Formazione, Cobas all’attacco: “Battaglia legale contro il licenziamento dei lavoratori e contro il contratto di solidarietà”

LA DENUNCIA DEL SINDACATO: LA SPALMATURA ORIZZONTALE DELLE ORE E SENZA CRITERI DANNEGGIA I LAVORATORI E ATTUA UNA DISPARITA’ DI TRATTAMENTO

Dopo la prima tornata di accordi sindacali tra taluni enti formativi e le organizzazioni sindacali sull’utilizzo dei contratti di solidarietà, divampano le polemiche sulla responsabilità di coloro che hanno spinto il settore della Formazione professionale verso il fallimento che si completerà con il licenziamento in massa di 4000 operatori.

Nel precisare che il contratto di solidarietà sospende temporaneamente e fino al giugno 2015 la procedura di licenziamento avviata con la legge n.223 del 23 luglio 1991, rileviamo che il sindacato di base Cobas Formazione ha assunto una posizione di distinguo rispetto ai sindacati firmatari di contratto: Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal.

In una intervista rilasciata al nostro giornale, Maurizio Galici, segretario regionale del sindacato di base, espone tutte le perplessità su uno strumento che danneggia ancora ai lavoratori e cerca di nascondere il fallimento politico e amministrativo dei primi due anni del Governo del presidente Rosario Crocetta nella Formazione professionale.

“È doveroso iniziare – osserva Galici – puntualizzando ed evidenziando ancora una volta la drammatica situazione che vivono i lavoratori della formazione professionale in Sicilia da troppo tempo in attesa delle giuste soluzioni che garantiscano un futuro lavorativo certo e stabile , e non il precariato nel migliore dei casi, se non la disoccupazione a vita”.

“L’avvio della terza annualità – aggiunge il segretario regionale di Cobas Formazione – parte con una drammatica premessa: i contratti di solidarietà difensiva, a cui gli enti vogliono ricorrere minacciando in alternativa licenziamenti di massa”.

“Ci sembra doveroso entrare in maniera più precisa nel merito dei contratti di solidarietà difensiva – dice sempre Galici – ricordando ad alcuni firmatari di Contratto l’allegato 13 del Contratto collettivo di lavoro, che prevede e riporta esattamente sia le procedure che i requisiti e le regole da seguire per attivare i contratti di solidarietà difensiva. Ci sembra strano – aggiunge – che qualcuno si scandalizzi o si innervosisca se i Cobas chiedono di conoscere i bilanci dell’ente, o se esistano altre attività svolte non proprio riconducibili alle attività delle tre filiere del settore che hanno portato finanziamenti all’ente. O, ancora, se chiedono di conoscere se ci sono servizi svolti da consulenti o ditte esterne, così come sembra strano che gli stessi firmatari del Ccnl, ci lascino soli a porre in discussione alcuni aspetti necessari di chiarezza, come per esempio quale sia il livello di congruità della proposta che fa all’ente”.

Il responsabile di Cobas Formazione sottolinea che “la spalmatura orizzontale delle ore di riduzione fra tutti i lavoratori può nascondere, in effetti, un altro e importante aspetto: quello di non entrare nel merito di chi deve essere posto in mobilità, senza distinzione di anzianità o carico di famiglia, non tiene conto di chi ha già avuto una sofferenza perché posto in sospensione in attesa della Cassa integrazione guadagni in deroga, spesso a zero ore, che non sappiamo quando e se arriverà”.

“Inoltre denunciamo un aspetto ancora più deplorevole – dice ancora Galici – perché attivare i contratti solidarietà significa supplire al mancato finanziamento della Regione delle attività formative, sempre a discapito dei lavoratori, assolvendo l’Amministrazione regionale dalla grave mancanza di utilizzare male e in direzione diversa i soldi della Formazione professionale, e gli Enti di avere fatto assunzioni senza scrupoli, tanto poi pagano i lavoratori, e si salvano gli amici”.

“Alcune sigle sindacali, come gli Enti, ci criticano – sottolinea l’esponente del sindacato di base – perché siamo troppo attenti e scrupolosi nel cercare di capire l’effettiva situazione economica che determina la richiesta di attivazione dei contratti di solidarietà difensiva, perché non ci bastano le parole, o i buoni propositi, perché cerchiamo di capire e conoscere l’effettiva realtà economica degli Enti. Ma ricordiamo a tutti che il nostro sindacato è di base, è un sindacato che sicuramente dà fastidio a tanti, perché non siamo ‘né servi né padroni del gli enti’, perché abbiamo un solo grande alleato: ‘il nostro fratello lavoratore’. E perché puntiamo alla difesa del lavoro e della dignità dei lavoratori”.

È fortemente critico il giudizio di Cobas Formazione nei confronti delle organizzazioni sindacali tradizionali e arrugginite.

“Con rammarico registriamo – ci dice Galici – che nonostante la grave crisi del settore, la disperazione dei lavoratori, la crescente preoccupazione per la sopravvivenza dell’intera categoria, la dolorosa eventuale accettazione dei contratti di solidarietà difensiva, ci sia ancora chi con arroganza chieda tavoli separati per i soli firmatari, arrogandosi ancora il diritto solo per legge di rappresentare tutti i lavoratori. Sarebbe bene incominciare a contare le deleghe – auspica – per capire chi realmente rappresenta i lavoratori della formazione professionale, ma non basta questo per fermarci, continueremo a spenderci per creare percorsi unitari con i lavoratori tutti”.

Per il sindacato di base, quanto è accaduto nelle ultime ore a Roma, dove i lavoratori delle acciaierie di Terni in lotta per il loro lavoro sono stati brutalmente attaccati dalla polizia, è un segnale chiaro che dovrebbe portare tutti a condividere e favorire l’unità dei lavoratori, abbassando i toni delle divisioni per creare e trovare percorsi comuni, con unico obiettivo la tutela del lavoro e della dignità dei lavoratori.

“Cogliamo l’occasione – dichiara Galici – per esprimere la più grande e profonda solidarietà ai lavoratori della Fiom e a tutti i lavoratori delle acciaierie di Terni, aggrediti brutalmente dalla polizia”.

Non risparmia una stoccata al sindacato rosso il segretario regionale di Cobas Formazione reo di continuare ad assumere atteggiamenti del passato e fuori dalla realtà dei veri problemi dei lavoratori.

“Ci dispiace constatare – ricorda Galici – che proprio un giorno dopo questi fatti, ancora in Cgil ci sia chi si arroga il diritto di escludere altri lavoratori dai tavoli, perché non firmatari. A questi rispondiamo che la rappresentanza solo per legge non è una rappresentanza vera, perché la rappresentanza reale si fa con i lavoratori accanto, si fa con la dignità e fermezza di porre in discussione elementi che vadano a scavare nel più profondo per trovare le soluzioni più giuste per i lavoratori, si fa senza difendere nessun interesse di parte, nella sforzo comune di trovare soluzioni, prospettive certe, e risposte sicure al bisogno di tutela, di lavoro, specialmente ai lavoratori della formazione professionale”.

“Per fare chiarezza sulla posizione di Cobas Formazione – conclude Galici – riportiamo la dichiarazione, da noi verbalizzata, sulla proposta di un Ente di attivazione del contratto di solidarietà difensiva per i lavoratori del settore degli interventi formativi”.

Dichiarazione che pubblichiamo per esteso di seguito.

“I Cobas formazione professionale prendono atto della proposta dell’ente di attivare un contratto di solidarietà difensiva con una riduzione oraria di 12 ore settimanali per tutto il personale negli interventi di tutte le sedi regionali.

Premesso che rispetteremo la volontà dei lavoratori, attiveremo tutte le forme opportune e di tutela dei diritti eventualmente lesi dei lavoratori e in particolare circa la corretta applicazione di quanto previsto dalla legge e circolari di merito dell’allegato 13 del vigente Ccnl. Inoltre, anticipiamo azione di rivalsa nei confronti all’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale per la mancata applicazione delle leggi regionali vigenti di tutela dei lavoratori della formazione professionale (legge regionale n.24/76).

Proponiamo, invece, una diversa articolazione nella riduzione settimanale delle ore che tenga conto di una diversificazione tra i lavoratori che sono andati in Cassa integrazione guadagni in deroga e quelli che non sono stati i posti in Cigd nel biennio 2010 2012, per equilibrare il disagio già avuto da parte del personale posto in sospensione dal primo dicembre 2013.

La scrivente organizzazione sindacale chiede che il presente verbale sia integrato e faccia parte di tutta la documentazione necessaria all’avvio dei procedimenti per la richiesta di attivazione e autorizzazione del contratto di solidarietà difensiva per i lavoratori dell’Ente”.

 

Nota a margine

Dopo il flop dell’accordo del 5 agosto 2014, disatteso dal Governo regionale che avrebbe dovuto tirare fuori le risorse necessarie a garantire il personale eccedentario per effetto del taglio praticato al finanziamento della seconda annualità del Piano giovani, anche il mondo sindacale comincia a sgretolarsi.

Non c’è e non ci può essere uniformità di vedute tra sindacati. E la posizione del sindacato di base Cobas Formazione amplifica le polemiche per il fianco prestato da alcune associazioni degli enti formativi e talune organizzazioni sindacali al Governo regionale.

Appare sempre più chiaro che la contropartita dell’esecutivo Crocetta per finanziare il piano della terza annualità dell’Avviso 20/2011 sia stata proprio quella di ribaltare il citato accordo del 5 agosto scorso e trasferire, attraverso gli enti formativi, il maggiore peso economico sui lavoratori, i veri sconfitti, tanto per cambiare, del sistema.

Così la Regione siciliana risparmia e la guerra resta tra enti e lavoratori, sindacati e lavoratori.

Senza dimenticare che, in assenza di una programmazione certa ed atti giuridici vincolanti da parte dell’Amministrazione regionale, gli enti formativi ad aprile 2015, con ogni probabilità, convocheranno i sindacati per avviare, con il preavviso di tre mesi, i licenziamenti collettivi.

Sulla pelle dei lavoratori è facile risparmiare e annunciare tagli al settore della Formazione professionale.

Il caso sociale non solo non si arresta ma sembra acuirsi sempre più.

 

 

Giuseppe Messina

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