso verrà aumentato.

Infatti, e con decorrenza dal 2014 (ora sì che si può fare presto), il disegno di legge prevede un “regime fiscale agevolato per i finanziamenti ai partiti”, la “ripartizione del due per mille dell’IRE”, “detrazioni per le erogazioni liberali in denaro in favore di partiti e movimenti politici”, la “destinazione volontaria del due per mille dell’imposta sul reddito”, l’”assegnazione di sedi per lo svolgimento di attività politiche” (ovviamente “a canoni di locazione e spese di manutenzione e gestione agevolati”) e, addirittura, “spazi per la comunicazione politica televisiva” anche “al di fuori dei periodi della campagna elettorale” e “spazi televisivi messi a disposizione a titolo gratuito dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ai fini della trasmissione di messaggi pubblicitari”. Non solo, ma, ciliegina sulla torta, in base a questo disegno di legge, il Governo sarebbe delegato ad adottare, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della norma, un decreto legislativo recante un testo unico sull’argomento.

In altre parole, non solo non si smetterebbe più di concedere aiuti ai partiti, ma al contrario sarebbero previste per loro una serie di misure agevolative in più.

Ovviamente, qualche benpensante potrebbe obiettare dicendo che le somme destinate ai partiti con questa legge potrebbero essere inferiori a quelle concesse con la normativa attuale. In realtà, basti pensare che, dal 1994 al 2012, gli italiani hanno dovuto sborsare per finanziare i partiti politici, 2,3 miliardi di euro, vale a dire mediamente poco più di 135 milioni di euro all’anno.

Ora, se si pensa che le stime delle entrate tributarie IRE, per il 2012 ammonterebbero a oltre 176 miliardi di euro (147,3 solo nei primi dieci mesi, secondi i dati del Tesoro), ciò significa che ai partiti verrebbero concessi oltre 353 milioni di euro di contributi. Vale a dire quasi il triplo di quelli che hanno ricevuto sino ad oggi.

Non basta. Questi “regali” non verrebbero concessi solo in concomitanza di tornate elettorali, ma ogni anno e, per di più, cominciando già dal 2014.

Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge. Sembra proprio che non si voglia fare qualcosa per l’Italia e per gli italiani, ma qualcosa dell’Italia e degli italiani. Se questo è il buongiorno del Governo Letta, forse gli italiani farebbero bene ad aspettarsi giorni bui…e molto.

…continua…

 

 

C.Alessandro Mauceri

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