Il consiglio comunale approva il Pua Playa Le associazioni: «Così Bianco ci ha offesi»

«Nel 1998, quando era sindaco sempre Enzo Bianco, 60 soggetti cittadini sono stati interrogati e ascoltati dall’amministrazione. Stavolta questa disponibilità non c’è stata, nonostante le promesse in campagna elettorale. Il Pua è stato approvato esattamente come lo ha portato avanti Raffaele Stancanelli. Tra i due primi cittadini non c’è alcuna differenza e noi ci sentiamo offesi». E’ una rottura forte quella che si è consumata ieri in consiglio comunale tra la società civile impegnata nella difesa della Playa e l’amministrazione etnea intenta a votare il piano urbanistico attuativo – variante Catania Sud. Nonostante l’accoglimento di alcune modifiche proposte da 25 associazioni cittadine – che si occupano non solo di ambiente e urbanistica, ma anche di antimafia, infanzia e turismo – il progetto è passato nella sua sostanza. Un errore non solo dal punto di vista ambientale, secondo i suoi oppositori, ma anche strategico per quanto riguarda il turismo e l’economia della città. «La verità è che si continuano a fare delle opere che non servono alla collettività, ma ai singoli – commenta Giolì Vindigni, del comitato No Pua – Come Mario Ciancio, che ha comprato e rivenduto i terreni interessati dal piano».

La storia del Pua comincia nel 1998 come evoluzione del precedente patto territoriale per l’occupazione Catania Sud, tra gli strumenti messi in campo dalla commissione europea per il sostegno alle regioni che intendevamo attuare una riqualificazione di alcune zone. Riqualificazione che dovrebbe avvenire tramite il progetto di un centro polifunzionale presentato dalla società privata Stella Polare. Con un centro congressi, un’area destinata ai giochi, alberghi, parcheggi, un campo da golf e un acquario. Il tutto ad appena un chilometro dalla riserva naturale orientata Oasi del Simeto. Secondo i dati dello stesso Comune, la variante si estenderebbe dal porto al limite Sud della città: «Essa confina a nord con lo snodo viario di Faro Biscari, ad est con il Mare Ionio, a sud con con lo stradale Primosole, ad ovest con l’Area di Sviluppo Industriale (A.s.I.), l’aeroporto di Fontanarossa e l’Asse dei Servizi della zona artigianale».

Da anni, diverse associazioni cittadine si oppongono al piano. Per il suo impatto ambientale, ma anche in nome di un’idea di turismo moderna e adeguata ai tempi: «L’idea di sviluppo turistico che si va attestando in Sicilia e nel resto del Paese boccia i grandi insediamenti turistici e promuove le zone dove insistono parchi e riserve naturali, le grandi strutture ricettive sono in crisi, mentre è premiata l’accoglienza nelle realtà agrituristiche e in b&b. Le associazioni di categoria chiedono giustamente una maggiore riqualificazione delle aree urbane e la messa in sicurezza degli immobili esistenti, piuttosto che nuove cementificazioni». «Si tratta inoltre di un modello economico fallimentare, con tre o quattro tipi diversi di turismo tutti insieme – continua Vindigni – Da quello alto dei campi da golf a quello stanziale della pista di go kart».

Giovedì scorso, le associazioni sono state chiamate dalla quarta commissione Urbanistica del Comune di Catania a rappresentare le loro più di 30 osservazioni sul piano. «Ci sono sembrati disponibili e così, subito dopo, abbiamo scritto una lettera aperta al sindaco e alla presidente del consiglio comunale Francesca Raciti chiedendo un confronto». Missiva rimasta senza risposta, «fino a quando abbiamo saputo della convocazione del consiglio comunale con la votazione del Pua tra i punti all’ordine del giorno, senza se e senza ma». Così si arriva all’assemblea di ieri, quando «nonostante alcuni interventi critici, tutti i consiglieri si sono pronunciati a favore dell’opera, a destra come a sinistra». Delle decine di osservazioni delle associazioni, ne sono state accolte sei, «ma tutte di poco rilievo», sottolinea Vindigni. Come la cubatura generale diminuita di uno 0,0054 per cento, arrotondato per difetto, e l’altezza dei parcheggi multipiano che scende da nove a otto metri.

«Ma sono rimasti i dubbi fondamentali. Il Pua, innanzitutto, nasce per riqualificare la Playa. Ma se questo aspetto è stato stralciato e affidato al demanio marittimo, non viene a mancare il pilastro del piano?», chiede Vindigni. Che ricorda come nel 2002 mancasse ancora la valutazione di impatto ambientale – «Perché, ci hanno detto, mai richiesta» – e soprattutto come nessuno abbia ancora mai visto il documento con cui la sovrintendenza etnea, unica titolata a farlo, deve aver cambiato lo stato delle masserie storiche presenti nella zona in non storiche. «Il punto è che si fanno solo le cose che costano tantissimi soldi – commenta Vindigni – La soluzione ai problemi della Playa non sono le nuove strutture, ma la diminuzione del traffico. Noi avevamo proposto di far continuare la metro sui binari già esistenti del porto, a costo zero. Ma, proprio perché è un’idea che non costa e quindi non porta guadagni agli amici degli amici, non ci hanno nemmeno risposto».

Dopo il via libera di ieri in consiglio comunale, l’approvazione del Pua passerà adesso alla Regione. Chiudendo la via politica a quanti si oppongono. «Ma è ancora possibile presentare un ricorso al Tar, eventualità che stiamo valutando – conclude Vindigni – Intanto non fermeremo la nostra campagna di informazione sul piano».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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