L’Italia all’Onu tra libertà civili e libertà religiose

Il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon ha dato il via ufficiali ai lavori della 67ma Assemblea Generale, dicendo che “Viviamo in un periodo di disagio, segnato da una crescente disoccupazione, disuguaglianza, e intolleranza. Le Nazioni Unite devono essere all’altezza di questa situazione”.

L’intervento di Mario Monti all’Assemblea generale è previsto per mercoledí prossimo. Il capo del Governo italiano incontrerá il presidente Obama per scambiare alcune opinioni soprattutto sulla crisi economica in Europa. Ma al centro dell’agenda dell’Italia all’Onu, ci saranno i diritti umani,

Ban Ki-moon mercoledì scorso ha incontrato i corrispondenti del Palazzo di Vetro per analizzare le questioni principali che saranno discusse durante i lavori dell’Onu. Rispetto ai tumulti in Africa, Medio Oriente ed Asia scatenati dalla diffusione del video che offende la religione islamica, Ban Ki-moon ha ricordato il ruolo cruciale della tolleranza religiosa e anche quello della libertà di espressione, affermando che “tutti gli esseri umani godono dell’inalienabile diritto della libertà di espressione e associazione. Questi costituiscono diritti fondamentali.

Allo stesso tempo però, gli individui non dovrebbero abusare di questa libertà”. Ban Ki-moon ha aggiunto: “E’ disdicevole e vergognoso che alcuni individui siano ancora capaci di provocare i valori e le credenze di altre persone. Molti leader mondiali hanno usato parole forti – e io sono stato uno di loro – nel condannare questi atti senza senso.”

Queste frasi di Ban si innestano nel dibattito sulla libertá di espressione che negli Stati Uniti negli ultimi giorni sta diventando sempre più acceso. Dopo il film che offende il profeta Maometto, scoppia anche il caso di una pubblicità che dovrebbe apparire in alcune stazioni della metropolitana di New York con recante la scritta: “In ogni guerra tra l’uomo civilizzato e il selvaggio, sostieni l’uomo civilizzato”. E poi, tra due stelle di David, la scritta: “Sostieni Israele. Sconfiggiamo la Jihad”.

La pubblicità, sponsorizzata dall’American Freedom Defense Initiative, era stata all’inizio bocciata dalla Mta, l’azienda dei trasporti di Nyc. Però poi la sentenza di un giudice federale obbliga l’Mta a dare il via libera, sentenziando che in caso contrario avrebbe violato il Primo Emendamento della Costituzione Usa sulla libertá di espressione.

Bank Ki-moon, rispondendo alle domande dei giornalisti, aveva affermato che “la libertá di espressione è un diritto inalienabile da proteggere, a condizione che non sia in conflitto con le credenze e i valori degli altri… Quando alcune persone usano questa libertà di espressione per provocare o umiliare gli altri nei loro valori e credenze, allora non possono più essere protetti allo stesso modo”.

Sono parole quelle del Segretario generale dove traspare la tensione per le violenze che lo pseudo film ha scatenato nei Paesi musulmani, ma che possono aprire delle polemiche sul rispetto dello spirito della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, firmata proprio alla nascita delle Nazioni Unite nel 1948, che all’articolo 19 recita: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.

Ban punta il dito contro chi “abusa di questo diritto”, ma il dibattito resta aperto su chi debba decidere quando questo diritto viene abusato.

Bisogna qui ricordare che molti Paesi arabi o a maggioranza musulmana non riconoscono nella dichiarazione universale sui diritti umani dell’Onu l’interpretazione “occidentale” dell’articolo 19 sulla libertà di espressione. Infatti, la dichiarazione del Cairo sui Diritti Umani nelle Nazioni Islamiche del 1990, è stata considerata la loro risposta alla dichiarazione universale dell’ONU. All’articolo 22, la dichiarazione del Cairo afferma:

“a) Ognuno ha il diritto di esprimere liberamente la propria opinione in un modo che non contravvenga ai principi della Shari’ah. b) Ognuno ha il diritto di sostenere ciò che è giusto e propagandare ciò che è buono e mettere in guardia contro ciò che è sbagliato e malvagio in conformità con le norme della Shari’ah Islamica. c) L’informazione è una necessità vitale per la società. Essa non può essere sfruttata o distorta in modo tale da violare la sanità e la dignità dei Profeti, minare i valori morali e etici o disintegrare, corrompere o inquinare la società o indebolirne la fede. d) Non è consentitto suscitare odio nazionalistico o ideologico o comunque incitare a qualsiasi forma di discriminazione razziale”.

Giovedì prossimo all’Onu, la delegazione dell’Italia guidata da Premier Monti e dal ministro degli Esteri Giulio Terzi, si focalizzerà sui temi riguardanti i diritti umani con l’evento dedicato alla libertá e la tolleranza religiosa. L’incontro ministeriale sarà co-presieduto da Terzi e dal ministro giordano Nasser Judeh. Terzi ha ribadito proprio giovedì scorso che l’impegno del governo italiano sul fronte dei diritti umani sarà confermato in maniera forte davanti ai 194 membri dell’Onu e che l’Italia mira a una risoluzione “che sia votata da tutti i Paesi membri e che condanni, senza attenuazioni, ogni forma di intolleranza religiosa”.

Nei giorni della rivolta dei musulmani del mondo contro il film anti-Islam prodotto in Usa, Terzi invita ad “adottare un linguaggio condiviso con i Paesi dell’Oci” (Organizzazione per la cooperazione islamica).

E’ una questione di cultura che premia i “valori della libertà di pensiero”, ma è anche, nella visione di Terzi, un elemento politico di garanzia della sicurezza. “I diritti umani hanno assunto una dimensione operativa, alla luce della stretta correlazione tra le violazioni dei diritti e i conflitti, le migrazioni di massa, la diffusione del terrorismo”, dice Terzi. E quindi, è la conclusione, non si può elaborare una “strategia di sicurezza e di politica estera che non sia fondata sulla tutela dei diritti”.

L’Italia al Palazzo di Vetro organizza quindi una riunione su un tema in questi giorni iper-scottante, con la libertà religiosa che non può non essere strettamente legata alla libertà d’espressione, articoli 18 e 19 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Quando la diplomazia italiana scelse di occuparsi di questo tema, non c’era stato ancora il caso dello pseudo film su Maometto. Però erano avvenuti diversi episodi, come in Nigeria e in Egitto, di assalti violenti alle comunità cristiane, e che al Palazzo di Vetro non avevano di certo ricevuto la stessa attenzione. L’Italia si trova quindi a presiedere all’Onu un tema particolarmente esplosivo sulle già difficili relazioni tra l’Occidente e i Paesi islamici e, con coraggio, lo affronta di petto. Speriamo che la diplomazia italiana sia in grado di trovare questo linguaggio comune che finora è mancato nel tema dei diritti umani riguardo alla libertà d’espressione e di religione.

(a destra in basso, foto tratta da stefanomontesi.photoshelter.com) 

Stefano Vaccara

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