La campagna elettorale per lelezione del nuovo sindaco di Palermo e per il rinnovo del Consiglio comunale è ormai entrata nel vivo. I candidati alla poltrona di primo cittadino saranno dieci o undici. Mentre per il concorso per 50 posti a Palazzo delle Aquile, la sede del Comune, si contano 28 liste con oltre un migliaia di candidati.
A differenza delle passate tornate elettorali, non cè più leffetto trascinamento delle liste per lelezione del sindaco. Come abbiamo scritto più volte, ormai il voto per lelezione del sindaco e per il rinnovo del Consiglio comunale è completamente disgiunto. Bisognerà esprimere due voti: uno per indicare il sindaco, laltro per il candidato al Consiglio comunale.
Questi significa che la presenza delle liste – ai fini dellelezione del sindaco – conta fino a un certo punto. Soprattutto per i candidati trasversali, in grado di raccogliere consensi in tutte le aree politiche. E il caso di Leoluca Orlando che, non a caso, si presenta, nei manifesti elettorali, come il candidato a sindaco di tutta la città.
Coscienti del carisma che Orlando esercita a Palermo, i due grandi sponsor del candidato a sindaco, Fabrizio Ferrandelli, hanno cambiato strategia. Parliamo,ovviamente, di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia. I due esponenti del Pd, se prima imponevano con la forza (magari con lavallo romano) le loro scelte politiche (vedi la mancata celebrazione sul referendum per consentire alla base del partito di celebrare il referendum sul governo regionale retto da Raffaele Lombardo), adesso sono improvvisamente diventati musi dolci: sono gentili, affabili, disponibili e offrono pure assessorati comunali da assegnare – ovviamente – nel caso in cui Ferrandelli dovesse diventare sindaco.
Nella scelta dei possibili assessori, però, non sarebbero stati molto lungimiranti. Ed è anche logico, visto che i due, a Palermo, rappresentano, con rispetto parlando, unarea della sinistra che coniuga salotti & clientele (questultima caratteristica è cresciuta da quando Cracolici e Lumia sono diventati governativi partecipando attivamente – anche se non con molta fortuna – alle vicende-vicissitudini del governo Lombardo).
Di diverso spessore la giunta comunale che, in parte, è stata già indicata da Orlando. Lex sndaco di Palermo, oggi leader di Italia dei valori, sta invece puntando sulla sinistra vera, autorevole, imperniata su personaggi di grande valenza, preparati e, soprattutto, motivati. Lo ha fatto nel settore delle attività sociali, un comparto che le passate giunte comunali di centrodestra hanno praticamente azzerato per sfamare le numerose clientele. E lo ha fatto anche con riferimento al mondo della scuola, puntando su persone che conoscono per davvero il settore.
Per non parlare della cultura, se è vero che Francesco Giambrone – che ha occupato già questo incarico negli anni 90, proprio con Orlando sindaco (Giambrone è stato anche Sovrintendente del Teatro Massimo) – è oggi un personaggio che, nel settore della musica, è conosciuto in tutta lItalia, avendo ricoperto – e ricoprendo tuttora – incarichi prestigiosi.
Di tutti i candidati a sindaco – spiace dirlo – Orlando è lunico che vola alto. Mentre gli altri – almeno fino ad oggi – non hanno ancora fatto vedere cose particolarmente interessanti.
Anche Massimo Costa – al di là delle roboante pubblicità – non sembra particolarmente lanciato. Sabato, alle 11,00, per sostenere la sua candidatura, arriverà a Palermo il numero uno del Pdl, Angelino Alfano. Costa resta il candidato di Udc, Grande Sud e del già citato Pdl. Ma non di Berlusconi, che non scenderà nel capoluogo siciliano per sostenerlo. Resta da capire – e non è facile – se la scelta del Cavaliere è una sorta di annuncio di un suo ritiro dalla politica, o se, come si sussurra, starebbe pensando a qualcosa di diverso dal Pdl. Due dati, fino ad oggi, sono comunque certi. Primo: Berlusconi non sarà a Palermo per sostenere massimo Costa. Secondo: in città non si vedono in giro manifesti del Pdl.
Poco da dire sui candidati al Consiglio comunale. Con 28 liste e lo sbarramento del 5 per cento si prevede una scanna. Il 5 per cento, tradotto in voti, significa che per accedere a Sala delle Lapidi – la sede del Consiglio comunale di Palermo – una lista dovrà prendere da 16 a 18 mila voti (il numero esatto dipenderà da quanti aventi diritto al voto si presenteranno alle urne).
La competizione sarà fortissima. Anche perché, nelle elezioni comunali la politica conta fino a un certo punto. Perché nellindividuazione di un candidato da votare, spesso, passano logiche diverse da quelle dellappartenenza politica: il parente o lamico in lista e via continuando. Anche in questo caso, un elemento – aritmetico prima che politico – sembra certo: non saranno molte le liste che avranno accesso al consiglio comunale: tolte le sigle dei partiti tradizionali (che sono cinque o sei, forse sette), per gli altri la strada si annuncia in salita.
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