«Non serve un fiore per onorare la donna, ma piccoli gesti d’amore e quotidiano rispetto». In occasione della giornata internazionale della donna, nel tardo pomeriggio di mercoledì 7 marzo, al Rouge et Noir si è tenuto l’incontro Donne ai margini? Testi letterari, iconografici e multimediali sulla figura femminile. Sono intervenuti nel corso della serata: la scrittrice e docente Vanessa Ambrosecchio, il regista, saggista ed autore teatrale Gianfranco Perriera, la psicologa psicoterapeuta Maria Antonietta Laricchia, il docente dell’Università di Palermo Filippo Amoroso ed Elena Pistillo, regista del corto Violenza vola via proiettato in anteprima per l’occasione ai presenti. Una chiacchierata sulla donna e i problemi che la accompagnano, ieri ed oggi. Tra un intervento e l’altro, le letture di alcuni testi interpretati sulle note di Paolo Rigano.
«Due occhi duri e beffardi mi si avvicinano nel buio (…) Siamo carne da macello e se ti chiudi in cella sei perduta». Dalle note di Goliarda Sapienza estratte da L’Università di Rebibbia a Medea di Seneca, dagli Scritti sull’arte di Baudelaire all’Alcesti di Euripide, un’attenta analisi della condizione femminile in diversi luoghi e periodi. Donne, sensibilità e paure condivise, messe a nudo nella letteratura e nell’arte. A presentare l’esperienza carceraria di Goliarda Sapienza, attrice e scrittrice italiana degli anni 80, Vanessa Ambrosecchio, nel corso del suo intervento. Goliarda, finita in carcere per furto, documenta nel suo libro autobiografico la vita delle donne dietro le grate. Prigioniere ma resistenti, più degli uomini, poiché abituate ad una vita servile anche in condizioni di apparente libertà. Goliarda traccia i profili delle compagne carcerate: detenute politiche, drogate, spacciatrici. Donne che consistono, stanno insieme, creano consorzio e coltivano l’arte dell’attenzione dell’altro. C’è la cinese Suzy che crea nella sua cella un salotto culturale, dipinge, cucina e invita le altre detenute a prendere un tè, e chi una volta uscita dalla prigione non vede l’ora di tornarci perché dentro «non sei sola come fuori».
La figura femminile nel mondo classico ed antico nelle parole di Alcesti in procinto di morte e di Medea, che riflette sul matrimonio e il ruolo della donna nell’antica Grecia. «Dicono di noi che viviamo una vita senza pericoli in casa, mentre loro combattono con la lancia, pensando male: poiché io preferirei stare tre volte accanto a uno scudo piuttosto che partorire una volta sola». Tra i brani letti anche un estratto di Baudelaire e Dacia Maraini. Tanti gli spunti di riflessioni per il pubblico, che numeroso, ha ascoltato con attenzione i relatori sino alla proiezione del corto. Donna oggetto di desiderio nell’intervento di Gianfranco Perriera, che, partendo dal dipinto Susanna e i vecchioni di Tintoretto, ha approfondito la necessità di riflettersi della donna. Riflettere il sé allo specchio e sulle altre donne, per conoscersi e tirare fuori la propria individualità. Una donna che è bellezza e viene guardata, come una Venere, musa ispiratrice di artisti e poeti.
Violenza domestica e comunità nelle parole di Maria Grazia Patronaggio, presidente del Centro antiviolenza di Palermo Le Onde. In conclusione, a precedere la proiezione del corto Violenza vola via, l’intervento di Maria Antonietta Laricchia, psicologa psicoterapeuta e sessuologo clinico, sulle fasi e le conseguenze di una violenza di genere. Violenze fisiche, psicologiche, sessuali, minacce, coercizioni, atti diversi ma volti tutti alla privazione di libertà. «Bisogna prevenire queste situazioni educando le nuove generazioni – ha affermato Laricchia – Amare l’altro non significa avere potere patronale sull’altro». L’evento si è concluso con la proiezione del cortometraggio Violenza vola via a cura di Elena Pistillo, filmato che coniuga le parole di Gianfranco Perriera alle opere di Simone Geraci, il montaggio è stato realizzato della giovanissima Costanza La Bruna. «Violenza vola via – sottolinea la regista Elena Pistillo – non è tratto da una storia vera, ma da tante storie che giornalmente si ripetono. La violenza merita d’essere condannata al di la del sesso che la compie».
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