Se dall’appuntamento di stamattina verrà fuori qualcosa di buono, a beneficiarne sarà in primo luogo la ricerca. Bistrattato dalle università siciliane quella catanese ha tagliato più della metà dei dottorati il terzo livello di studio potrebbe trovare un po’ di respiro grazie al programma operativo regionale del Fondo sociale europeo 2007-2013. Almeno lo spera il Coordinamento precari della ricerca dell’ateneo di Catania, che stamattina incontrerà la commissione Cultura dell’Assemblea regionale siciliana.
I ricercatori precari etnei avrebbero visto «una prospettiva di rinascita e di riqualificazione che potrebbe portare in breve tempo la Sicilia da fanalino di coda a modello da imitare sul panorama nazionale e internazionale». Così hanno scritto in una lettera indirizzata all’Ars, specificando che gli obiettivi globali del Po Fse regionale potrebbero contribuire «al rinvigorimento di una categoria di lavoratori, i ricercatori precari, ormai allo stremo delle forze e priva di prospettiva». Sul piano approvato da Palazzo dei Normanni si leggono, infatti, le intenzioni del parlamento regionale di «attuare politiche del lavoro attive e preventive, […] creare reti tra università, centri tecnologici di ricerca, mondo produttivo e istituzionale, con particolare attenzione alla promozione della ricerca e dell’innovazione». E i soldi per mettere in pratica questi buoni propositi ci sarebbero, poiché in parte verrebbero dall’Europa.
Per la formazione post-laurea l’Fse prevede per la Sicilia 81 milioni 423 mila 343 euro, per riformare l’istruzione e la formazione 153 milioni 926 mila 094 euro, per la promozione di partnership su vari livelli 22 milioni 491 mila 848 euro. «Il costo annuo di un ricercatore precario è di circa 27 mila euro», sottolinea il coordinamento.
«Già un anno fa si era parlato di investire seriamente questi soldi spiega Andrea Micciché, uno dei precari che questa mattina sarà all’Ars Ma poi non si era più andati avanti. L’assessorato, di sua iniziativa, ha deciso di aprire nuovamente il dialogo e noi non abbiamo potuto fare a meno di chiedere un incontro per discutere meglio». Sì, perché le intenzioni sono buone, ma la loro realizzazione va seguita. «Vogliamo influire anche su come verranno attuati questi progetti: quali saranno privilegiati? si domanda Micciché Che priorità sarà data alla distribuzione dei finanziamenti? Si è in condizioni di prevedere una salvaguardia per le ricerche in corso da anni? Le facoltà umanistiche smetteranno di essere penalizzate? Si può sperare che i soldi vengano gestiti direttamente dai dipartimenti e non dagli atenei?».
A rispondere a queste domande ci pensa Salvatore Tosi, il capo di gabinetto vicario dell’assessorato all’Istruzione. «Circa 47 milioni di euro, destinati ai non occupati che hanno conseguito almeno la laurea specialistica, saranno sbloccati entro le prossime settimane». Sono i soldi della «sovvenzione globale», lo strumento individuato dalla Regione per gestire parte dei fondi. «Sono finanziamenti che avrebbero dovuto vedere la luce da tempo racconta Tosi ma che non sono ancora stati usati per via di alcuni adeguamenti normativi richiesti dalla Corte dei conti». Fatti questi, la strada per la pubblicazione dei bandi dovrebbe essere spianata: «Però non passeranno attraverso gli atenei, né attraverso i singoli dipartimenti dice il funzionario regionale I destinatari dei bandi saranno direttamente le persone. I rettori, al massimo, ci daranno una mano per la loro formulazione, ma non potranno intervenire sui soldi».
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