Formazione, il Ciapi ripartirà con un nuovo nome L’assessore Caruso: «Sarà incubatore d’impresa»

Non sarà l’Araba fenice del malaffare e della clientela politica. Il Ciapi, finito due anni fa al centro dell’inchiesta Grandi eventi, come il bancomat della politica siciliana, rinascerà. A partire dal nome che verrà cambiato. Bruno Caruso, assessore regionale al Lavoro della Regione siciliana, su questo sembra avere idee particolarmente chiare: «Il nuovo Ciapi svolgerà una funzione di supporto e di incubatore d’impresa nel territorio di Priolo e Augusta. Da là diventerà centro di irradiazione e di organizzazione di tutti gli incubatori della Sicilia, in particolare di quella orientale». 

Le cose cambieranno anche a Palermo. «Il nuovo Ciapi funzionerà come agenzia di innovazione con una governance snella». Tra gli assessori della giunta dei tecnici di Rosario Crocetta, che molti politici vorrebbero rivedere in tempi brevi, Bruno Caruso, ordinario di Diritto del lavoro all’università di Catania, è uno di quelli che ha provato a mettere a regime la disastrata macchina pubblica, anche attraverso lo strumento di Garanzia giovani, dove tra alti e bassi si è provato a dare una risposta di metodo e di sistema a diverse categorie di lavoratori. 

Nei giorni scorsi la Cgil aveva lanciato un allarme concreto sul fatto che molti di questi rapporti siano serviti a regolarizzare e sanare situazioni di fatto del passato, mentre gli incroci tra lavoratori ed aziende si sono spesso rivelati difficili. La piccola grande rivoluzione di Caruso, anche per questo, punta a ridefinire ruoli e capacità di impatto tra pubblico e privato: «Anche in America le grandi Agenzie pubbliche hanno governato e diretto l’innovazione. La SiliconValley ha avuto lo sviluppo che conosciamo anche per alcune scelte mirate e di profilo dell’amministrazione pubblica. Per questo puntiamo a creare ambiti di innovazione che incoraggiano e affiancano l’imprenditoria privata». 

Nell’analisi di Caruso non possono rimanere estranei il territorio, la categoria, la rappresentanza che deve anzi incidere in termini di moltiplicatori di sistema: «Stiamo lavorando con i sindaci della zona e l’Università degli studi di Catania per sviluppare in tempi brevi questo ragionamento. Faremo incubatori a Termini Imerese e a Palermo. La novità è che questi ultimi coordineranno quelli privati senza sovrapporsi. La politica industriale deve scegliere. Si punta a valorizzare agroalimentare e turismo di qualità ed ancora green economy per le aree di crisi di Gela, Milazzo e Siracusa».

L’accompagnamento al lavoro dei Neet e gli incentivi alle imprese: «la scommessa per la Sicilia è creare una rete diffusa». Infine su Termini Imerese e Blutecchiamata a rilanciare il sito industriale attraverso la produzione di componentistica per l’industria auto motive, Caruso dice la sua: «Credo che gli investimenti alla fine si faranno, non parlerei di bluff, occorre del tempo, questo sì».

Giuseppe Bianca

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