Formazione, mille lavoratori diffidano la Regione

Apprendiamo dal blog www.unionelavoratoriliberi.it di un’iniziativa, spinta da un migliaio di lavoratori, che entrerebbe “a gamba tesa” sullo scenario già deteriorato della formazione professionale. Oltre mille lavoratori del settore hanno presentato un atto di diffida contro la Regione siciliana.

Ed allora diciamo da subito che, sulla scorta dell’atto di diffida pubblicato nel citato blog, continuano e sono destinate a non cessare le grane per Ludovico Albert. Si tratta del famoso dirigente generale del dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale che, con ogni probabilità, passerà alla storia politica siciliana come il tecnico voluto da Roma e per la precisione imposto da Elsa Fornero, docente universitario ed apprendista politico, strettamente collegata al gotha del Partito democratico.

Come già accennato, sono circa 1000 i lavoratori che hanno aderito all’atto stragiudiziale di diffida e costituzione in mora contro la Regione siciliana. Lo strumento di democratica difesa del posto di lavoro è stato depositato a Palermo, presso la sede dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale lo scorso 17 settembre. Si punta ad incalzare la Regione siciliana per l’omessa applicazione della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e la mancata redazione, sin dallo scorso anno, del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) 2013.

L’iniziativa è promossa da un gruppo di volenterosi lavoratori stanchi di essere presi in giro dal governo regionale e dal piemontese Ludovico Albert, pidiessino per convincimento e dirigente generale per imposizione dei padroni romani D’Alema, Bersani, Fassino, Fornero e Barca. Si tratta di un servizio pubblico obbligatorio che la Regione siciliana ha il dovere di attuare entro i termini del 30 novembre 2012, scadenza prevista per legge. Ma Albert ha sostenuto, a più riprese, che la legge regionale 24/76 è anticostituzionale. Una posizione che non e non ci convince per almeno due ordini di ragioni.

Prima ragione. La Regione siciliana ha potestà primaria nell’erogazione della formazione professionale nel proprio territorio. Seconda ragione. Il tecnico pidiessino ci risulta essere pagato per porre in essere una riforma che rispecchi i canoni voluti da Raffaele Lombardo e dal Pd, non per sostituirsi – peraltro con oltre trent’anni di ritardo – alla figura istituzionale del Commissario dello Stato per la Regione siciliana.

La legge regionale 24/76 è una legge che esiste ed opera da oltre trent’anni. Che adesso arrivi un piemontese ad inapplicarla lo riteniamo un vero e proprio affronto ai principi costituzionali ed alla potestà legislativa del parlamento siciliano. Ma anche questo è argomento che Lombardo ha messo in un angolo per perseguire il progetto imperialista di affermazione politica. Siamo lontani da una democrazia compiuta in Italia come in Sicilia. E meno male che lo Statuto autonomistico assegna pieni poteri alla Regione siciliana in alcune materie come la formazione professionale. Altro che difesa del principio autonomistico sbandierata per anni da Raffaele Lombardo! Altro che partito dei siciliani!

Ci vuole una bella faccia tosta per propinare al popolo siciliano un progetto abortito sin dalla nascita. Un popolo trascinato nel baratro della povertà e reso incapace e vulnerabile. Un popolo sottoposto alle pressioni clientelari per l’ottenimento del consenso. Un popolo posto al margine della società per ammaliarlo con nuove e volatili promesse elettorali e quindi “da marinaio”.

Sull’autonomia e sull’orgoglio di essere siciliani, che gli isolani avvistano come un vero e proprio valore, Raffaele Lombardo, il dimissionario (ma nessuno se ne è accorto visto che continua a domiciliare a Palazzo D’Orleans) ha costruito la sua elezione a presidente della Regione siciliana alle spalle di tutti, nessuno escluso. Abbiamo in questo avvistato un probabile atteggiamento cinico e permeato da lucido calcolo matematico. Pare che interessino solamente i numeri e non la sorte ed il futuro di intere generazioni di siciliani.

Ma torniamo all’argomento di approfondimento. Iniziamo colo dire che l’Avviso 20/2011 non ha le caratteristiche del Prof e quindi non può essere sostitutivo dello stesso. Pertanto si profila il ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) per la difesa del diritto alla continuità lavorativa e delle prerogative regolate dalla legge regionale n.25 del 1° settembre 1993 e successive modifiche ed integrazioni. Intanto con insistenza circolano voci destabilizzanti. Ma su cosa punta l’atto di diffida? Riportiamo parte delle considerazioni sulle quali si fonda il dispositivo della diffida.

“Considerato che la formazione professionale, in quanto materia di rilevanza costituzionale rientrante nella competenza legislativa esclusiva della Regione, non può che essere regolata dalla legge. Considerato che detta competenza legislativa regionale, nella Regione Siciliana, è stata espressa con la legge regionale n.24/76 e successive modifiche ed integrazioni. Considerato che per le annualità 2012 – 2013 -2014 è stato approvato il piano Pluriennale di cui all’avviso 20/2011 ( tra l’altro non ancora integralmente avviato). Considerato che l’avviso 20/2011, per le ragioni anzidette, non è un piano dell’Offerta Formativa ai sensi della legge regionale 24/76 e successive modifiche ed integrazioni. Considerato che la legge regionale 24/76 e successive modifiche ed integrazioni risulta essere stata elusa ed apertamente disattesa. Considerato che altrettanto illegittimamente sono state disapplicate e violate tutte le norme regolanti lo status degli operatori della formazione professionale iscritti all’Albo istituito ai sensi dell’art.14 della legge regionale 24/76 con conseguente sospensione ed omissione di tutte le garanzie collegate al detto status, prima fra tutte quelle di cui all’art.2 della legge regionale n.25 del 1° settembre 1993 (come risultante dalla lettura costituzionalmente orientata di cui alla Sentenza della Corte Costituzionale n.127/1996)”.

Pubblichiamo di seguito anche la parte del testo relativa alla diffida che la dice tutta sul caos in cui è incorso il governo regionale con l’introduzione di un sistema perverso di provvedimento amministrativi rinforzati.

“…i sottoscritti lavoratori (ricordiamo ad oggi sono circa 1.000 in tutta la Sicilia) – tutti iscritti all’Albo degli operatori della formazione professionale istituito ai sensi dell’art.14 della legge regionale n.24/76 DIFFIDANO in ordine il Presidente della Regione Siciliana pro tempore, l’Assessore regionale all’istruzione e formazione professionale pro tempore ed il dirigente generale pro tempore del Dipartimento istruzione e formazione professionale a volere emanare, ai sensi dell’art.5 della legge regionale 24/76 e successive modifiche ed integrazioni, il Piano Regionale dell’Offerta Formativa (Prof) per l’annualità 2013 nei termini di cui all’art. 34 della legge regionale n.15 del 5 novembre 2004 (30 novembre 2012), predisponendo all’uopo sin d’ora tutti gli adempimenti propedeutici e obbligatori, con espressa avvertenza che, in difetto, sarà adita la competente Autorità Giudiziaria per il ripristino dell’ordine giuridico violato, nonché per tutti i profili di responsabilità e non ultimo quello inerente l’eventuale risarcimento dei danni tutti derivanti agli operatori istanti dalla reiterata elusione e violazione delle nominate norme di legge”.

Sottolineiamo che un gruppo di lavoratori è passato dalle parole e dalle volatili promesse altrui ai fatti e quindi alla produzione di effetti giuridici. La partita è formalmente aperta. Dobbiamo aspettarci che anche su questa partita Albert neghi la notifica dell’atto di diffida?

Attendiamo con interesse l’eventuale replica su questa come sulle tante domande postegli in oltre tre mesi di segnalazioni.

 

Giuseppe Messina

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