Molti li hanno avvistati sulla strada che collega Linguaglossa con Milo e Zafferana, nota come Mareneve. Qualcuno si è fermato per dare loro un pezzo di pane e scattare le foto che da un paio di giorni stanno facendo il giro dei social network. Due probabili cirnechi, un maschio e una femmina, denutriti e diffidenti, come racconta Giuseppe Distefano dell’associazione EtnaWalk che da quella zona ci passa spesso. «Quando li ho visti, sabato mattina, pensavo fossero di qualcuno – spiega – ma poi li ho rincontrati di nuovo e in condizioni peggiori». Il giovane – che avendo già due cani in casa non può adottare la coppia – non aveva cibo con sé, ma un ragazzo di passaggio si è fermato e ha lasciato dei croccantini e una ciotola con l’acqua. «Aspettavano in mezzo alla strada e siamo stati circa mezz’ora sul posto, senza riuscire ad avvicinarli a causa della loro diffidenza».
Considerato anche il loro valore, sono poche le probabilità che siano stati abbandonati dai cacciatori. Per Distefano è più probabile che provengano da un allevamento e siano stati allontanati a causa di una malformazione o che siano scappati. «Con la pioggia degli ultimi due giorni i cirnechi non si sono fatti vedere e nessuno sa se abbiano trovato riparo, si siano spostati o siano stati adottati». È stato intenso, infatti, il movimento sui social per trovare una famiglia pronta ad accogliere i due cani e tra i contatti di Giuseppe qualcuno ha segnalato il problema anche ad alcune associazioni di volontari. Che non sempre rispondono allo stesso modo di fronte alle richieste di intervento.
Alessandro Tringale fa parte dell’associazione di volontariato Teg4friends, molto attiva nella zona industriale di Catania e a Nicolosi. «In alcuni casi li prendiamo – dice – anche se ultimamente abbiamo grandi problemi di spazi». Non essendoci molte richieste di adozione, infatti, sono più i cani che entrano piuttosto che quelli che escono dal canile. «Li seguiamo in strada e ci occupiamo di microchipparli e sterilizzarli a nome del Comune, ma il problema non si risolverà nel giro di pochi anni». Quei pochi contributi economici destinati al problema del randagismo spesso danno vita a un vero e proprio business, attorno a cui ruotano gli interessi di troppi. Dai Comuni ai canili, dalle Asp ai veterinari fino alle case farmaceutiche. E in qualche caso anche alle associazioni. «Noi ce la mettiamo tutta – conclude Tringale – ma il lavoro che facciamo è minimo rispetto al grande problema dei cani di strada».
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