Glam City, da romanzo al palcoscenico del Piscator «Vogliamo portare lo spettacolo pure fuori città»

Dalla penna di Domenico Trischitta al palcoscenico del teatro Piscator di Catania: Glam City, la storia di Gerry Garozzo, della sua Catania e della sua vita tra trasgressioni, speranze e delusioni viene portata in scena dal regista Nicola Alberto Orofino e dall’attore Silvio Laviano, che dopo anni di lavoro a teatro e in tv, con spettacoli coinvolgenti come Salvatore – Favola triste per voce sola e fiction di successo fra le quali spiccano Codice Rosso e Il Commissario Montalbano ritorna nella sua città con un progetto nuovo, brillante, intenso e commuovente, che si augura possa arrivare ben più lontano dei confini regionali.

«In questo momento storico, in una città come Catania, c’è bisogno di coraggio», così l’attore catanese esordisce parlando della sua visione dello spettacolo che è andato in scena per la prima volta qualche sera fa nel capoluogo etneo, «Il coraggio di raccontare storie necessarie», precisa. «Siamo troppo bombardati dal pressappochismo, dalla superficialità, la gente ha bisogno di sentirsi raccontare storie dove vuole e può rivedersi e immedesimarsi, per me è questo che deve fare il teatro», contina. Parole che sono frutto di tanti anni di esperienza come attore teatrale e non solo, che proprio in occasione della prima hanno avuto il loro riscontro: «ho visto almeno una quarantina di ragazzi sui 20 anni, alzarsi in piedi, emozionati e commossi, colpiti dal coraggio di Gerry Garozzo, e questo mi ha fatto pensare quanto questo spettacolo fosse necessario», afferma.

A tre anni dall’uscita dell’omonimo libro di Domenico Trischitta, Glam City porta sul palcoscenico la storia ambientata tra gli anni ’70 e ’90 di un giovane e della sua voglia di cantare, di vestirsi da donna per farlo, e della sua avventura come primo trasformista catanese, «attenzione trasformista e non travestito – sottolinea Laviano – La tematica dello spettacolo va oltre l’omosessualità: oggi tutti si riempiono la bocca con il gender, ma la questione di genere non è solo sessuale, è anche artistica». Gerry «è un ragazzo gay, ma la cosa più importante è che ha un’ambizione, quella di fare il cantante, diventare un’artista, e l’artista è sempre considerato un diverso, a prescindere dalla propria sessualità. Oggi, il fatto di riconoscere che un uomo prima di essere omosessuale è qualcuno che vuole inseguire i propri sogni ed essere anzitutto se stesso, per me è un messaggio molto importante. Bisognerebbe concentrarsi oggi più sui diritti umani, che sui diritti sessuali», afferma.

Glam City non è solo la storia di Gerry, ma anche un po’ la storia di una Catania in ascesa, con un grande fermento culturale ma ancora colma di grandi pregiudizi. «Ci sono tematiche molto forti che vengono portate in scena – continua Silvio – come la prostituzione nel quartiere di San Berillo, la rivoluzione sessuale degli anni ’70 e ’80, la violenza dei poliziotti contro i gay; ed è anche interessante l’asse Catania-Londra, che è fondamentale nella storia perché non ci sarebbe Garry Garozzo senza la cultura ubglam inglese degli anni ‘70 da Marc Bolan a David Bowie». 

Sfortunatamente però Gerry non riesce a pieno a realizzare i suoi sogni e Catania ne è in parte responsabile: «Nonostante sia la mia città e io la ami profondamente riconosco che tarpi le ali alle nuove realtà, sotto tanti punti di vista; ma – conclude – mi piace pensare che Glam City possa essere un po’ come produrre un cd che racconti la storia del suo vero protagonista, 20 anni dopo la sua morte, e rendergli giustizia, ed è per questo che tutta la squadra sta lavorando per portare lo spettacolo anche fuori dal capoluogo etneo». 

Chiara Chines

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