La voce circola in realtà già da settimane, ma solo adesso ha iniziato a far discutere anche
a Palermo. Dove, fosse tutto vero, si innescherebbe giocoforza un altro effetto domino nell’assessorato guidato da Alberto Pierobon. Un’idea a metà fra l’ipotesi e la suggestione su stile e obiettivi del mandato che sarà per il sindaco di Catania Salvo Pogliese. La sua giunta in parte ha già visto la luce, e tuttavia il cerchio deve ancora completarsi. Perché si discute su tutto fra gli alleati del centrodestra, dalle deleghe alla quadra sui nomi giusti per compiti che, in ogni ambito, richiederanno nervi saldi e tanto pragmatismo. A partire dalla gestione della nettezza urbana, il grande tallone d’Achille dell’ex amministrazione di Enzo Bianco. Pogliese potrebbe scegliere di affidare l’assessorato ai Rifiuti proprio all’ex dirigente del settore Ecologia «fatto venire» – parole pronunciate dallo stesso ex ministro nella registrazione emersa a marzo in pieno scandalo rifiuti – nel 2014 e poi allontanato dopo circa un anno per l’insanabile contrasto fra i due. Quel Salvo Cocina che, da gennaio, è il dirigente del dipartimento regionale Acqua e Rifiuti, potendo contare soprattutto sulla fiducia del governatore Nello Musumeci. E baciato dalla ribalta politica anche per l’invenzione di epoca crocettiana dell’Ufficio speciale per la raccolta differenziata.
Pogliese sarebbe
stuzzicato dall’assegnare una poltrona d’assessore proprio a Cocina, in passato in prima linea nel settore rifiuti, salvo arrendersi da «vittima» di logiche che, secondo gli avversari della vecchia amministrazione, hanno portato al collasso anche giudiziario del sistema. Una designazione grondante così di significati politici, che arriverebbe nel momento più buio per la città: secondo i dati che circolano alla Regione, ad aprile Catania avrebbe ulteriormente peggiorato il proprio record negativo nella raccolta differenziata, calando dal pessimo 9,4 per cento di marzo 2018 al deprimente 7 per cento nel penultimo mese dell’era Bianco. E che potrebbe alzare al massimo l’asticella delle aspettative in un ambito dove il sindaco ha promesso radicali e rapidi progressi.
Fin qui il quadro generale. Occorre poi addentrarsi
fra i calcoli di natura politica. Che stando ai rumors suggerirebbero, se davvero Cocina dovesse andare a fare l’assessore, di posticipare la nomina a una fase successiva a quella attuale. Attendere almeno le elezioni provinciali che, voto dei cittadini o meno, sono previste per l’autunno. Proprio a palazzo Minoriti, nel corso dell’insediamento di Pogliese nel ruolo di sindaco metropolitano, è andata in scena l’intesa scolpita da sorrisi e buoni auspici fra il sindaco di Catania e Cocina, che è anche commissario straordinario del consiglio provinciale. Rinviare tutto a fine 2018 potrebbe aiutare il primo cittadino ad accontentare tutti. Anche grazie ad un nuovo aiuto sempre da Palermo: all’Ars si lavora sull’adeguamento della legge elettorale dei Comuni alle previsioni nazionali, con un proposito che starebbe trovando consenso tanto in maggioranza quanto nell’opposizione. Ovvero aumentare il numero di assessori potenzialmente nominabili, consentendo ad esempio al sindaco di Catania di raggiungere quota dieci componenti per la sua giunta. Due in più rispetto alla previsione attuale.
Dovesse andare in porto la modifica, sarebbe più semplice trovare la quadra fra aspirazioni dei partiti, quote rosa e l’eventuale rafforzata presenza di assessori più tecnici come dovrebbe considerarsi Cocina. Profilo difficilmente collocabile in un’area politica specifica, ma dalla tendenza, nei ruoli in cui è stato visto all’opera, sempre governativa. Pogliese chiede dunque ancora tempo – una decina di giorni – nel frattempo ufficializzando però la nomina dei quattro assessori indicati in campagna elettorale: lunedì scorso hanno giurato, senza però vedersi assegnate deleghe, Roberto Bonaccorsi, Ludovico Balsamo, Fabio Cantarella e Sergio Parisi.
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