Governo a Roma con il ‘cappello’ in mano

Non sempre le coincidenze sono felici. Ieri, proprio nel giorno in cui alcuni assessori regionali ‘tecnici’ davano vita a una mezza sollevazione, perché non ne vogliono sapere di vedere ridotta l’indennità che si mettono in tasca ogni mese, il governo regionale formulava l’ennesima richiesta di soldi a Roma. Il presidente Raffaele Lombardo e l’assessore Gaetano Armao vorrebbero mettere le mani sulle accise petrolifere. Sono le imposte sul petrolio raffinato in Sicilia. Soldi – da 7 a 10 miliardi di euro – che, da sempre, sono di pertinenza dello Stato.
Per motivi che solo Lombardo e Armao conoscono, il governo nazionale che, con una manovra da 30 miliardi di euro e passa, ha letteralmente massacrato il ceto medio, colpendo anche i pensionati, dovrebbe adesso riconoscere alla Sicilia non abbiamo capito se 3, 5, 7 o tutte le accise. Perché? Perché al governo regionale i conti non tornano più.
In verità, il conti non tornavano nemmeno lo scorso aprile, quando l’Assemblea regionale siciliana ha approvato un bilancio 2011 con i ‘buchi’. Una legge lasciata passare forse un po’ troppo in fretta dal commissario dello Stato (tutte le leggi debbono avere copertura finanziaria, compresa quella di bilancio…). La novità, rispetto a otto mesi fa, è che adesso la festa finita. La Corte dei Conti ha annunciato che non ‘parificherà’ più bilanci con entrate fittizie. Mentre il commissario dello Stato, Costituzione alla mano, vuole che ogni legge di spesa abbia la copertura finanziaria. A cominciare proprio dalla legge di bilancio. Per la politica siciliana, naturalmente, queste sono ‘novità’…
Il risultato è che al governo regionale le scarpe, adesso, calzano un po’ strette. In questo scenario, con queste restrizioni dettate dalla realtà, nemmeno il Pier delle Vigne del Bilancio, al secolo Enzo Emanuele, il ragioniere maximo della Regione, l’uomo che da oltre un decennio mescola & rimescola i conti ballerini del bilancio regionale, nemmeno lui, insomma, potrà fare molto. Adesso, come si dice dalle nostre parti, ci vonnu ‘i picciuli. Quelli veri.
Così a Lombardo & Armao, novelli Gatto e Volpe della Regione siciliana, non resta che andare a Roma a battere cassa. Guardandosi bene, ovviamente, dal raccontare come stanno le cose in Sicilia. E come stanno le cose dalle nostre parti?
Ieri – lo riferiamo in altra parte del giornale – gli assessori ‘tecnici’ della giunta Lombardo, in perfetta sintonia con i vertici dell’Ars, hanno ‘bocciato’ l’ipotesi di ridursi le mega-indennità che si mettono in tasca. Anche perché hanno scoperto – e questa è sempre notizia di ieri – che i dirigenti generali dei dipartimenti guadagnano più di loro. Così già abbiamo due cose da segnalare al governo Monti: i soldi delle accise che Lombardo e Armao si accingono a chiedere a Roma servono per pagare i lauti ‘stipendi’ ad assessori regionali, dirigenti generali e, naturalmente, allo stesso presidente della Regione siciliana – e questa è notizia dei giorni scorsi – che è, in assoluto, il presidente di Regione che guadagna di più in Italia.
Ovviamente, i soldi serviranno anche per pagare le ‘spesucce’ del ‘più antico parlamento del mondo’, alias la stessa Assemblea regionale siciliana (quasi 180 milioni di euro all’anno il costo).
Ma se queste spese rientrano nell’ordinario malcostume della politica siciliana, ci son altre spese che Lombardo e Armao farebbero bene a rendere pubbliche prima di chiedere altri soldi a Roma. Da un anno attendiamo tutti di sapere – ad esempio – quanto costano le 34 società regionali collegate alla stessa Regione. Lo prevede la legge finanziaria regionale del 2010 che Lombardo e Armao si guardano bene dall’applicare.
Lungi dal raccontare la verità su queste società, che sono dei veri e propri ‘carrozzoni mangisoldi’ che non hanno mai prodotto nulla a parte i debiti, il governo si limita a sciorinare bugie. Come la storiella che le 34 società sarebbero già state ridotte a 14. Una notizia falsa, perché le società sono ancora 34. La riduzione a 14 – ammesso che verrà attuata – è stata rinviata al prossimo anno.
Prima di chiedere le accise a Roma, Lombardo e Armao dovrebbero rendere noto il numero dei dipendenti di queste società. Al 31 dicembre del 2010, stando a quanto dichiarato dal parlamenare Cateno DeLuca, si contavano 10 mila dipendenti. Cifra mai smentita dal governo. A questi se ne sono aggiunti altri 2 mila – tra assunzioni dirrette e contratti vari – intruppati dallo stesso governo Lombardo quest’anno.
Quanto costa questo personale? Il governo Lombardo non lo ha ancora reso noto. Sempre nell’aprile scorso, De Luca ha detto che i costi del personale delle società collegate ammontavano a oltre 5 miliardi di euro all’anno. Vero? Falso? Non ci risulta che Lombardo e Armao abbiamo replicato a De Luca.
Il presidente della Regione prima di chiedere soldi al Presidente del Consiglio Monti dovrebbe avere il coraggio di spiegare che le oltre diecimila assunzioni nelle società collegare alla Regione sono state fatte non con l’evidenza pubblica, ma per chiamata diretta dalla stessa politica, con la partecipazione dei parlamentati dell’Ars di maggioranza e di opposizione. Assumendo, figli, figlie, cugine, cugini, nipoti, zii, mariti, mogli e amanti degli stessi politici. I soldi che dovrebbero arrivare dalle accise – questo il governo regionale deve dirlo al governo Monti – serviranno anche per pagare questo personale ‘altamente qualificato’. O  no?

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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