“I miei compagni partono. Io non abbandono i miei compagni”

“I miei compagni partono. Io non abbandono i miei compagni”
Con queste parole Horacio Majorana, 29 anni, catanese, carabiniere scelto in servizio al battaglione Laives-Leifers in provincia di Bolzano, aveva deciso di partire in missione in Iraq. Horacio fu uno delle 19 vittime dell’attentato a Nassiriya del 12 novembre scorso. A poco più di sei mesi dalla sua scomparsa, il fratello di Horacio, Ettore, rivela come la tragedia sia ancora presente in famiglia anche se si cerca di superarla. “A casa l’aria ormai è abbastanza serena, rassegnata. Mia madre, però, più di tutti, ne soffre in quanto il dolore di una madre, in questi casi, è sempre maggiore”

L’intervento italiano in Iraq, come l’hai considerato prima e come lo consideri adesso?
“Adesso come prima, in egual modo, considero la guerra in Iraq come una guerra non nostra. Il corpo di cui faceva parte mio fratello Horacio, il corpo speciale MSU (Multinational Special Units), è un corpo pacifico che agisce su molti territori come Bosnia, dove Horacio ha prestato servizio, e Kosovo, dove è stato impiegato due volte”

Dalle parole di tuo fratello, hai notato differenze d’intervento del contingente italiano nelle missioni in Kosovo ed in Iraq?
“Secondo me, nessuna differenza. Il comportamento italiano è sempre stato di tipo pacifico, cercavano di portare, sia in Kosovo sia ora in Iraq, viveri ed un’istituzione di tipo occidentale. Sotto quest’ ultimo punto di vista ad esempio addestrando in Iraq la polizia locale irachena”

Ci sono stati dei contatti mentre lui ha prestato servizio in Iraq?
“Si, Horacio, insieme ai suoi compagni, aveva acquistato un cellulare satellitare per contattarci”

Cosa vi diceva, durante queste conversazioni, riguardo la sua situazione a Nassiriya?
“Nelle sue telefonate era assolutamente sereno e non preoccupato. Diceva che c’era un caldo madornale, che andava tutto bene e di stare tranquilli, come se fosse ordinaria amministrazione. Noi in famiglia, riguardo questa missione in Iraq, avevamo detto a Horacio di rifiutare l’incarico. L’intervento dei Carabinieri in Iraq è facoltativo.”

Perché Horacio aveva deciso di partire ugualmente?
“Lui amava il suo lavoro ed era convinto di ciò che faceva. Non avrebbe abbandonato i suoi compagni”

Vi è mai capitato di discutere dei prigionieri e dell’eventuale trattamento subito?
“Horacio lavorava al tribunale iracheno, sentiva conversazioni dei detenuti iracheni, ma mai, mai, dico mai, ha parlato di torture o di maltrattamenti subiti da questi ultimi.”

Da quando sono uscite le prime notizie degli attacchi nei pressi di Nassiriya fino alla tragedia, voi vi siete sentiti con Horacio?
“Si, ci siamo sentiti, ma non ci ha riferito assolutamente nulla. Diceva solamente che c’era un caldo infernale, che bevevano quattordici litri d’acqua al giorno e nient’ altro.”

Come siete venuti a sapere della tragedia?
“Quand’è successo il fatto, ancora mi sembra ieri, sapevo che la base era sotto attacco, così leggevo nei giornali e nelle notizie ANSA. Nel TG1 abbiamo visto un’immagine di repertorio, che all’inizio non aveva sotto la dicitura di immagine di repertorio, dove c’era mio fratello che faceva un gesto con la mano di sgomberare e noi ci tranquillizzammo vedendo Horacio che stava bene e pensando si trattasse di una diretta. Solo dopo una decina di minuti spuntò la scritta sotto la foto di immagine di repertorio. Eravamo si preoccupati ma eravamo anche sicuri che in quel frangente lui non ci fosse nella base in quanto lavorava al tribunale che era relativamente distanze dal bersaglio dell’attacco. Quando abbiamo sentito la notizia dei primi morti non immaginavamo minimamente che fra i caduti ci fosse anche mio fratello perché eravamo sicuri che fosse da tutt’altra parte.
A mezzogiorno del 12 Novembre, se non sbaglio la bomba esplose alle 10 di mattina, il Comandante Provinciale dell’Arma di Catania ed il Maggiore della Compagnia di Piazza Dante sono venuti a casa a darci la triste notizia.”

Dopo l’accaduto le Istituzioni si sono comportate nei vostri confronti come promesso?
“Le Istituzioni, a tutt’oggi, si comportano splendidamente, sempre vicine, sempre disponibili, sempre accanto a noi in un modo o in un altro per alleviare le nostre sofferenze”

Ci sono stati tentativi di “strumentalizzazione” dell’accaduto?
“Com’è successo alla signora Bruno, ci hanno provato, ma non voglio aggiungere altro.”

Ci sono contatti con le famiglie delle altre vittime dell’ attentato?
“Noi periodicamente ci incontriamo a Roma, a Napoli, per le varie manifestazioni che fanno in onore dei nostri caduti di Nassiriya. Ci incontriamo molto spesso, almeno due volte al mese, per queste manifestazioni e stiamo insieme. Ormai conviviamo quest’esperienza tutti insieme con lo stesso dolore”

Ci sono state iniziative o ci sono progetti di iniziative in memoria ai caduti?
“Le iniziative ci sono state, come a Latina, dove hanno inaugurato una piazza in memoria dei caduti di Nassiriya o a Napoli, dove c’è stata una partita per ricordare i nostri caduti. Ci sono state varie manifestazioni e ce ne saranno di altre. Ad esempio qui a Catania faranno una piazza in memoria di Horacio insieme alla scuola Biscari. Il sindaco ha fatto un parco in zona Cibali in memoria di mio fratello e ci saranno altre iniziatve sempre di affetto e di stima verso i nostri caduti.”

Michele Spalletta

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