Renato Schifani, batte un colpo. A differenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il presidente del Senato ha risposto all’appello delle donne di Termini Imerese che, in una lettera gli hanno chiesto di portare all’attenzione delle massime istituzioni italiane il dramma dei dipendenti Fiat. Schifani, oltre ad esprimere la sua solidarietà (qui è possibile leggere la lettera del presidente del Senato), assicura loro che seguirà personalmente l’evolversi della situazione e che Termini Imerese non sarà abbandonata. Ovvio che il futuro dello stabilimento ex Fiat, abbandonato dal Lingotto lo scorso dicembre, non dipende dal presidente del Senato. Ma è già qualcosa che la seconda carica dello Stato abbia manifestato interesse nei confronti dei 2200 dipendenti che rischiano di ritrovarsi senza lavoro, né pensione.
Intanto stamattina le tute blu hanno bloccato l’autostrada A19, mentre dal Ministero dello Sviluppo economico hanno fatto sapere che la prossima riunione tra sindacati, Regione siciliana e il ministro Corrado Passera, è fissata per il prossimo 5 giugno. Ieri Passera ha comunicato che Invitalia, advisor del Mise, ha inviato alla società Dr Motor , soggetto attuatore del progetto di conversione di Termini Imerese, una richiesta improrogabile di chiarimenti, entro massimo 15 giorni, per avere conferma da parte della stessa Dr Motor di essere in grado di rilevare lo stabilimento. La solidità aziendale e la disponibilità a immettere capitale nel nuovo progetto rappresentano infatti il requisito indispensabile per poter accedere alle risorse pubbliche nazionali e regionali per la realizzazione del progetto di rilancio di Termini Imerese. C’era bisogno di aspettare che la protesta esplodesse per chiedere chiarimenti? I dubbi sulla solidità di questa azienda non sono mai mancati. L’attenzione del governo, evidentemente, si.
La farsa della Fiat di Termini Imerese
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Termini Imerese, esplode la rabbia
Sicilfiat: né lavoro, né pensione
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