Enna, i misteri del delitto di di Vanessa Scialfa

IERI UDIENZA RINVIATA AL 30 SETTEMBRE PER LO SCIOPERO DEI LEGALI

di Pierelisa Rizzo

Sono pienamente pentito! Vanessa l’amerò per sempre”. Francesco Lo Presti, il trentacinquenne che il 24 aprile dello scorso anno uccise la sua fidanzata, Vanessa Scialfa, 20 anni, attraversa ammanettato il corridoio del Tribunale di Enna prima di raggiungere il cellulare della polizia penitenziaria che lo porterà  alla volta del carcere palermitano di Pagliarelli dove è detenuto.

L’udienza, rito abbreviato in camera di consiglio e a porte chiuse, che si sarebbe dovuta tenere ieri,  è stata rinviata al 30 settembre prossimo, perché il legale di Lo Presti, che confessò l’assurdo delitto dopo due giorni facendo ritrovare il cadavere, Antonio Impellizzeri,  ha aderito allo sciopero dei penalisti con il consenso del suo assistito. Francesco, blue jeans e maglietta nera,  appare sereno, risponde senza emozione.

“Sono pienamente pentito”, ripete. Un’affermazione che fa a pugni con le carte in mano alla famiglia  Scialfa e ai suoi legali, le avvocate Eleanna Parassilliti e Patrizia Di Mattia. Nel corso di alcune intercettazioni, infatti, disposte dalla Procura, che vedono protagonisti Francesco e il padre Filippo, custode del Castello di Lombardia, l’omicida tratterebbe con sufficienza la questione.

In un passaggio arriverebbe addirittura a dire, quasi scandalizzato, che alla fine lui sta facendo la parte del cattivo e Vanessa della “santa”. Intercettazioni che non solo sconvolgono per la facilità di liquidare la questione, ma anche perché avvalorerebbero l’ipotesi che la famiglia Scialfa ha sempre sostenuto, secondo la quale non solo Francesco non ha agito da solo, per lo meno nella fase dell’occultamento del cadavere, ma qualcuno avrebbe visto. E che qualcuno, forse un vicino, abbia visto Francesco e forse chi c’era con lui, lo confermerebbe proprio l’omicida in una intercettazione tra padre e figlio.

Ma c’è di più. Gli orari in cui Francesco sostiene di avere ucciso Vanessa e tutta una serie di telefonate che lui dice di avere fatto e ricevuto non hanno trovato riscontro. Anche sulla trapunta sulla quale Vanessa è stata uccisa si addensano dei dubbi. Gli inquirenti la troveranno, il 26 aprile, dopo avere trovato il corpo di Vanessa, a Catania, in una sorta di discarica. Francesco sostiene che l’ha lavata a casa, ma sicuramente nessuna traccia ematica è stata trovata nei filtri della lavatrice, così come nessuna traccia è stata trovata nel bagagliaio dell’auto con la quale Francesco sostiene di avere trasportato Vanessa. Tra l’altro, la trapunta non sarebbe neppure entrata nella lavatrice. Tutti particolari che andranno verificati, ma che portano la famiglia Scialfa a chiedere giustizia per la propria figlia con una condanna esemplare.

 

 

 

 

Redazione

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