Giarre, comunità per minori stranieri «indecente» Commissione d’inchiesta: «Faremo chiarezza»

Un’ispezione a sorpresa che ha confermato la gravissima situazione della comunità per minori stranieri di Giarre. Ieri la commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni dei migranti nei centri di accoglienza ha fatto visita al centro di via De Gasperi, a pochi metri dalla centrale piazza Duomo, a Giarre, insieme ai carabinieri. La struttura ospita due comunità: Casa delle fanciulle al pian terreno e Futuria al primo piano. Entrambe gestite dalla cooperativa Ambiente e Benessere, riconducibile all’imprenditore Giovanni Pellizzeri. «Indecenti» sono state definite dal presidente della commissione, Gennaro Migliore, del Pd, le condizioni della struttura. 

«Abbiamo la necessità di fare una relazione molto dura che sarà pronta tra qualche giorno – spiega a MeridioNews – bisogna fare assolutamente chiarezza su come è stato possibile dare le autorizzazioni per ospitare minori non accompagnati in una struttura inadeguata così come il personale». La commissione, che ha gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria, acquisirà i bilanci della cooperativa. Dopo l’ispezione il deputato nazionale del Pd, Giuseppe Berretta e la consigliera comunale di Giarre Tania Spitaleri in una nota hanno espresso preoccupazione. «Ci chiediamo – scrivono – come sia possibile che si continui ad accogliere i migranti in strutture inadeguate, senza assicurare loro condizioni di vita dignitose. Siamo certi che la relazione che Migliore depositerà farà chiarezza circa le responsabilità della cattiva gestione e ci auguriamo che anche gli organi territoriali deputati al controllo di queste strutture, a partire dalla Prefettura, vigilino attentamente».

Da tempo Ambiente e Benessere è al centro di indagini giornalistiche e giudiziarie. Come raccontato da MeridioNewsla cooperativa non è iscritta all’albo socio assistenziale che permette di ospitare minori, mentre la Procura di Catania indaga su presunte procedure di affitto irregolari. Quando è stata aperta, nel 2013, la Regione ha concesso una generica autorizzazione all’avviamento, a cui sarebbe dovuta seguire l’iscrizione all’albo a seguito dei pareri favorevoli del Comune e dell’Asp. 

Dopo numerose ispezioni, che hanno rilevato un lungo elenco di irregolarità, solo nel gennaio del 2015 il Comune di Giarre ha inviato una nota ufficiale all’assessorato regionale alle Politiche sociali in cui si afferma che «non ci sono i requisiti necessari per tenere aperte le comunità di via De Gasperi». Da Palermo è arrivata una risposta dopo un paio di mesi, in cui si prende atto della comunicazione. A chi spetta il compito di chiudere la struttura? «È quello che vogliamo accertare e lo diremo con certezza – spiega Migliore – ci sono profili di gravità assoluta, oltre che inadeguate, le due comunità sono anche pericolose». In un’altra struttura per minori stranieri, a Mascali, sempre gestita da una cooperativa riconducibile a Pellizzeri, nell’ottobre del 2014 un minore è stato accoltellato. Per quell’episodio sono indagati un dipendente della cooperativa e il figlio dello stesso Pellizzeri. 

A maggio le due comunità di Giarre sono state oggetto di un’interrogazione parlamentare da parte del Movimento cinque stelle, prima firmataria la deputata catanese Ornella Bartorotta. In quell’occasione, riprendendo quanto raccontato da questa testata, si chiedeva ai ministri del Lavoro, dell’Interno e della Salute di «accertare la liceità amministrativa di dette strutture per minori non italiani non autorizzate da tempo, caratterizzate da fatiscenza e mancanza di progettualità educativa e sociale, note da tempo anche agli assistenti sociali».

«La chiusura delle comunità non dipende da noi, ma spetta ad altri enti – spiega intanto il sindaco di Giarre, Roberto Bonaccorsi – A noi compete l’attività di controllo che abbiamo fatto». Più chiaro è il dirigente dell’ente locale Maurizio Cannavò: «Il nostro dovere lo abbiamo fatto, non mi spiego come mai continuino a essere inviati minori, è la Prefettura a dover prendere provvedimenti». La relazione della commissione d’inchiesta dovrebbe dunque servire a fare luce sulle responsabilità.


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