Formazione: via dal settore le società per azioni e i politici

L’inchiesta sulla formazione professionale a Messina va a avanti, tra arresti e sequestri di beni. La Giustizia farà il suo corso. E si spera che anche la politica siciliana faccia il proprio corso senza fughe in avanti e senza semplificazioni.

Leggiamo alcune proposte che ci lasciano sbigottiti. Come quella di bloccare tutta la formazione professionale in Sicilia. Mandando il personale non abbiamo capito dove. E affidando la gestione di questo settore alle Università siciliane e, magari, alle imprese.

Chi avanza una proposta del genere non ha chiare due cose. Primo: chi ha lanciato questa proposta non sa che i circa 10 mila addetti di questo settore aspettano ancora buona parte delle retribuzioni dell’anno anno passato. Questo perché il finanziamento della prima annualità dell’Avviso 20 non è ancora stato erogato del tutto.

Secondo: la Regione siciliana è in condizioni finanziare drammatiche. Bloccare la formazione adesso – corsi di formazione che sono tutti a carico del Fondo sociale europeo 2007-2013 – significa, in primo luogo, regalare al Governo nazionale 280 milioni di euro. E, in secondo luogo, gettare in mezzo alla strada 10 mila persone che, in questo momento, la Regione siciliana non avrebbe come pagare.

Andiamo all’altra parte della proposta: affidare il settore formativo alle università e imprese. Anche questa proposta non ci convince affatto. Forse le università italiane sono un esempio di ‘trasparenza’ e correttezza? Non ci sembra proprio.

Le università italiane – comprese quelle siciliane – sono esempi scandalosi di nepotismo. A dimostrarlo non ci sono soltanto i docenti, che si tramandano le Cattedre di padre in figlio (senza escludere mogli, mariti, nuore, nipoti e persino amanti). Ci sono, soprattutto, i tanti giovani meritevoli e bravi che sono costretti a lasciare il nostro Paese perché nelle università italiane trovano le porte chiuse.

Anche le imprese non ci convincono. Da quattro anni lì’assessorato regionale alle Attività produttive è appannaggio dei Confindustria Sicilia. Con quali risultati? A parte la riforma dei Consorzi Asi, voluta dall’ex assessore, Marco Venturi, di nuovo non vediamo nulla. Anzi, di nuovo vediamo la gestione illegittima dell’Irsap e non sappiamo nulla sulla liquidazione dei vecchi Consorzi Asi.

Non solo. Ci si attendeva, da questo assessorato, una svolta sui centri commerciali che stanno sommergendo la Sicilia distruggendo il commercio artigianale. Il tutto per favorire la grande distribuzione organizzata.

Ci aspettavamo uno ‘stop’ all’avanzata della grande distribuzione organizzata. Invece proseguono le autorizzazioni all’apertura di questi centri, peraltro non rispettando nemmeno la turnazione delle autorizzazioni, con il dubbio che vengano favoriti alcuni soggetti a scapito di altri.

L’elenco dello sfascio di questa branca dell’amministrazione potrebbe continuare. Non sappiamo nulla dei distretti produttivi: funzionano? non funzionano? E che dire dei controlli che questo assessorato non effettua su Ircac e Crias? Ci sono casi scandalosi di commissari scaduti da anni che continuano a firmare atti. Per non parlare della ‘selva’ delle retribuzioni…

Ora, francamente, affidare la formazione a questi signori non ci sembra il massimo. Diverso sarebbe il discorso per le scuole pubbliche. Esistono gli istituti professionali pubblici.

Bene, quello che dovrebbe fare un Governo regionale di sinistra è mettere fuori dal settore le società per azioni e proseguire le attività formative con gli Enti senza finalità di lucro, aprendo agli istituto professionali pubblici.

La formazione professionale non può essere fonte di lucro per i privati con il denaro pubblico. I privati, in Sicilia, in alcuni casi, fanno già formazione: a pagamento.

Con il denaro pubblico la formazione va fatta come servizio pubblico, con soggetti che non perseguono il lucro.

 

Redazione

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