Il caso/ La ‘pietà’ del commissario dello Stato: quando fare del bene è un male

E’ proprio vero: far del bene, in qualche caso, è un errore. E lo diciamo con tutto il rispetto per chi è venuto sulla terra a insegnarci a porgere l’altra guancia. E il caso del commissario dello Stato per la Sicilia, Prefetto Carmelo Aronica. Una persona per bene e  seria. Che si è trovato – e continua a trovarsi – con persone che, nella migliore delle ipotesi, non sono un esempio di serietà.

A parte le oltre 80 norme impugnate, va ricordato che il commissario dello Stato avrebbe potuto impugnare altre due importanti norme: e non l’ha fatto, secondo noi per pietà cristiana. La prima norma che avrebbe dovuto essere impugnata è quella sulla copertura della spesa sanitaria. All’appello mancano 343 milioni di euro. Che entreranno nelle ‘casse’ della Regione non appena il governo nazionale erogherà tale somma prendendola dalle risorse Fas.

Ebbene, questa non è una forzatura: è una violazione di un principio elementare in base al quale non si possono approvare leggi senza la copertura finanziaria. Ebbene, l’Ars, per la seconda volta – lo ha fatto anche l’anno passato – ha approvato un bilancio senza appostare tutta la spesa per la sanità. Per quest’anno mancano 343 milioni di euro. E il fatto che questi soldi arriveranno tra due o tre mesi non significa nulla: i soldi debbono essere in ‘cassa’ al momento dell’approvazione del bilancio.

Il commissario dello Stato è un gran signore, perché ha fatto passare per ben due volte questo stratagemma: l’anno scorso e quest’anno. In questo caso – come può notare lo stesso presidente Lombardo – non c’è stata alcuna “ingerenza lesiva dell’Autonomia Statutaria”, semmai un’accondiscendenza e una signorilità che Lombardo e la sua giunta di ‘tecnici’ non si meritano affatto.

Già, gli assessori ‘tecnici’ della giunta Lombardo. Verso questi dodici signori il commissario dello Stato, come si dice dalle nostre parti, si è comportato come un vero ‘padre’. Se avesse voluto, avrebbe potuto impugnare, senza problemi, il ‘codicillo’ che consente a questi ‘dodici signori’ di mettersi in tasca oltre 12 mila euro al mese invece che i 4 mila previsti dalla legge.

Già, la legge. In tutti questi anni gli assessori ‘tecnici’ della giunta Lombardo si sono messi in tasca un’indennità mensile maggiorata di oltre 8 mila euro al mese senza che ciò fosse previsto da una legge. Lo prevedeva solo una delibera di giunta. E questo non basta. E non ci vengano a dire che non ne sapevano nulla, perché in questa giunta regionale qualcuno che ha tenuto tra le mani i libri di diritto c’è: sapevano, facevano finta di nulla e ‘ammuccavano’.

In sede di approvazione della manovra il governo ha presentato una sanatoria, Che è stata approvata dall’Ars. Se la norma fosse stata impugnata i dodici assessori ‘tecnici’ avrebbero avuto decurtato lo ‘stipendio’ mensile di circa 8 mila euro. E avrebbero dovuto restituire i soldi in più che si sono messi in tasca fino ad oggi.

Il commissario dello Stato non ha impugnato questa norma. E ha salvato il ‘cu…’ a questi dodici ‘signori’ e ai loro predecessori. I quali, anche loro, sarebbero stati chiamati a restituire i soldi.

Quindi quando parliamo di ‘difesa’ dell’Autonomia – che noi continuiamo a scrivere con la “A” maiuscola, appunto perché distinguiamo la pochezza degli uomini che spesso la rappresentano con la grandezza di un’istituzione che difendiamo – ricordiamoci che, appena qualche settimana fa, c’è chi ha utilizzato la funzione legislativa che l’Autonomia conferisce alla Sicilia per sanare delle schifosissime e penose questioni personali.

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Giulio Ambrosetti

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