Un grande contenitore grigio di plastica dura è il cimitero delle ciabatte abbandonate a Etnaland. Risolto il mistero delle tappine che scompaiono nel parco divertimenti di Belpasso. Il tema è tornato alla ribalta sui social network dopo l’aggressione in cui un ragazzo di Bagheria è stato pestato da altri giovani individuati il giorno dopo tramite il sistema di videoscatti presente all’interno del parco. Anche alla base del pestaggio c’è stata una lite nata dal furto delle babbucce al cugino della vittima da parte di un gruppetto di coetanei presumibilmente catanesi.
«A me è successo tanti anni fa sempre a Etnaland – commenta su Facebook un lettore di MeridioNews – Non ho trovato più le mie ciabatte, ma ce n’erano tante che ho avuto l’imbarazzo della scelta». Una questione, quella dei ladri di tappine, che sembra avere radici nel tempo. «Il problema di rubare le ciabatte esiste già da parecchi anni, un fatto analogo successe anche a mio figlio che era piccolo, stiamo parlando di circa 14 anni fa – risponde sotto lo stesso post un’altra signora – Ciabatte che poi vidi nei piedi di un altro bambino, a quel punto a mio figlio diedi le mie anche se grandi e io camminai scalza, ma non ho mai fregato quelle di qualcun altro».
Molti i visitatori del parco divertimenti che sembrano avere vissuto la stessa esperienza. Sui motivi della sparizione delle ciabatte, però, le ipotesi si rincorrono. «Nessuno ha bisogno di ciabatte usate – sentenzia un ragazzo – è solo il piacere dello sgarro, una mentalità tipica dei bassifondi». E c’è anche chi fa un non troppo velato a presunte responsabilità da parte dei gestori della struttura. «Lo sanno che rubano e lo permettono», scrive infatti un altro giovane.
A risolvere il mistero delle ciabatte scomparse dentro il parco divertimenti è il direttore Francesco Russello. «Nessun furto e nessuna cospirazione. Semplicemente il parco è molto grande e il problema nasce soprattutto per le attrazioni in cui si lasciano le ciabatte alla torre di partenza, lontana rispetto alla piscina in cui si arriva». Questione, dunque, di spazi da percorrere a piedi scalzi per andare a recuperare le proprie ciabatte. Per ovviare al problema, molti fanno ricorso a una sorta di tappina-sharing.
La pratica che sembra essere piuttosto diffusa consiste nell’abbandonare le proprie ciabatte dove sono state lasciate e, per così dire, prendere in prestito le prime disponibili e calzanti. «Ogni sera – spiega Russello – raccogliamo montagne di ciabatte, ne rimangono abbandonate dentro il parco anche una cinquantina al giorno nel periodo più pieno». Per qualche giorno, vengono custodite dentro grandi scatole, nella speranza che i legittimi proprietari tornino a recuperarle. «L’unico modo per eliminare il problema alla radice – conclude il direttore – sarebbe vietare l’uso delle ciabatte dentro il parco e permettere esclusivamente le scarpette da piscina con cui già arrivano molti visitatori sia stranieri che locali».
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