Affari di famiglia. E milionari, per di più. L’operazione Overtrade della procura di Catania è scattata stanotte. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania hanno lavorato per eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 38 persone (due delle quali latitanti, adesso all’estero) accusate di associazione mafiosa, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, estorsione con metodo e finalità mafiosi e trasferimento fraudolento di valori. Un lungo elenco di accuse collezionate dagli indagati e messe insieme a partire da dicembre 2016. Due anni di inchiesta per controllare Salvatore Mazzaglia e Mirko Casesa, suocero e genero, personaggi di vertice della famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano.
A Mazzaglia vengono contestati 18 capi di imputazione. Attorno a lui avrebbero ruotato estorsioni (la maggior parte non contestate perché le vittime non hanno collaborato con i magistrati), intestazioni fittizie e un imponente traffico di sostanze stupefacenti. Cocaina, hashish e marijuana che sarebbero state smerciate a Catania e nell’hinterland, in particolare nel triangolo tra Nicolosi, Pedara e Mascalucia. Attorno al capo, si sarebbero mossi un folto gruppo di parenti: oltre a Casesa, anche Giovanni Mazzaglia (figlio di Salvatore), il nipote Victor Mangano ed Elena Nicosia. A quest’ultima sarebbe spettato il ruolo di contattare gli acquirenti e trasportare e consegnare le sostanze stupefacenti. «Le donne non avevano un ruolo ancillare», sottolinea la magistrata Lina Trovato. A ricordare l’importanza che le figure femminili rivestono nelle organizzazioni criminali.
Per gli investigatori, tra i rapporti che Salvatore Mazzaglia sarebbe riuscito a intrattenere c’erano anche quelli con esponenti della malavita organizzata calabrese, oltre che con quelli di Catania e delle altre province siciliane. Tutti a sua disposizione, pronti anche a fargli credito nell’acquisto di droga da rivendere. Il sistema era verticistico, una piramide fatta di stupefacenti alla cui base stavano i singoli pusher. Gli spacciatori al dettaglio a cui arrivava, dagli acquirenti di Mazzaglia, la sostanza da smerciare su strada. Tra chi comprava i quantitativi più grossi ci sarebbero state, ancora una volta, persone legate da rapporti parentali: i fratelli Fabio e Maurizio De Simone, accusati di essere i responsabili per il territorio di Siracusa; e i fratelli Dario e Antonino Vacante, nipoti del più noto Roberto Vacante. Oggi al 41bis, quest’ultimo direttamente imparentato con la famiglia Santapaola.
Alla fine delle indagini, il quadro che ne è venuto fuori è quello di un’organizzazione imponente. Cinquantuno indagati, 46 capi d’imputazione contestati nel complesso, tredici persone in carcere, ventidue agli arresti domiciliari, tre con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. E anche un’azienda sequestrata: intestata ad Agata Mazzaglia (moglie di Mirko Casesa e figlia di Salvatore Mazzaglia), l’impresa si occupa di commercializzazione di latte, formaggi e uova. È la seconda volta che alla donna viene contestata un’accusa simile.
Ordinanza di custodia cautelare in carcere
Ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria
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