«Ci sono due generazioni di srilankesi a Palermo: la prima vive sempre rivolgendo un pensiero alla terra d’origine, mentre per la seconda è questo il paese madre. Da qui l’importanza data alla processione e a Santa Rosalia, che viene vista come la loro Santuzza». Lui si chiama padre Vimal Rajan Omi ed è il responsabile spirituale per tutti gli srilankesi cattolici che vivono a Palermo, oltre a essere il coordinatore anche per gli srilankesi che vivono in altre parti d’Italia. La comunità tamil di Palermo è la più grande del Paese e ogni anno partecipa alla tradizionale processione del 14 luglio in onore della patrona della città. «In Sri Lanka convivono quattro religioni – spiega padre Vimal – una maggioranza buddhista, una induista, i cattolici e i musulmani. Qui a Palermo la maggior parte di noi è cattolica, siamo più di 3500 su sei mila». In Sri Lanka, oltre alla presenza di più religioni, la popolazione si divide in srilankesi tamil e srilankesi cingalesi, che sono la maggioranza. «Anticamente c’è stata una guerra fra le due comunità, per questo noi tamil siamo venuti a Palermo» chiarisce.
«Per Santa Rosalia tutti prendiamo parte alla processione e alla salita fino al santuario, sia cattolici sia induisti» racconta ancora, chiarendo che per i primi la figura della donna non si sovrappone a quella di una Madonna, mentre gli induisti la pensano come una madre e una santa insieme. «Non saliamo al santuario per pregare solo in occasione del Festino – svela subito padre Vimal – Per noi è un rito, lo facciamo ogni settimana, tutte le domeniche saliamo a piedi sino in cima». Alla profonda devozione si allaccia stretta anche il bagaglio di tradizioni e usanze del paese originario. Il fatto che il santuario sorga in cima a Monte Pollegrino, infatti, evoca nella comunità tamil di Palermo i ricordi legati allo Sri Lanka, dove i templi e le chiese vengono costruiti tutti in cima alle montagne. «Il fatto di salire sino a lì per pregare e poi ridiscendere nuovamente rappresenta una sorta di filo diretto anche con le nostre tradizioni». Anche in Sri Lanka, del resto, avvengono processioni come la nostra, tradizioni portate dai missionari e oggi innestate a tutti gli effetti anche nel loro paese d’origine.
Le due comunità, sia quella tamil sia quella induista, non solo rivolgono preghiere alla Santuzza ma anche richieste, chiedono miracoli. Gli srilankesi, inoltre, non si limiteranno a prendere parte alla processione, ma mangeranno anche il cibo tipico che viene preparato per questa occasione, primo fra tutti i babbaluci, le lumache cucinate dagli ambulanti lungo la strada. «Certo che li mangeremo – dice padre Vimal – Siamo un tutt’uno con Palermo, questa è casa nostra». Ha girato tante altre città, ma solo qui dice di aver trovato, oltre a un clima più simile al quello dello Sri Lanka, un’accoglienza unica. «Gli srilankesi vedono i palermitani come se fossero la stessa cosa rispetto a loro stessi, non ci sono differenze» conclude.
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