Giro d’Italia, l’Etna incorona Känma e decide la nuova rosa «Carapaz? Volata come se fosse al lungomare di Catania»

Una festa di sport e partecipazione popolare. Un abbraccio lungo 172 chilometri, quelli che separano Avola dal rifugio Sapienza con la carovana preceduta dall’entusiasmo della gente, assiepata per strada in attesa dei campioni, non solo sui tornanti del versante sud dell’Etna, ma anche nelle strade di Avola, Noto, Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide, Vizzini, Scordia, Paternò e Biancavilla. Una presenza costante, colorata, festosa, che manda una cartolina positiva, sportivamente parlando, dell’Isola, sempre pronta ad esaltare le manifestazioni internazionali che percorrono le sue strade o trovano posto nelle sue infrastrutture.

Vince Lennard Kämna, del team Bora, bravo ad amministrare le energie nel durissimo tratto finale, che piazza la zampata precedendo di un soffio lo spagnolo Juan Pedro Lopez Perez della Trek Segafredo. L’iberico sfiora l’impresa ma può consolarsi con la maglia rosa, strappata all’attardato Van der Poel, che arriva dopo 20 minuti dai battistrada. Un applauso va fatto anche a Stefano Oldani, della Alpecin-Fenix, che attacca al transito dal traguardo volante di Biancavilla, e che nella fase d’approccio al vulcano alimenta le speranze di un trionfo italiano nella prima tappa sul suolo nazionale, dopo le tre percorse in Ungheria. I tre, tra l’altro, erano parte della fuga della prima ora, che era arrivata oltre i 6 minuti e che aveva coinvolto altri undici corridori, per esaurirsi, poi, alle pendici dell’Etna.

L’assolo del milanese regge fin quando Juan Pedro Lopez Perez decide di far da solo, prima della progressione di un Kämna, in un impressionante stato di forma. I big? Staccati, di poco, ma soprattutto attenti a non scoprire le proprie carte, anche se l’ecuadoriano Carapaz e la sua Ineos fanno capire a tutti le proprie intenzioni facendo vittime illustri grazie al proprio forcing, cominciato non appena le pendenze hanno iniziato ad essere selettive. Ne fanno le spese Dumolin, Sobrero e Nibali (con un ritardo che sfiora i 5 minuti), nel frattempo divenuto capitano dell’Astana per il ritiro ad inizio tappa di Migule Angel Lopez. Gli altri da Yates a Porte, da Vansevenant a Pello Bilbao, arrivano tutti insieme.

A fine gara, il nuovo leader della generale, Lopez Perez non nasconde ,la propria soddisfazione: «Si tratta di uno dei momenti più felici della mia vita e devo godermelo a fondo. Quella che vivo è una sensazione speciale. La maglia rosa è bella, ma conquistarla qui sull’Etna è ancor più bello. La tappa di oggi? Sapevamo che poteva nascere una fuga, ho lavoro per vincerla. Domani (oggi, ndr) sarà una tappa ideale per le squadre degli sprinter, vediamo come andrà». La tappa odierna ha dato indicazioni importanti per il prosieguo della kermesse. Gli ex campioni del mondo Paolo Bettini e Maurizio Fondriest, che seguono la carovana, ai microfoni del gruppo RMB sembrano avere già individuato l’indiziato principale per la vittoria finale: «Non sarà l’Etna che decide chi vincerà questo Giro ma ci farà capire chi non potrà lottare per la vittoria», spiega l’ex c.t. Azzurro, che aggiunge: «Carapaz oggi ha fatto vedere di non cercare per forza la vittoria di tappa. Ha gestito, ha lasciato fare, ma quando ha girato l’ultima curva ha detto “io ci sono”. Ha fatto una volata che sembrava essere sul lungomare di Catania e non in salita verso rifugio Sapienza (ride, ndr). Quindi ha dato un avvertimento abbastanza preciso a tutto il resto del gruppo».

L’analisi di Fondriest, invece, predica calma: «Poche volte abbiamo visto un corridore dominare dall’inizio. Ci sono stati Bugno e Yates, qualche anno fa, che sembrava imbattibile, perché aveva vinto qui sull’Etna e nelle Marche. Stava dominando, ma alla fine l’ha perso perché è “saltato” in una tappa. Bisogna attendere fino all’ultimo. Specie quest’anno, con la Marmolada alla penultima tappa e poi la crono. Ma qualche indicazione è stata già data. Ad esempio Dumoulin sembrava poter essere tornato corridore da piazzamento nei primi cinque. E invece è già fuori dai giochi. Magari rientra con qualche fuga da lontano, ma oggi ha mostrato di non essere il corridore che aspettavamo. Mentre Carapaz, Landa, Pello Bilbao, Yates, sono tutti li e oggi non si sono mossi. Sono arrivati assieme. Dovremo aspettare per capire chi va fuori dai giochi o quello che dimostra di avere un qualcosa in più».

I due campioni, infine, concordano sul rapporto sempre più stretto tra il Giro d’Italia, il territorio siciliano e l’Etna in particolare: «Salendo su questa salita oggi, insieme a Paolo Alberati e Maurizio Fondriest, mi è stato chiesto cosa ne pensassi. Semplicemente l’Etna è il “parco giochi” per chi ama andare in bici in questa zona. Il Giro, ormai frequentemente, esplora il vulcano da vari versanti», commenta Bettini. «Quando partiamo dal Sud e dalla Sicilia per me è sempre bello. In Sicilia conosco tanta gente, c’è tanto calore ed ho tanti tifosi. Inoltre era la prima tappa italiana dopo i giorni in Ungheria e arrivare qui sull’Etna con una giornata buona dopo giorni di pioggia è stato bellissimo. Anche grazie alle immagini viste in tv: dal vedere il vulcano e la neve a vedere il mare sono scenari che si trovano in poche parti nel mondo. Chi vince il Giro? Lo vince chi è forte in salita, si vince nell’ultima settimana».

Oggi ultima tappa isolana, con il gruppo che da Catania raggiungerà Messina. 174 chilometri che scatteranno da piazza Università, per attraversare, nel territorio etneo, anche Acireale, Giarre, Fiumefreddo, prima di lasciare la costa per inoltrarsi nei Nebrodi, con il traguardo volante di Francavilla di Sicilia e il gran premio della montagna di di Portella Mandrazzi, poi la volata lungo la costa tirrenica settentrionale alla volta di Messina, che vedrà protagonisti, con ogni probabilità, gli specialisti della velocità.

Dario Giuffrida

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