Gruppo americano punta su Termini Imerese

L’azienda si chiama Meg, sigla che sta per Millennium energy group. E’ un gruppo americano che ha deciso di investire circa 100 milioni di euro in Sicilia nel settore delle energie alternative. Dove? Nell’area industriale di Termini Imerese. E sarebbero pronti, una volta entrati a regime, ad assumere 700 addetti. Questa società statunitense è titolare di un brevetto per la produzione di batterie per immagazzinare energia prodotta con il sole o con il vento. Per la Sicilia sarebbe un toccasana, se è vero che, vuoi per la disorganizzazione, vuoi per problemi strutturali, la nostra rete non sembra in grado di accumulare e smistare tutta l’energia alternativa prodotta (e, soprattutto, quella che potremmo produrre a breve). Tant’è vero che, fino a qualche anno fa, balenava il dubbio che molte delle tante pale eoliche disseminate per la nostra Isola girassero a vuoto (dopo aver incassato lauti contributi dal ministero dell’Ambiente: ma questa è un’altra storia).
Queste particolari batterie, insomma, consentirebbero di immagazzinare e di utilizzare nel tempo l’energia eolica o fotovoltaica prodotta dalle nostre parti. Da circa due mesi gli ingegneri della Millennium energy group fanno la spola tra la Sicilia e gli Stati Uniti. Più volte hanno fatto tappa a Termini Imerese e negli uffici della Regione siciliana.
Con la Regione, dopo un approccio, come dire?, un po’ ruvido avrebbero trovato un’intesa. Qualche problema in più, invece, con i vertici del Consorzio per l’area industriale di Palermo. Con riferimento non all’attuale gestione del nuovo commissario, Angela Antinoro, dalla quale, anzi, hanno trovato apertura e disponibilità. Se c’è, da parte loro, qualche ricriminazione, ebbene, questa riguarda la gestione precedente.
La verità è che il gruppo Millennium è arrivato in Sicilia proprio quando infuriava il dibattito sulla riforma dei Consorzi per le aree di sviluppo industriale (la legge di riforma è stata approvata dall’Assemblea regionale siciliana appena due giorni fa).
“Quando sono arrivati qui – ci racconta un piccolo imprenditore dell’area di Termini Imerese che ci chiede di restare anonimo (“Sennò posso emigrare”, dice) – l’impatto con il Consorzio Asi non è stato dei migliori. Loro, gli americani, cercano un capannone di sessanta mila metri quadrati con un terreno di quarantamila metri quadrati. Hanno optato per Termini Imerese per tanti motivi. Perché sapevano che la Fiat sarebbe andata via e perché ci sono altre aree disponibili, a cominciare dall’area ex Chimed. E anche perché la zona industriale di Termini Imerese è servita dall’autostrada ed è vicina al mare. La prima cosa che mi hanno chiesto, ad esempio, è come mai non abbiamo pensato al trasporto delle merci con le navi”.
“Hanno tutta l’intenzione di investire – ci racconta sempre il nostro interlocutore -. Ma non vogliono essere gabbati. Mi hanno raccontato che la vecchia gestione del Consorzio Asi gli aveva offerto i terreni Blu Boat. Poi, però…”.
A quanto pare, per questi terreni, gli avrebbero chiesto 20 milioni di euro. Un prezzo che agli americani sarebbe sembrato esoso. Così hanno iniziato a guardarsi in giro. E, si racconta, avrebbero gettato gli occhi su un’altra area: quella del gruppo Lodetti. Che è più piccola, ma che gli sarebbe stata offerta al prezzo di 4 milioni di euro. Così hanno cominciato a ‘capire’. All’area Lodetti vorrebbero aggiungere l’area ex Magneti Marelli. Solo che quest’ultima rientra nell’Accordo di programma per il rilancio dell’automobile a Termini Imerese. Nell’area ex Magneti Marelli, insomma, dovrebbe iniziare a lavorare, quando sarà, il gruppo Dr Motors, l’azienda molisana individuata da Stato e Regione siciliana per rilanciare la produzione di automobili a Termini Imerese.
Da qualche giorno la trattativa è bloccata. Gli americani, così ci racconta il piccolo imprenditore di Termini Imerese, sarebbero un po’ infastiditi. “Loro – ci dice – non capiscono perché la burocrazia gli sta facendo perdere tutto questo tempo. Anche perché cinque o sei ingegneri che, da due mesi, vanno e vengono dagli Stati Uniti, per loro, sono un costo che non avevano messo nel conto”.
In ogni caso, anche se infastiditi dalla burocrazia e dai soliti ‘furbi’, non si sono dati per vinti. Anzi, sono rimasti favorevolmente impressionati dal nuovo commissario dell’Asi, Angela Antinoro, che si è messa subito a disposizione. Sono convinti che, entro la fine dell’anno, chiuderanno l’accordo. I primi mesi del prossimo anno contano di essere già operativi. E, magari, di assumere i primi trecento addetti. Sarà così o scapperanno disgustati dalla Sicilia?

 

 

Giulio Ambrosetti

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