Un borgo trasformato in un omaggio ad Antoni Gaudì. Succede nel Palermitano, a Partinico, in contrada Parrini. Nato intorno al 1500 che adesso è diventato anche «un punto di riferimento eno-gastronomico e un’attrazione per la gente che viene qui da tutta la provincia», afferma Giuseppe Di Trapani, ex sindaco e scrittore partinicese appassionato di storia, autore de Il granaio della memoria. «Nel 1500 il borgo era pieno di contadini – aggiunge – che coltivavano dei terreni di proprietà dei gesuiti, che ne avevano molti intorno a Partinico. Da allora è stato sempre un’appendice del paese ed è l’unico territorio riconosciuto come borgata». Un riconoscimento ufficiale tant’è che l’ex sindaco racconta come al Comune di Partinico, negli anni ’80 e ’90 c’era il delegato sindaco del Borgo Parrini.
Contrada Parrini, ripercorre l’ex sindaco, che gestisce anche il teatro
Lucia Gianì, inizia ad avere una sua importanza storica con l’arrivo del principe francese Henri d’Orleans, duca d’Aumale: «Giunse in questo territorio intorno alla metà del 1800 – spiega Di Trapani – e realizzò un’azienda agraria importantissima, che si trova poco al di sopra di questo borgo e sovrasta tutto il Golfo di Castellammare. Questa azienda era famosa per il vitigno dello zucco, dal quale si produceva un vino, il moscatello dello zucco, poi commercializzato in tutta Europa, Francia e Germania in testa, da Terrasini, dove sorge palazzo D’Aumale». Tornando al Borgo dei Parrini, questo divenne un dormitorio dei lavoratori dell’azienda che contava fino a 300 operai.
Poi venne abbandonato negli anni 70 e 80: «Ci si andava solo a villeggiare d’estate. In questi ultimi anni sono sorti poi ristoranti e pizzerie – aggiunge l’ex sindaco – ed è diventato punto di riferimento eno-gastronomico, soprattutto nel weekend». Dieci anni fa poi l’imprenditore Gaglio comprò una struttura in una piazzetta di Borgo Parrini «e siccome è un amante dell’arte, la realizzò ispirandosi all’arte spagnola e a Gaudì, ed è venuta fuori una struttura gradevole – aggiunge Di Trapani – Poi ha comprato altri immobili, restaurando tutto con questo stile, ed è diventato un polo d’attrazione per la gente che viene da fuori Partinico». Anche se l’impresa non ha ricevuto sempre un consenso unanime e sono arrivate anche alcune critiche.
Il borgo oltre a essere ricco di storia e riferimenti artistici ha anche prodotti della terra particolarmente
graditi ai partinicesi e non solo: «Il pane dei parrini – dice Di Trapani – è artigianale che si gusta e che si mantiene fragrante. E sono buoni anche i limoni, le pesche e gli ortaggi che crescono grazie all’acqua che si trova qui». Un piccolo luogo tutto da scoprire quindi dove, racconta Di Trapani, «ci sono dei beni confiscati alla mafia abbandonati che dovrebbero essere riutilizzati restaurati e restituiti alla comunità».
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