Gli eroi al femminile di Dacia

«Oltre a essere protagonista del quadro letterario contemporaneo, è stata di certo simbolo del femminismo degli anni ’70. Figura emblematica la sua perché, smentendo un luogo comune, si fa portavoce di quelle donne in grado di accompagnare la bellezza esteriore a doti artistiche». Così la professoressa Rosa Maria Monastra ha presentato mercoledì la scrittrice Dacia Maraini, protagonista di un incontro tenutosi all’Auditorium De Carlo. Una «donna protagonista del nostro tempo in virtù dei punti di vista originali che fornisce sul mondo che ci circonda», come ha ricordato il preside di Lingue Nunzio Famoso. All’incontro ha partecipato anche il professor Roberto Osculati, ordinario di Storia del Cristianesimo alla Facoltà di Lettere.

Molti i temi dell’incontro. L’autrice de ‘Il treno dell’ultima notte’ ha prima ricordato il padre, “figura china sui libri” che ben presto è divenuto per Dacia fondamentale per la sua formazione di scrittrice; grazie a lui la Maraini si è sempre posta in “atteggiamento di attenzione e di accettazione delle altre culture”. Poi il discorso si è focalizzato sulla donna: quella che, nei romanzi di Dacia, diventa eroina cercatrice, in antitesi con la tendenza comune che vuole nell’uomo l’unico cercatore e ricercatore; quella che “ha imparato bene l’arte della cura”; quella masochista, laddove il “masochismo è una seconda natura della donna, un prodotto storico”;  quella che “reprime ancora oggi la propria libertà di pensiero e di dire la verità perché prigioniera dell’autocensura”. Su quest’ultimo aspetto la Maraini è chiara e lapidaria: “Bisognerebbe arrivare a un pensiero che osi, che induca la donna a rischiare anche la vita per il proprio pensiero. Le donne devono rivendicare il diritto al pensiero”.

La scrittrice inoltre, sottolinea un aspetto importante, forse poco considerato, della questione sul processo di emancipazione femminile affermando che “non bisogna cadere nell’equivoco di identificarsi nella figura maschile”. L’altra faccia della medaglia dell’emancipazione è la “profonda cultura patriarcale; almeno in Europa le leggi sulla parità sessuale non hanno modificato l’idea della donna che ancora oggi è radicata nel vecchio continente”.

Dacia Maraini parla all’uditorio da laica e non può sottrarsi a considerazioni sulla cultura religiosa, mettendo in guardia le donne che “non possono accettare la religione sotto ogni aspetto altrimenti dovrebbero accettare anche la condizione di inferiorità inserita in tutte le Scritture”.  Un occhio di riguardo anche alla Sicilia, terra che ha accompagnato i primi anni di vita di Dacia: “La Sicilia non ancora guastata, distrutta e deturpata, ragioni per cui sono poi stata costretta ad andare via, appartiene alla mia sicilianità”.

Federica Meli

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