Gela, partiti i lavori per Raffineria green dell’Eni «Non vogliamo abbandonare questo territorio»

«Al posto della tradizionale e pesante industria fossile stiamo passando a progetti di taglia media ed ecocompatibili. Vogliamo restare su questo territorio ma guardando avanti». Eccola la riconversione degli impianti di Gela nelle parole di Salvatore Sardo, responsabile del settore raffinazione e chimica di Eni. Alla conferenza stampa che si è tenuta oggi al cosiddetto palazzo di vetro, i vertici del cane a sei zampe hanno snocciolato numeri e progetti. In città finora il protocollo d’intesa del 6 novembre 2014, che ha sancito la chiusura della Raffineria, ha significato quasi esclusivamente disoccupazione. Con le ditte dell’indotto che via via non hanno retto la mancanza di commesse da parte di Eni. 

Tuttavia i dati vantati dai manager della multinazionale dicono altro. Sul fronte dell’occupazione sono stati avviati 70 cantieri, di cui la metà completati, e nella restante parte dell’anno si prevede di avviarne altri 32. Per quanto riguarda i lavoratori del diretto, gli impegni assunti nel protocollo prevedevano di mantenere a regime 400 dipendenti e ad oggi ne sono presenti 455. Il resto dei dipendenti, oltre 500 persone, sono state trasferite altrove. «Senza ricorrere a un’ora di cassa integrazione», dice soddisfatto Luigi Ciarrocchi, responsabile Eni del Programma Gela. Mancano invece riferimenti precisi ai lavoratori dell’indotto. 

Intanto sono partiti, dal 2 aprile scorso, i lavori che porteranno alla realizzazione della Green Refinery. L’avvio dell’impianto è previsto entro la fine del 2017. Stando sempre ai numeri forniti da Eni, oggi, a due mesi dal rilascio delle autorizzazioni, sono impiegati nei lavori di costruzione circa 130 operai: 100 per attività di cantiere e 30 per la fase di ingegneria. Nel corso del 2016 è previsto che ad essi si aggiungano fino a 200 operai dell’indotto, più altri 50 esterni. A breve poi partirà anche l’impianto per la produzione di idrogeno Steam Reforming, il cuore della raffineria green. Quest’ultimo verrà in un primo momento alimentato con olio di palma raffinato, sfruttando la tecnologia Ecofin di cui Eni è proprietaria, così come avviene a Porto Marghera. 

Proprio sul progetto per la produzione di idrogeno, il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera ma a due prescrizioni: che i fornitori di olio di palma siano in grado di produrre certificati di sostenibilità nell’ambito della legislazione italiana e delle indicazioni Ue, e che venga effettuato il monitoraggio sui camini delle emissioni convogliate in Raffineria. «Sono dati del progetto che al ministero hanno trasformato in prescrizioni», assicura Sardo. In un secondo momento la Green Refinery di Gela dovrebbe comunque essere capace di convertire materie prime di seconda generazione (grassi animali e oli di frittura) in green diesel, green GPL e green nafta. Eni ribadisce poi di aver rispettato tutte le iniziative previste nel protocollo d’intesa. Investendo al momento 310 milioni di euro

Nell’ambito delle attività upstream (finalizzate all’estrazione di gas naturale in mare), e quindi del progetto offshore ibleo relativo ai campi a gas Argo e Cassiopea, risultano completate le fasi di ingegneria e si resta in attesa dell’esito del ricorso al Consiglio di Stato (previsto per domani) contro il rilascio della concessione promosso dalle associazioni ambientaliste e da quattro Comuni. «Nel frattempo abbiamo lavorato per farci trovare pronti – spiega Carrocchi -. Così come sulla possibilità di realizzare un hub Gnl (gas naturale liquefatto) a Gela. A dicembre 2015 abbiamo completato lo studio di fattibilità, individuando due potenziali scenari. Ora ci vorranno tra i quattro e i sei mesi per fare un’analisi di mercato e capire la volontà di chi verrebbe a comprare gas». 

Sulla cosiddetta mobilità green, insomma, i tempi non saranno brevi. Idem per la chimica verde: è stato completato da Versalis lo studio di fattibilità industriale ed avviata la filiera agricola sperimentale del progetto, attraverso il trapianto di 100mila piantine di guayule presso due aziende appartenenti all’Ente di Sviluppo Agricolo (Esa) della Regione Siciliana. Ma i primi risultati non saranno disponibili prima della seconda metà del 2017. Stesso discorso, infine, per le opere di compensazione: 32 milioni di euro che nel protocollo d’intesa erano definiti «un contributo economico da parte di Eni» per interventi da realizzarsi da parte della Regione e del Comune. Al momento è stata realizzata una mostra museale e sono stati sottoscritti tre accordi attuativi che prevedono il dragaggio del porto e la trasformazione di un’ex casa albergo a Macchitella (il quartiere di Gela fatto costruire dall’Eni ndr) in uno spazio di co-working


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