La sensazione è che sia troppo tardi: una gestione unica e pubblica di tutti gli aeroporti siciliani. È questo il tema dell’incontro organizzato dai Cinque stelle siciliani ieri pomeriggio a Catania a cui, dopo mezza giornata in giro per cantieri, ha preso parte anche il ministro Danilo Toninelli che si accoda alla tesi dei pentastellati dell’Isola: «Ho forti perplessità sulla vendita della maggioranza delle quote di enti pubblici, lo considero un grave errore».
Eppure oggi la Sac, la società che gestisce lo scalo Fontanarossa di Catania, darà un primo via libera alla vendita del 60-70 per cento delle quote. I soci – le Camere di commercio (una sola della Sicilia orientale dopo il processo di fusione), la città metropolitana e il Comune di Catania, l’Irsap e il libero consorzio di Siracusa (entrambi ancora commissariati dalla Regione) – sarebbero tutti d’accordo. «La privatizzazione è fisiologica – dice il sindaco di Catania Salvo Pogliese – i soci non hanno la forza di portare avanti importanti investimenti». E cioè, in primis, l’allungamento della pista e la ristrutturazione della vecchia stazione Morandi.
Una partita su cui il ministero non ha potere di vincolo. Rimane una moral suasion che al momento non sembrerebbe trovare però terreno su cui attacchire. Toninelli lo sa e, al di là dell’approccio teorico al tema, sul tavolo si pensa a come governare il piano B. Cioè cercare di vigilare nella maniera più stringente possibile sul percorso di privatizzazione. «Daremo una mano per far cambiare idea ai soci di Sac – spiega il ministro – altrimenti metteremo paletti per selezionare un imprenditore serio e che sia obbligato a investire. Troppo spesso le convenzioni pubblico-privato contenevano investimenti rimasti solo sulla carta. A Catania chiunque dovesse arrivare deve rispettare una condizione: i siciliani devono trarre beneficio dalla privatizzazione. E per garantire questo non esiteremo a inserire penali. Come abbamo fatto sul ponte Morandi».
Alessio Quaranta, direttore generale dell’Enac (a cui spetta il compito di approvare i piani di investimento delle società aeroportuali, pubbliche o private che siano) aiuta a stringere il campo tracciando un profilo obbligatorio del privato che dovrebbe prendere in mano Fontanarossa. «Per Enac non fa differenza che la gestione sia pubblica o privata – spiega – ma se si avvierà la privatizzazione servono paletti chiari: innanzitutto una gara pubblica che per i valori in campo non può che essere europea; poi un socio privato che non può essere finanziario ma industriale, che si occupi di attività di gestione per evitare ogni tipo di speculazione, visto che Catania ha chiuso il bilancio 2017 con otto milioni di utile, e la stessa cosa farà col bilancio 2018. E infine quota parte di capitale deve rimanere al pubblico che, con meccanismi di tutela attraversoi patti parasociali, deve continuare a incidere sulle decisioni fondamentali, come sviluppo strategico e nomine. Ripeto, per noi non c’è preferenza ma serve rispettare queste condizioni».
Uno scenario di integrazione delle società aeroportuali siciliane dovrà quindi fare i conti con il percorso di privatizzazione che almeno in Sicilia Orientale finirà per coinvolgere anche Cosimo dove la stessa Sac controlla il 65 per cento delle quote della società Soaco.
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