Gela, dopo proteste l’indotto torna dalla prefetta Regione approva perimetrazione dell’area di crisi

È bastato appendere uno striscione, in cui si accusava Renzi e Crocetta di aver ridotto Gela «ai limiti della povertà», per far tornare gli operai dell’indotto in prefettura. Una tappa, quella dalla prefetta di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta, che sta diventando per alcuni quasi un appuntamento fisso. Le vicende continuano a rimanere aperte e anzi si sommano. C’è chi non percepisce né stipendi né ammortizzatori sociali da sei mesi e continua a indebitarsi, dovendo inventarsi un lavoro che quasi sempre è al nero o con salari molto più bassi. C’è chi è cosciente che, uscito fuori dal ciclo produttivo della raffineria, non rientrerà più in quegli impianti che in ogni caso per decenni hanno assicurato lavoro. D’altra parte Eni continua a parlare di mantenimenti a ruolo e mai di nuove assunzioni. «Abbiamo fatto presente che l’assessore Gianluca Miccichè aveva promesso che giorno 20 giugno avremmo percepito i primi tre mesi del 2016 di cassa integrazione in deroga – spiega Francesco Turco -. La prefetta ci ha detto che spingerà affinché a noi ex Smim l’azienda riconosca almeno la liquidazione, che ci spetta ma che finora non abbiamo visto. In ogni caso non chiediamo elemosina ma lavoro». 

Sempre ieri, una delegazione di ex lavoratori dell’indotto ha incontrato il sindaco Domenico Messinese, a seguito di una protesta davanti il Palazzo di Città. «Ci ha detto che ha le mani legate, era restio con noi» racconta Francesco Cacici, in prima linea nelle battaglie per il lavoro di questi mesi. «Noi abbiamo fatto presente che il problema è di tutti, ma che ci sono persone più bisognose che sono pronte ad atti disperati». L’incontro tra gli operai e Messinese, che hanno ricordato al sindaco di averlo votato in massa, si è alzato di tono quando lo stesso Messinese ha paventato loro la soluzione di cercare lavoro altrove. Citando le piattaforme petrolifere di Ravenna, dove proprio alcuni giorni fa la Filtcem Cgil ha denunciato la perdita di 600 posti di lavoro solo nell’ultimo anno.

Intanto la giunta regionale presieduta da Rosario Crocetta ha deliberato la perimetrazione dell’area di crisi industriale complessa del comune di Gela. Sono stati individuati come comuni capofila, oltre Gela, anche Mazzarino, Vittoria, Caltagirone, Riesi, Caltanissetta e Piazza Armerina. Un atto atteso da oltre un anno e che viene comunque accolto con favore dalla giunta Messinese. «In questo modo Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa,  potrà avviare i benefici economici e le agevolazioni fiscali», commenta il primo cittadino. Che poi  prosegue. «Diamo atto al governatore Rosario Crocetta di aver mantenuto fede al suo impegno dopo le ultime sollecitazioni e auspichiamo che adesso si acceleri sull’utilizzo dei fondi di compensazione dell’Eni. Martedì prossimo a Palazzo d’Orleans – conclude Messinese – ci aspettiamo di individuare le prime opere da cantierare in tempi brevi». 

Le opere di compensazione in realtà sono legate al palo all’indomani della firma del protocollo d’intesa del 6 novembre 2014. Non è un mistero che amministrazione comunale e governo regionale abbiano idee e priorità diverse sulle destinazioni d’uso di quei 32 milioni di euro elargiti dal cane a sei zampe. Crocetta punta soprattutto al rifacimento della diga Disueri, per risolvere le croniche carenze d’acqua nei campi della piana di Gela. Mentre Messinese insiste sul ripristino del porto rifugio e più in generale sul rilancio di un porto industriale che porterebbe con sé anche la ripresa di quello commerciale. 

Comunque, anche sulle modalità con le quali irrigare i campi ci sono visioni differenti. Per il vicesindaco Simone Siciliano «bisogna puntare sul reimpiego delle acque non più in uso alla raffineria, tra cui quelle dell’invaso Ragoleto, e la messa in funzione dell’impianto di trattamento delle acque reflue depurate che si trova nell’area industriale». 

Andrea Turco

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