Crotone-Palermo è già un crocevia per i rosanero? Chi in passato ha giocato questo genere di partite o chi, peraltro in qualità di doppio ex, conosce la delicatezza di determinati equilibri, può osservare questa gara da una prospettiva «privilegiata» rispetto ad altri opinionisti o addetti ai lavori. Crotone-Palermo è in un certo senso la partita di Francesco Galeoto, ex terzino destro sia con la maglia rosanero (in serie B dal 1995 al 1997) sia con quella dei pitagorici con cui nel giugno 2009 ottenne la promozione tra i cadetti. Ciccio, peraltro, nel corso della carriera ha incarnato l’umiltà della classe operaia, immagine che si adatta bene ai temi e ai contenuti del match in programma domani sul campo neutro di Pescara. «Per il Palermo è una partita particolarmente importante soprattutto dal punto di vista del morale – ha sottolineato a MeridioNews.it – è una gara che i rosa non possono permettersi di fallire. Il fatto che si giochi a Pescara e non allo Scida è un vantaggio ma sarà ugualmente un match complicato per la formazione di De Zerbi. Il Palermo, in ogni caso, non può sbagliare queste partite».
Nella mente di Galeoto, che oggi a 44 anni coordina a Palermo una scuola calcio in un campo di calcio a cinque nel quartiere in cui è nato (l’Arenella), sono ancora fresche le immagini della sconfitta interna contro il Napoli: «L’atteggiamento della squadra è stato troppo remissivo. Perdere 3-0 o 4-0 non conta nulla, bisogna scendere in campo con lo spirito giusto. Ultimamente ci sono stati troppi passi falsi al Barbera». Il ko con i partenopei ha acuito i limiti del Palermo, una squadra che segna con il contagocce e che crea poche occasioni da rete: «Manca un attaccante e senza una vera punta diventa tutto più difficile – ha aggiunto Galeoto – non so se la società pescherà qualcuno dal mercato degli svincolati. Dico solo che una squadra che deve salvarsi deve fare punti e non può fare a meno di un attaccante».
L’attualità rosanero si sviluppa su due fronti: quello tecnico e quello societario. Nonostante la bocciatura della lettera di intenti, l’imprenditore italo-americano Frank Cascio non è ancora uscito di scena ma nello stesso tempo Zamparini sta portando avanti la trattativa con una cordata cinese una cui delegazione è attesa in Sicilia nei primi giorni di ottobre. Al di là degli sviluppi, in ogni caso, Zamparini sa che il suo ciclo a Palermo è finito. «Non so cosa farà Zamparini. Se decidesse di rimanere dovrebbe tornare ad investire per rinforzare la squadra. L’importante è che i palermitani non vengano presi in giro e che il Palermo resti in serie A». Una cosa è sicura: allo stato attuale, le scene di entusiasmo che hanno caratterizzato i primi anni rosanero del patron friulano sono irripetibili. E resta un lontano ricordo anche il clima di euforia alimentato alcuni anni prima dal Palermo di Ignazio Arcoleo in cui giocava Galeoto. Una squadra che conquistò il popolo rosanero per lo spirito garibaldino che mostrava in campo e per il senso di appartenenza manifestato da un blocco di giocatori palermitani: «Zamparini ha portato il Palermo in A ma l’atmosfera che si respirava quando c’era il Palermo dei picciotti era unica. E’ vero che era una squadra composta da molti ragazzi ma in campo tutti correvano mostrando un grandissimo attaccamento alla maglia».
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