Gli studenti valutano i prof, passato e futuro

Non è di molto tempo fa la notizia della proposta del Comitato Nazionale di Valutazione Universitaria, fatta propria dal Ministro Moratti, di valutazione della didattica da parte degli studenti come elemento concorrente per l’elargizione dei fondi statali agli Atenei nazionali. Noi stessi di Step1 abbiamo voluto presentare, in chiave volutamente provocatoria e “goliardica” (il che non ci ha dispensato da varie critiche delle quali certamente terremo conto in maniera costruttiva), un’anteprima di una valutazione fatta dagli studenti nei confronti di quel mondo che fin ora è sempre stato visto come “l’unico giudicante”.

 

Di valutazione affidata agli studenti abbiamo parlato con il Prof. Alessandro Corbino, delegato dal rettore alla Didattica. Una chiacchierata per vedere cosa si è fatto finora e capire qualcosa in più della porposta ministeriale.

 

Innanzitutto, la valutazione degli studenti nei confronti della didattica non è una novità. Fino a oggi, infatti, è esistito un sistema che ha richiesto agli studenti di compilare dell schede di valutazione del singolo corso di studio in tutti i suoi aspetti: organizzativi, didattici, di qualità dell’attività dei docenti.

I questionari compilati e raccolti dagli studenti venivano elaborati e archiviati al computer, quindi consegnati ai docenti dei corsi presi in esame. Questo schema finora è stato governato dal sistema della riservatezza, nel senso che ogni docente riceveva solo ed esclusivamente il risultato della valutazione dei suoi corsi e non vi era possibilità di visionare gli elaborati su altri docenti.

 

L’utilità di questo schema è che fornisce “segnali” nella valutazione del singolo docente e nella qualità dell’insegnamento. Segnali che dovrebbero essere presi in considerazione dal professore stesso ponendo attenzione alla lettura dei dati.

Secondo Corbino questo schema di valutazione ha tuttavia un piccolo limite, in quanto “viene proposto agli studenti che, nel momento in cui ricevono il questionario, hanno già fatto la scelta di frequentare il corso che gli si chiede di giudicare. E soprattutto hanno intenzione di continuare a frequentarlo. Tanto che, se guardiamo i risultati, le valutazioni medie sono tutte brillanti. Inoltre le valutazioni vengono chieste a studenti che spesso non hanno un’esperienza comparativa, come quelli iscritti ai primi anni di corso”, spiega Corbino.

 

Per questo motivo il Comitato di valutazione Universitaria, facendo seguito al lavoro a cui hanno partecipato anche i rappresentanti del Cnsu (il Comitato Nazionale degli Studenti universitari), ha preparato “un set di domande da rivolgere a tutti gli studenti al momento della Laurea, nel quale viene chiesto il grado di soddisfazione in generale dello studente sull’intero corso di studi”, afferma Corbino. E in questo consiste il nuovo schema di valutazione che dovrebbe essere reso operativo a breve. Schema che, a differenza del precedente, non sarà più nominativo, riferito al singolo docente; si riferirà invece all’intero corso di laurea e potrà anche permettere la pubblicazione dei risultati.

 

Un’altra importante novità riguarda il fatto che questa valutazione concorrerà con altri criteri nell’elargizione dei fondi statali agli Atenei italiani. Fino a ora infatti l’unico criterio per la distribuzione dei fondi alle università è stato il numero di iscritti.

 

La proposta fatta dal Comitato nazionale di valutazione è stata quella di modificare il sistema di finanziamento dell’Università dando importanza anche ai risultati, introducendo dei criteri secondo i quali “…una parte dei finanziamenti venga distribuito non in funzione esclusivamente del numero di iscritti, ma anche in funzione dei risultati quali possono essere la ricerca, una didattica efficace, il conseguimento del titolo di studio in tempi più brevi, un inserimento più efficace nel mondo del lavoro…”.

 

Nell’università pubblica, con queste novità, si introducono elementi di competizione propri del sistema americano o anglosassone, che sicuramente creano delle difficoltà nell’attuazione e nell’assestamento del nuovo sistema che si va configurando, ma che potrebbero anche sortire effetti positivi in una prospettiva a lungo termine. Sempre che, come si augura il prof. Corbino e come ci auguriamo noi studenti, si ponga quell’attenzione e quella sensibilità indispensabili per le correzioni “in corsa”.

Michele Spalletta

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