Fuorisede, i costi del ritorno last minute a Catania «Ma sono già troppo cari anche i voli per Pasqua»

Per i fuori sede che volessero tornare a Catania per Natale ormai è troppo tardi. Almeno per quelli che non avevano intenzione di spendere più di 300 euro per un viaggio di andata e ritorno da una delle città del Nord che, secondo l’Istat, accolgono il maggior numero di immigrati interni. Cioè persone che hanno lasciato la propria città d’origine non per l’estero, ma per l’Italia. E se alle compagnie low cost ancora qualche biglietto sotto i 200 euro è rimasto, lo stesso non può dirsi per la compagnia di bandiera: viaggiare con Alitalia da Milano il 23 o il 24 dicembre significa spendere nel primo caso 542 euro, nel secondo 412. Sola andata, s’intende. Partire da Roma oggi per il capoluogo etneo significa spendere 504,84 euro. Un prezzo che scende fino a 280 euro viaggiando il 24 dicembre. Meglio ancora è accettare un volo il giorno di Natale, il 25: con 87 euro si torna all’ombra dell’Etna direttamente dalla Capitale. Ma se questi prezzi appaiono perfino comprensibili in pieno periodo natalizio, un po’ meno lo sono i 461 euro per andare e tornare da Torino a Pasqua.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica, la Sicilia ha un tasso migratorio del -1,7 per cento. Vale a dire che partono dall’Isola più persone di quante ne arrivino. Il dato va poi confrontato con quello delle Regioni del Nord Italia: Lombardia, Piemonte e Veneto registrano, invece, percentuali positive. Così come Emilia Romagna, Toscana e Lazio. Sono queste sei le zone d’Italia in cui i catanesi preferiscono trasferirsi. «I biglietti aerei per tornare a Natale nella mia città, Comiso, io li ho presi a ottobre», racconta Alessia, 19 anni, studentessa di Economia e commercio all’università di Pisa. Per atterrare nel capoluogo etneo ha speso 40 euro. Ma per ripartire alla volta della città toscana ha dovuto pagarne 140. «Quando ho capito qual era l’andazzo, ho deciso di guardare subito i voli per tornare dalla mia famiglia a Pasqua. I biglietti superavano i 320 euro, così ho deciso che resterò a Pisa», continua la ragazza.

«Sono costi totalmente inaccessibili per una persona che vive lontana da casa, con un affitto sulle spalle. Io per la mia stanza pago 310 euro al mese. Rivedere i miei a marzo mi sarebbe costato di più, solo per una settimana. Non me la sarei mai sentita di costringere i miei genitori ad affrontare una spesa simile». L’alternativa potrebbe essere tornare in autobus, «ma il viaggio dura 21 ore e dicono che possa arrivare, tra una pausa e l’altra, a un’intera giornata. Francamente non ne vale la pena». Per lei, diplomata l’anno scorso, sarà il primo anno lontano dalla famiglia in occasione delle feste. «Magari un genitore farebbe carte false e spenderebbe un sacco di soldi per vederti dopo mesi, ma con quale coraggio chiedi una spesa del genere?». Il suo problema è condiviso da colleghi e amici siciliani che hanno lasciato l’Isola per approdare in altre regioni d’Italia. «Ho un’amica che, proprio per via dei prezzi troppo alti, partirà il 24 dicembre con il bus da Milano per Catania». Col rischio che, in caso di ritardi, possa trascorrere la notte di Natale in autostrada.

Quello del costo dei biglietti aerei da e per la Sicilia è un tema che si ripropone di continuo in occasione degli esodi dei pendolari. Ad agosto a protestare platealmente su Facebook – raccogliendo la solidarietà di centinaia di persone – era stato uno studente della Bocconi di Milano. Il consiglio che era arrivato all’epoca era stato di rivolgersi all’Antitrust, l’autorità nazionale garante della concorrenza e del mercato, per segnalare eventuali situazioni di cartello tra le compagnie aeree. «Io lo farei anche un esposto – conclude Alessia – Ma quanti altri 19enni ci penserebbero? Secondo me, anche persone più grandi lascerebbero perdere. Magari se le amministrazioni locali si occupassero del problema qualcosa cambierebbe. Dubito che le compagnie da sole si farebbero certi scrupoli di coscienza».

Luisa Santangelo

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