Formazione/Oif, la denuncia dei sacerdoti alla protesta di ieri: “Alcuni minori abbandonati sono stati arrestati”

LA MANIFESTAZIONE DI IERI A PALERMO HA PORTATO 2000 TRA ALLIEVI, FAMIGLIE OPERATORI E ENTI FORMATIVI DI ISPIRAZIONE CATTOLICA PER CHIEDERE AL GOVERNO REGIONALE CHIAREZZA SUL FUTURO DEL COMPARTO E DEI GIOVANI CHE VIVONO IN CONDIZIONI DI DISAGIO SOCIALE

La manifestazione di protesta del settore della formazione professionale andata in scena ieri a Palermo, che ha visto protagonisti i minori, le famiglie e gli enti cattolici è l’emblema della Sicilia che crolla. Con la politica che sembra ormai incapace di dare risposte.

Restano al palo l’Istruzione e la Formazione professionale (ex Oif) erogata degli enti di formazione professionale ispirati ai principi della Dottrina sociale della Chiesa e accreditati presso la stessa Regione come Ciofs-Fp, Congregazione Figlie Maria ausiliatrice, Cnos-Fap, Congregazione salesiani, Cfp S. Giovanni Apostolo, Endofap, Congregazione orionini, Engim Sicilia, Congregazione dei padri giuseppini del Murialdo.

Soggetti che, da sempre, erogano un servizio sociale oltre che un percorso educativo e formativo. Costretti a scendere in piazza per manifestare il disagio e l’impotenza di chi, pur togliendo dalla strada e dalla criminalità i minori in condizioni di disagio sociale, è costretto a soccombere di fronte all’insensibilità di un Governo regionale in tutt’altre faccende affaccendato.

Gi enti di ispirazione cattolica hanno denunciato la situazione insostenibile del comparto dell’Oif con i corsi delle prime e terze annualità che continuano a restare invischiati nelle scartoffie della burocrazia ed a subire l’incertezza della copertura finanziaria che il Governo regionale non riesce o non vuole garantire.

La manifestazione di ieri si è tenuta a Palermo, davanti a Palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale.

Nonostante la presenza di almeno 1000 minori con le famiglie e di centinaia di operatori della Formazione professionale l’esecutivo regionale non ha ritenuto, come anticipato ieri, di ascoltarli. A ricevere la delegazione dei presidenti degli enti formativi è stato Alessandro Balsamo, il segretario particolare dell’assessore alla Formazione, Nelli Scilabra.

Un chiaro ed inequivocabile segnale di rottura con il mondo della formazione professionale. Nel mirino del presidente Crocetta, quindi, anche gli enti di ispirazione cattolica. Ed a nulla serve sapere che svolgono da decenni una importante azione sociale volta a strappare dalla strada e dalla criminalità i minori a rischio dispersione scolastica, ovvero i ragazzi che hanno abbandonato la scuola dell’obbligo (per la cronaca, in Sicilia il tasso di dispersione scolastica è il più alto d’Italia).

Al Servizio Informazione religiosa (Sir), Agenzia della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), don Antonio Teodoro Lucente, il sacerdote legale rappresentante di Engim Sicilia e presidente dell’associazione Confap che associa i citati enti cattolici, ha rilasciato una dichiarazione che riportiamo di seguito:

“Una manifestazione ‘in nero’ con oltre 2 mila persone tra allievi, familiari e insegnanti – ha spiegato don Lucente – in segno di lutto perché siamo arrivati a un punto di non ritorno”.

Il presidente di Engim Sicilia ha parlato, come riporta l’Agenzia Sir, di “dati drammatici che non emergono dalle cronache nazionali”. Il quadro che viene fuori è sconfortante.

In Sicilia mancano le coperture finanziarie per la formazione professionale: 2500 minori in obbligo di istruzione, iscritti ai percorsi di istruzione e formazione professionale per l’anno 2014/2015, non hanno alcuna garanzia sulla prosecuzione del proprio percorso. A questi si aggiungono i 3500 allievi iscritti alle terze annualità dell’anno scolastico 2013/2014, non ancora in aula dopo oltre 12 mesi dal naturale avvio delle attività.

Ragazzi che di fatto hanno perduto un anno della loro vita e si trovano, secondo il termine tecnico, in “dispersione scolastica” con il rischio di cadere preda della mafia e della criminalità organizzata. Per alcuni è già successo.

“Abbiamo avuto notizia – ha rivelato all’Agenzia Sir con amarezza don Lucente – di nostri allievi ‘in attesa’ arrestati dalle forze dell’ordine”.

Il presidente di Confap ha ricordato, inoltre, i 1500 operatori che, pur continuando a garantire il proprio servizio educativo e sociale, “soffrono per la mancata corresponsione degli emolumenti, con ritardi da 10 a 24 mensilità”, tanto che per diverse famiglie è “emergenza sociale”.

Sulla questione erano intervenuti la scorsa settimana anche i vescovi siciliani, riuniti per la sessione autunnale della Conferenza episcopale dell’Isola, auspicando “la definizione di una politica della formazione professionale che progetti e programmi a garanzia dei ragazzi, dei giovani, dei lavoratori, del bene comune e dello sviluppo economico-professionale della nostra Sicilia”.

“La mobilitazione di ieri – ha proseguito il sacerdote – chiude una serie di interpellanze che dura da anni, ma ci rivolgiamo di nuovo alle istituzioni per trovare risposta ad una situazione che la nostra gente non merita. Se nessuno ci darà ascolto, moriremo in piedi dopo avere chiesto ancora una volta quello che è semplicemente un diritto per i nostri ragazzi; diritto garantito al Nord e al Centro Italia, ma che nella nostra regione e in buona parte del Mezzogiorno rimane sulla carta”.

“Siamo ridotti alla fame – ha sottolineato ancora il presidente di Confap – e se saremo costretti a retrocedere, lo spazio che lasciamo libero è un regalo alla mafia”.

Sì, perché se è compito delle istituzioni educare i minori a rischio dispersione scolastica, anche per strapparli dalle grinfie della criminalità, abbandonarli di fatto a se stessi significa consegnarli in strada e, soprattutto in certe aree, offrirli alle reti mafiose su un piatto d’argento”.

Per don Lucente, “la lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che educhi e abitui a sentire la bellezza e la freschezza del profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Dunque non solo formazione professionale, ma anche educazione alla legalità, al rispetto reciproco, ai valori della cultura e dello studio, come auspicava don Pino Puglisi, ricordato appena un mese fa nel ventunesimo anniversario della sua uccisione, proprio a Palermo, per mano della mafia. Parole che meriterebbero ascolto e traduzione nei fatti.

 

 

 

 

Giuseppe Messina

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