Formazione: pronte 1.000 diffide sulla mancata applicazione dell’articolo 5 del dpr 207/2010

LAVORATORI STANCHI DI ASPETTARE L’APPLICAZIONE DI UNA NORMA VANNO ALL’ATTACCO DELL’AMMINISTRAZIONE. PARLA MARIO MIRABILE, EFAL DI MARSALA PORTAVOCE DI UN NUTRITO DRAPPELLO DI ADDETTI DEL SETTORE

Pronti mille atti di diffida sulla mancata applicazione da parte del Governo regionale dell’articolo 5 del decreto del presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n.207. Ad annunciarlo Mario Mirabile, lavoratore dell’Efal Regione Sicilia sede di Marsala, portavoce di un gruppo spontaneo e nutrito di lavoratori della Formazione professionale.

Sulla vicenda avevamo già annunciato, in un nostro articolo del 17 settembre scorso (“Formazione: perché il Governo regionale applica a metà la normativa sul Durc?”)  abbiamo raccontato almeno in parte i contenuti della vicenda che vede l’esecutivo del presidente della Regione, Rosario Crocetta, protagonista di un comportamento difforme. Un Governo regionale a doppia faccia, abbiamo riferito nel citato articolo, che trova conferma in quanto accaduto ieri all’Assemblea regionale siciliana.

È di ieri sera la notizia che l’assessore al Lavoro, Ester Bonafede, chiamata a rispondere, nel corso della Seduta n.71 a Sala d’Ercole (sede del parlamento siciliano), alla Mozione n.43 a firma del capogruppo, Giancarlo Cancelleri del M5S, sul pagamento delle retribuzioni con corsia preferenziale ai lavoratori della Formazione professionale, pare che non abbia fornito risposta adeguata e nessun riferimento abbia fatto alla procedura sostitutiva prevista dall’articolo 5 del dpr n.207/2010.

Un esecutivo regionale dunque che applica a metà la normativa sul Durc, sigla che sta per Documento unico di regolarità contributiva. Diversi gli interrogativi posti. Schizofrenia? Inadempienza? Incompetenza? Omissione? O, ancora, un disegno politico architettato a misura per mettere in ginocchio il settore della Formazione professionale della Sicilia?

Argomento di polemica, lo ricordiamo, è l’applicazione “a singhiozzo” del decreto del Presidente della Repubblica n.207 del 5 ottobre 2010 in materia di appalti pubblici. Fatto singolare nella sua gravità che aveva spinto i lavoratori a denunciare pubblicamente, attraverso i social network, il comportamento omissivo del Governo regionale ed a spingerli all’atto di diffida propedeutico per un’azione legale in massa contro l’assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale.

La difformità è dettata dal fatto che l’articolo 4 è stato “recepito” su proposta dell’Assessore dell’Istruzione e del Dirigente Generale recepita con la delibera di Giunta regionale n.200 del 6 giugno 2013 intitolata: “Programmazione delle attività e semplificazione amministrativa nel settore della Formazione professionale-Linee guida”, in esecuzione a quanto disposto dalla circolare dell’Inps n.54 del 30 aprile 2012.

Abbiamo chiesto a Mirabile di riferirci dell’iniziativa che pare aprire un ennesimo fronte di contrapposizione tra amministrazione regionale e lavoratori della Formazione professionale stanche delle pacche sulla spalla e delle dichiarazioni ad effetto ma prive di contenuto sulla salvaguardia dei livelli occupazionali.

Mirabile, come si arriva all’idea di diffidare la Regione siciliana?

“La Regione siciliana ha precise responsabilità in quanto stazione appaltante di un bando lex specialis. Significa che Regione ed enti sono obbligati e vincolati a rispettarne le prescrizioni ivi contenute. Inoltre il medesimo bando cita l’art. 17 l.r. n. 27/1991 e la l.r. n. 5/2011(sistematicamente omesse).. Inoltre a prescindere dal tipo di finanziamento la Regione comunque è obbligata ad applicare il contenuto della l.r. n. 25/1993 art. 2. Questo ed altro che ovviamente non posso rivelare in funzione della ormai prossima vertenza giudiziaria mi hanno spinto ad effettuare l’invito-diffida successivamente reiterato per omessa risposta nei termini di legge. Pertanto, considero una disparità di trattamento (enti favoriti-operatori penalizzati) quella commessa dal Governo regionale nel recepire solamente l’articolo 4 del DPR n.207/2010, riguardante l’intervento sostitutivo della stazione appaltante sul Durc, omettendo volutamente l’applicazione dell’articolo 5 che prevede anch’esso l’intervento sostitutivo nel pagamento diretto delle retribuzioni ai lavoratori”.

Cosa intende dire quando afferma che si è battuto in prima persona?

“Sulla vicenda mi sono battuto assieme ad altri colleghi inviando lo scorso 2 luglio una diffida all’assessore regionale al ramo, Nelli Scilabra e al Dirigente Generale volta a richiedere l’intervento sostitutivo in applicazione dell’articolo 5 del dpr n.207/2010 in quanto il mio ente a causa del Durc scaduto e poi rateizzato con l’Inps ha ottenuto solamente il 12.5 per cento del finanziamento a valere sulla prima annualità dell’Avviso 20/2011. Eppure le attività si sono chiuse lo scorso 8 giugno. Da allora nessun ulteriore quota di finanziamento è stata erogata in favore del mio ente per pagare le retribuzioni ai lavoratori”. Impossibile andare avanti con questa tabella di marcia eccessivamente farraginosa, contro legge e CCNL. Voglio ricordare che gli enti nell’espletamento delle attività formative sono legati alla regione da un rapporto di servizio e tutte le responsablilità in vigilando ricadono in capo alla stazione appaltante.

Lei, quindi, conferma che, pur avendo ricevuto un finanziamento, l’amministrazione regionale ha erogato solamente un quarto del finanziamento al suo ente.

“Sì, lo confermo e aggiungo che in questa maniera, non provvedendo l’amministrazione regionale diversamente, e nello specifico con l’applicazione del potere sostitutivo per ristorare i lavoratori come previsto dall’articolo 5, di fatto noi lavoratori abbiamo finanziato le attività formative erogate dall’Efal Regione Sicilia sede di Marsala in favore e per conto della Regione stante che in ogni caso trattasi di un servizio pubblico. In questo modo i lavoratori dell’Efal riceveranno le retribuzioni maturate per il servizio gìa svolto (avv. 20) forse entro il 2014. Personalmente, in prospettiva ho condiviso e apprezzato quasi tutti gli atti posti in essere da questo Governo sulla FP compresi gli accordi raggiunti con le organizzazioni sindacali. La nota stonata rimane la mancata percezione delle retribuzioni che da 2 anni sta’ distruggendo lentamente la dignità degli operatori. Non capisco e non condivido questo modo di far politica, anzi non lo tollero”.

Cosa ha risposto l’assessorato alla sua richiesta di intervento sostitutivo?

“Semplice. L’assessorato regionale per l’istruzione e la formazione professionale non ha risposto alla mia diffida facendo trascorrere i 30 giorni previsti, contravvenendo e violando i diritti del cittadino utente sanciti dalla Legge n.241 del 1990 e la Legge regionale n.5 del 2011 in materia di trasparenza amministrativa. Tra l’altro, ai sensi di tale legge sulla Trasparenza avevo espressamente chiesto l’apertura del procedimento amministrativo. Ad oggi nessuna risposta e pertanto trattasi di ‘omissione in atti d’ufficio’ delitto punito ai sensi dell’art. 328 Codice penale”.

Qual è stata la sua reazione da cittadino?

“Ho reiterato il 9 settembre scorso la richiesta con altra diffida richiedendo l’ intervento sostitutivo della stazione appaltante (la Regione) in applicazione di quanto stabilito dall’articolo 5 del dpr n.207/2010 dando un termine di dieci giorni per la risposta, che ovviamente non è arrivata”.

E adesso cosa intende fare?

“Personalmente procederò immediatamente nei confronti della Regione per ottenere l’applicazione dell’intervento sostitutivo. Lo stabilira’ il Giudice chi ha ragione. Non abbiamo altre soluzioni alternative. “Molti altri che hanno già proposto la diffida seguiranno il mio stesso percorso, altri ancora si apprestano (numerosissimi) ad attivare le diffide stante che siamo in tanti a pensarla alla stessa maniera, stanchi del continuo scaricabarile nelle responsabilità. Credo che presenteremo un migliaio di diffide per rivendicare l’applicazione della norma. Il Governo regionale dovrà pure spiegare perché ha recepito con la delibera di giunta n.200 del 6 giugno scorso solamente l’articolo 4 e non anche l’articolo successivo che realmente salvaguardava i nostri diritti. Mi pare che questo atteggiamento di aperta ostinazione contro questa soluzione, tra l’altro rivendicata dallo Snals, dall’Ugl, dai Cobas e altri organismi, sia palesemente diretta a penalizzare i lavoratori. La vicenda assai curiosa stà nel fatto che l’Amministrazione non spiega perché ‘omette’ di applicarlo anzi, ancor peggio l’art. 5 non viene neanche citato nella delibera 200. Non escludiamo probabili interrogazioni parlamentari e una eventuale ‘mozione’ sul punto”.

Mirabile, cosa le brucia di più in questa vicenda?

“Intanto i 10 mesi senza retribuzione che uccidono chiunque!! Poi l’incomprensibile atteggiamento del Governo regionale che prima dichiara di salvaguardare tutti i lavoratori, di sbloccare le retribuzioni e poi disattende l’applicazione di una precisa norma di legge volta a sbloccare i pagamenti pregressi maturati per l’effettiva attività di lavoro prestata. Sembra proprio che l’esecutivo regionale con la scelta di applicare solamente l’articolo 4 del dpr 207/2010 abbia voluto agevolare gli enti e non i lavoratori. Dall’esterno sia ha l’impressione che sia ancora fortissimo il condizionamento di certa politica (sponsor degli enti) nelle scelte del Governo. La vicenda non è spiegabile altrimenti. Se così non è, il Presidente Crocetta spieghi tecnicamente il significato tecnico-politico del punto n. 7 della delibera n.200/2013. Di certo c’è che fino ad oggi non lo hanno spiegato né l’Assessore Scilabra, né tantomeno il Dirigente Generale Corsello. Inoltre, siamo molto allarmati e preoccupati anche in ragione del pasticcio sui grossolani errori dell’aggiornando Albo. Più volte e da più parti sono stati chiesti i controlli incrociati Inps – ministero del Lavoro sui dati forniti dai lavoratori e dagli enti. I controlli devono essere effettuati su tutte le dichiarazioni fornite dai lavoratori a cominciare dalla mia, altrimenti potrebbe anche verificarsi che vengano inseriti nell’Albo soggetti che non hanno mai lavorato con la Legge regionale n.24 del 6 marzo 1976, assunti entro e non oltre il 31/12/2008. Chiaro?”

 

Nota di approfondimento

Volendo approfondire la questione ampiamente esposta dal lavoratore, è possibile sostenere il seguente ragionamento. Dalla lettura del richiamato articolo 5 si evince chiaramente che per i contratti relativi a lavori, servizi e forniture, in caso di ritardo nel pagamento delle retribuzioni dovute al personale dipendente dell’esecutore o del subappaltatore, il responsabile del procedimento provvede ad invitare per iscritto il soggetto inadempiente a provvedervi entro i successivi quindici giorni. Decorso infruttuosamente il suddetto termine e ove non sia stata contestata formalmente e motivatamente la fondatezza della richiesta entro il termine sopra assegnato, è lo stesso responsabile del procedimento a sostituirsi e pagare anche in corso d’opera direttamente ai lavoratori le retribuzioni arretrate detraendo il relativo importo dalle somme dovute all’esecutore del contratto, in tal caso inadempiente.

Orbene, al punto 7 della proposta, in esecuzione a quanto disposto dalla circolare Inps n. 54 del 30/04/2012, nell’ipotesi di irregolarità nel Durc di uno o più soggetti impiegati nell’esecuzione del contratto pubblico avente ad oggetto l’erogazione di attività formativa da parte di privati, l’amministrazione regionale potrà esercitare il potere sostitutivo, trattenendo dal certificato di pagamento l’importo corrispondente alle inadempienze accertate nel Durc medesimo secondo le modalità declinate dalla medesima circolare. La questione che si solleva riguarda ovviamente la volontà espressamente politica di applicare solo una parte della legge. Infatti, se da un lato la Regione, con l’applicazione dell’art. 4, agevola gli Enti sostituendosi a loro nel pagamento del Durc, perché la stessa Regione si ostina a non applicare l’art. 5 sostituendosi agli stessi Enti nel pagamento delle retribuzioni dei dipendenti abbondantemente maturate e non corrisposte?

Lo ripetiamo, in tale comportamento pare si possano configurarsi due aspetti. O l’applicazione dell’art. 4 Dpr/2010 è un abuso, oppure la mancata applicazione dell’art. 5 è una vera e propria omissione! La legge non ammette schizzofrenie di alcun genere, nel senso che si applica nella sua interezza, almeno secondo il concetto della parola… legalità! Ed è paradossale che nella stessa delibera n.200 il Governo regionale abbia previsto l’obbligo di un conto corrente per le spese del personale accompagnato dall’adozione di sistemi volti ad imporre agli stessi enti il pagamento mensile delle retribuzioni ai lavoratori. Ma non sarebbe più facile dare esercitare il potere sostitutivo previsto dal citato articolo 5 del dpr n.207/2010? Ed ancora, perché il Governo regionale ha deciso di applicare solo una parte della legge, impappinandosi nel tentativo, magari per guadagnare tempo, di imporre un conto corrente per le future attività, se mai partiranno? Il comportamento difforme e non lineare sembrerebbe configurare una precisa scelta di governo, forse interessato al pagamento col contagocce delle retribuzioni piuttosto che alla risoluzione definitiva dell’annosa vicenda. Soluzione che è contenuta nella legge.

Dalla lettura del presente articolo, in molti dovrebbero fare un passo indietro e far prevalere il diritto, per troppi mesi calpestato in questa terra violentata e martoriata.

Giuseppe Messina

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