La vertenza Cantiere navale di Palermo ha avuto una conclusione dignitosa grazie in primo luogo all’impegno di tutti i lavoratori che hanno saputo condurre una lotta unitaria in difesa dei livelli occupazionali e del ruolo strategico nel Mediterraneo della loro realtà prouttiva. Imponendo anche ai cervelloni di Fincantieri una visione strategica del posizionamento logistico dello stesso Cantiere nellarea del Mediterraneo, luogo di grandi traffici marittimi.
Non è stato di certo estraneo alla positiva conclusione di quella lotta il ruolo dei sindacati confederali, sia di quelli locali, sia di quelli nazionali, nonché l’impegno, non solo finanziario, dell’assessore regionale delle Attività produttive, Marco Venturi, e dell’onorevole Giuseppe Apprendi che si è intestato in buona misura questa battaglia. L’intervento della Regione teso a potenziare e modernizzare gli impianti del Cantiere è stato decisivo a proiettare nel futuro il ruolo dellazienda storica di Palermo nelle strategie imprenditoriali nazionali di Fincantieri.
Tutto ciò doverosamente premesso (è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare), unosservazione tutta negativa non può non essere rivolta al comune di Palermo. Non è nemmeno il caso di chiamare in causa il sindaco, Diego Cammarata: per carità, questo signore è talmente impegnato a distruggere questa città che, immaginarlo interessato a contribuire al salvataggio dell’unica vera industria manifatturiera cittadina, è davvero da squilibrati. Il consiglio comunale, però, conta altri cinquanta rappresentanti della città. Nessuno, dicesi n-e-s-s-u-n-o di loro, ha ritenuto di prendere uniniziativa in consiglio: un ordine del giorno, una mozione o comunque un documento che attestasse la solidarietà della civica rappresentanza a sostegno della lotta per la difesa di un grande e storico patrimonio produttivo della città. Erano tutti impegnati a candidarsi a futuro sindaco di Palermo.
Una conclusione, a questo punto, ci sembra quanto mai opportuna. E non può essere né bonaria né superficiale. Visto che il fatto si è concluso per il meglio, brindiamoci su e chiudiamo tuto a tarallucci e vino. No! Una conclusione tutta politica altro che antipolitica va fatta. Invitiamo tutti i palermitani che si recheranno alle urne la prossima primavera per il rinnovo del consiglio comunale a non ridare fiducia a nessuno dei consiglieri uscenti né agli assessori in carica. Il sindaco, per fortuna, ce lo toglie di mezzo la legge.
A Palermo occorre aria completamente nuova, né interessano i ritorni di fiamma. Speriamo proprio in un futuro totalmente diverso.
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