Rifiuti, differenziata a rilento negli ultimi mesi del 2017 Le grandi città sempre male. Palermo è indietro coi dati

C’è chi finora ha dato l’impressione di fregarsene o non sapersi organizzare, chi collabora saltuariamente e chi invece lo fa con più costanza, seppure con tempi che in media parlano di un ritardo di 90 giorni. Al netto, si intende, di errori, come quando dalla piattaforma on line viene selezionato il nome di una città diversa da quella in cui si opera. C’è questo e altro nella fotografia rilasciata dall’Ufficio speciale per la raccolta differenziata, istituito dalla Regione a settembre 2016 con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulla gestione dei rifiuti da parte dei 390 Comuni siciliani. Scorrere lo sguardo sui dati torna utile non solo per ragionare sulle percentuali, ancora oggi estremamente basse rispetto agli obiettivi e alle richieste dell’Unione europea, ma anche per farsi un’idea di come la questione munnizza registri carenze a tutti i livelli. E così se ai vertici della Regione si torna a ragionare sulla possibilità di inviare parte dei rifiuti all’estero, con la consapevolezza che tra meno di due mesi l’emergenza discariche si ripresenterà e in attesa di avviare gli investimenti nel settore impiantistica, dai Comuni le risposte continuano a essere deboli. Gli ultimi dati aggiornati in mano all’uficio fino a oggi gestito da Salvatore Cocina – da poco nominato dirigente generale da Nello Musumeci – riguardano ottobre e novembre e sono tutt’ora parziali, avendo una copertura del 74,3 per cento per il primo mese e di poco meno del 49 per cento per il secondo. Numeri che di fatto non consentono un giudizio definitivo sull’andamento della differenziata nell’ultimo periodo. Tenendo conto di chi ha inoltrato le informazioni, la media a ottobre è stata del 25,3 per cento, mentre a novembre sale al 32,4. Percentuali leggermente superiori ai mesi precedenti, quando però il campione è stato superiore al 94 per cento dei Comuni. 

Chi resta protagonista in negativo sono le due principali città metropolitane, ma anche gli altri capoluoghi non brillano. Se Palermo, infatti, non ha trasmesso dati nel bimestre, con l’ultimo disponibile che risale a settembre (13,62%), Catania ha inviato soltanto la percentuale relativa a ottobre, quando la differenziata si è fermata a un modesto 9,1 per cento, peraltro in ribasso rispetto al mese precedente (9,92%). Più puntuale e anche un po’ meglio Messina, che a ottobre ha segnato il 16,5 per cento mentre a novembre il 15,2; cifre più basse di settembre ma migliori di quelle relative ai mesi estivi. Da Agrigento è stato trasmesso solo il dato sulla raccolta di ottobre, quando su oltre due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti ne sono state differenziate meno di 187mila. Tradotto in percentuali significa il 6,9; soglia bassissima, ma comunque raddoppiata rispetto a settembre. Gli uffici di Caltanissetta hanno trasmesso soltanto i dati di ottobre: un 17,7 per cento, che conferma il leggero ma costante miglioramento iniziato con l’estate. Differenziata pressoché inesistente invece a Enna: a ottobre la differenziata si è fermata allo 0,5 per cento. Ma il capoluogo più alto d’Italia – alle prese anche con i problemi legati alla gestione dell‘Ato Enne Euno – spicca in negativo anche per la quasi totale assenza nelle statistiche: dopo lo zero per cento di gennaio, non ha trasmesso dati fino a luglio, per poi segnare 0,6 e 0,43 per cento negli ultimi due mesi estivi. Dati completi da Ragusa, dove a ottobre la differenziata è stata del 15,3 per cento, mentre a novembre del 21,3. Meno bene Siracusa – a ottobre nove per cento, un po’ meglio dei mesi precedenti – mentre il Comune di Trapani, che a inizio dicembre è stato alle prese con l’emergenza derivante dalla momentanea saturazione della discarica Borranea, a ottobre ha registrato il 14,9.

Gli ultimi mesi del 2017 hanno confermato il trend che vede i risultati migliori raggiunti da centri di piccole dimensioni. Posti in cui, per questioni logistiche, è più semplice riuscire a coordinare la raccolta e convincere i cittadini a partecipare. Così spicca la perfezione a ottobre di Castel di Lucio, in provincia di Messina, paese di 1200 abitanti che a ottobre è riuscito a differenziare tutte le 16mila 600 tonnellate di rifiuti prodotte – un cento per cento che era stato raggiunto altre quattro volte – per poi scendere a novembre a un comunque ragguardevole 63,6 per cento. Nel Catanese confermano i buoni risultati Aci Castello – stabile sopra il 72 per cento nei mesi in esame – dove la differenziata è partita la primavera scorsa, ma anche Zafferana Etnea – sopra l’80 per cento a novembre – centro pedemontano dove la raccolta è a regime da anni, e Belpasso (71,2% a ottobre). Nell’Agrigentino, Calamonaci ha fatto il 70,6 a ottobre, mentre cala al 61 per cento a novembre. La questione impiantistica, con le periodiche problematiche a essa annesse, influenza da più parti la raccolta, producendo risultanti altalenanti: a Poggioreale, in provincia di Trapani, a ottobre si è superato l’84 per cento, per poi scendere sotto il 55 il mese successivo. Tra i piccoli e medi centri ci sono anche quelli che la differenziata non l’hanno ancora avviata o quasi: Godrano, paese di mille abitanti del Palermitano, nel 2017 ha collezionato una sfilza di zero, confermata anche a ottobre, con l’unica eccezione di maggio (0,4%). È solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare, per una Sicilia che resta a macchie di leopardo, basta considerare che oltre quaranta Comuni sono stati diffidati e diversi dei quali segnalati all’autorità giudiziaria per le ipotesi di omissione di atti d’ufficio e di informazione ambientale.


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