Eolie, un nuovo tesoro tra i vulcani sottomarini Scoperte foreste di corallo a rischio estinzione

Una sorpresa inaspettata che lascia a bocca aperta quella annunciata da un gruppo di ricerca di Oceana, organizzazione dedicata alla conservazione degli oceani, e che regala alle perle delle Isole Eolie l’ennesimo motivo di vanto: la presenza, nei fondali al largo dell’arcipelago eoliano, di straordinarie foreste di coralli e di alcune specie mai viste finora nel Mediterraneo

Il catamarano Oceana Ranger, con il quale è stata effettuata la spedizione, ha battuto le acque al largo delle Isole Eolie per un intero mese e ha avuto come obiettivo lo studio dei fondali in prossimità dei vulcani sommersi vicino dell’arcipelago. Come è noto, infatti, le isole Eolie fanno parte di un sistema vulcanico a cui appartengono, oltre le ben note sette sorelle, anche altri edifici vulcanici sommersi, i cosiddetti seamounts. Grazie a un particolare robot subacqueo gli scienziati sono riusciti ad esplorare i fondali fino a 981 metri di profondità, a scattare fotografie e a raccogliere campioni in sette aree di interesse ecologico tra cui seamounts, banchi sottomarini e zone interessate da fumarole sottomarine generate da attività vulcanica

Lo scenario che è apparso ai loro occhi è stato inaspettato ed entusiasmante: sconfinate distese di alghe rosse, giardini di gorgonie, distese di coralli abitate da spugne carnivore e ascidie, e grossi banchi di pesci. La spedizione ha documentato, tra le varie specie individuate, anche rari e delicati esemplari di Isidella elongata, meglio conosciuta come corallo bambù, una specie di gorgonia a rischio d’estinzione. Inoltre i ricercatori hanno rilevato la presenza di numerosi banchi di sugarello (Trachurus trachurus), una particolare specie di stella marina (Zoroaster fulgens) mai vista prima nel Mediterraneo e una specie di pesce, il ghiozzo di Kolombatovic (Gobius kolombatovici), che si credeva vivesse solo nel mar Adriatico settentrionale. Infine i ricercatori hanno individuato e filmato numerose uova di squalo aggrappate a splendide colonie di coralli neri (Antipathella subpinnata) la cui presenza in Sicilia è stata scoperta per la prima volta nel 2009 ed è stata dichiarata come la più vasta in tutto il pianeta. 

I sorprendenti scenari di preziosa biodiversità che caratterizzano i fondali delle Eolie hanno sì entusiasmato i ricercatori di Oceana, ma li hanno anche messi di fronte all’allarmante impatto antropico sull’ecosistema marino, convincendoli della sempre più urgente necessità di trasformare l’intero arcipelago in un’area marina protetta con l’obiettivo di preservare il ricco patrimonio naturale delle sue acque. Queste nuove specie rinvenute sono infatti tutte a rischio estinzione e minacciate dall’inquinamento da plastica e dalla pesca intensiva. 

«Sebbene il mare profondo si trovi appena al largo delle coste delle isole Eolie, queste acque rimangono in gran parte inesplorate e nascondono una biodiversità molto ricca», ha spiegato Ricardo Aguilar, direttore della ricerca per Oceana in Europa. «Abbiamo trovato decine di elementi che sono protetti a livello internazionale nel Mediterraneo, dagli imponenti fondali coralligeni alle tartarughe Caretta caretta e molte specie di coralli e molluschi. Tuttavia, abbiamo potuto constatare gli effetti diffusi dell’attività umana anche nelle aree più lontane e profonde, ed è fondamentale che si impedisca di danneggiare la vita marina se vogliamo preservare l’unicità di questa porzione del mar Tirreno» ha concluso Aguilar. 

In effetti, nonostante le Isole Eolie costituiscano un arcipelago di inestimabile bellezza e, per certi versi ancora in parte incontaminato, non sono rari i rinvenimenti di danni causati dagli attrezzi da pesca persi o intenzionalmente abbandonati: tartarughe morte per lenze agganciate alla bocca, coralli millenari parzialmente uccisi da lenze impigliate e trappole e reti gettate via che continuano a catturare e a uccidere animali marini, oltre ai numerosi rifiuti domestici, comprese stoviglie in plastica, bottiglie di vetro, batterie e pneumatici la cui presenza è stata documentata dai ricercatori. 

I campioni di diversi coralli e delle acque sono stati prelevati per analisi di laboratorio che si stanno svolgendo in questi mesi. La spedizione di Oceana contribuirà a un già esistente progetto di salvaguardia delle Isole Eolie che è stato portato avanti dalla Blue Marine Foundation (BLUE) in collaborazione con il Fondo di conservazione delle Isole Eolie che mira a garantire la designazione di un’area marina protetta. Il diario dell’intero mese di esplorazione è consultabile qui mentre è possibile visionare tutte le foto scattate dai ricercatori qui.

Michela Costa

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