Verga, sequestrati 36 manoscritti a Roma La studiosa: «Adesso il fondo è completo»

Ottant’anni di vicissitudini, che partono da un’opera omnia mai finita, passando per interrogazioni parlamentari, una sentenza del Tribunale, un’asta da Christie’s e l’accusa di ricettazione a una donna ultrasettantenne. È la storia del fondo verghiano, enorme archivio di materiale manoscritto appartenuto al grande scrittore catanese Giovanni Verga, e composto da migliaia di pagine di opere manoscritte, bozze, disegni e appunti. Il reparto operativo Tutela patrimonio culturale dei carabinieri ne ha sequestrata un’ultima parte ieri, a Roma, dove trentasei opere manoscritte e centinaia di lettere autografe erano custodite nella casa di un’anziana donna di 76 anni, erede di Lina e Vito Perrone, due studiosi di Barcellona Pozzo di Gotto che dal 1928 avevano tenuto per sé l’incredibile mole di documenti, senza mai restituirli. Nonostante il materiale, con una sentenza del 1975, sia stato attribuito in maniera definitiva agli eredi del creatore del Verismo, quale parte dell’intero archivio dello scrittore. Archivio che, nel 1978, fu venduto alla Regione Sicilia per 85 milioni di lire.

Da allora il materiale già in possesso degli eredi è custodito nei locali della Biblioteca regionale universitaria di Catania. Dove, in attesa della decisione della magistratura, potrebbero in futuro ritornare le opere sequestrate ai Perrone, al momento custodite presso il centro Tradizione manoscritta dell’Università di Pavia, dove si trovava già parte dei documenti filmati in microfilm. Una gran parte del fondo era già stata recuperata a febbraio di quest’anno dalla sede milanese della casa d’aste Christie’s, che dalla famiglia di origini siciliane aveva ricevuto mandato per mettere all’asta l’intero patrimonio. Valore stimato, due milioni e mezzo di sterline, circa quattro milioni di euro.

«Finalmente potremo rimettere insieme tutto il fondo, questi volumi, dal valore culturale inestimabile, costituiscono circa metà dell’archivio di Verga, composto da decine di migliaia di pagine», dichiara sull’accaduto Gabriella Alfieri, presidente del consiglio scientifico della Fondazione Verga, che ha ricostruito la storia del fondo e tenuto i contatti con la casa d’aste lungo la difficile opera di recupero, partito nel 2012. Lei stessa, che al grande autore dei Malavoglia ha dedicato una vita di studi, di quanto recuperato ieri dagli eredi dei Perrone ha potuto consultare personalmente solo una parte del materiale. «Naturalmente i filologi conoscono già il contenuto del materiale, ma l’accesso finora non è pubblico: è custodito in dei microfilm creati dalla casa editrice Mondadori, per la quale i Perrone dovevano produrre una opera omnia, motivo per il quale ricevettero il materiale negli anni ’20». Per consultare i manoscritti, in copia, c’è quindi bisogno «di una autorizzazione specifica», spiega la docente. Ma le cose, dopo il sequestro, potrebbero cambiare: la speranza è quella di riunificare il fondo a Catania.

«Esprimiamo grande soddisfazione per il sequestro del prezioso materiale e auspichiamo che la città di Catania entri al più presto in possesso dei trentasei manoscritti di Giovanni Verga», ha dichiarato ieri il sindaco di Catania Enzo Bianco commentando la notizia. E sullo stesso tono interviene l’assessore alla Cultura Orazio Licandro. «Finalmente si potrà a ricostruire l’intero fondo appartenente a Verga – ha commentato Licandro – e pensiamo che questo debba essere ospitato nella istituzione culturale più appropriata, ossia la Fondazione Verga, che fa riferimento anche all’Università. Per questo avvieremo contatti con le istituzioni competenti a partire dal Ministero dei Beni culturali». Il percorso di riunificazione dovrà però passare anche da una riunificazione con alcuni «materiali in possesso dello stesso Comune di Catania, presso l’archivio storico», informa l’assessore, mentre alcune opere si trovano anche nella casa museo dello scrittore, gestita dalla Regione Sicilia. Che, nel 2008, recuperò un altro piccolo corpus di materiale autografo dello scrittore, partecipando a un’asta da Christie’s. L’origine del materiale, in quel caso, non era il fondo Perrone.

«Tutte le istituzioni competenti si adopereranno per far unificare il fondo per vie legali. Siamo sulla strada giusta perché si sta seguendo un sentiero di ricerca della verità. Riunificato il fondo non mancherebbe più nulla, per fare l’edizione nazionale», conclude la professoressa Alfieri.

 

[Foto dal sito della Fondazione Verga]

Leandro Perrotta

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