Diverso due volte, ma “Diverso da chi?”

In proiezione dal 20 marzo scorso, s’è piazzato subito nella top ten dei film più visti del momento. Si tratta di “Diverso da chi?”, la nuova commedia di Umberto Carteni sull’amore omossessuale e non solo, sulla diversità e sulle somiglianze, sui pregiudizi per antonomasia e su quelli infondati.

Dopo il successo di ‘Saturno Contro’, che l’ha consacrato sugli schermi del cinema italiano, Luca Argentero (Piero) si rivolge un temibile interrogativo sulla propria identità. Proprio la diversità è il filo conduttore della commedia, a tal punto da rivelarsi doppia: una prima volta, nello scoprirsi diverso dagli ordinari eterosessuali, e la seconda nel temersi diverso persino dai diversi stessi.

La stabilità amorosa di Piero e del suo compagno Remo (Filippo Nigro) non dura troppo e si lascia sconvolgere dalla forte e al contempo fragile personalità di Adele, una Claudia Gerini assai lontana, per valori e stile di vita, dalla burina impersonata in “Viaggi di nozze”.

Una sfida politica di partito costringe Piero ed Adele ad una convivenza inizialmente forzata, fondata sull’attivismo gay del primo e sul sostegno per la famiglia della seconda. Davvero impossibile, per una sinistra divisa e frastagliata come quella italiana, far convivere Dico e ostilità al divorzio all’interno dello stesso programma politico.

Una contrapposizione ideologica che rivela un dolore comune, ma diverso. I due protagonisti, più che per un ideale, lottano per un dolore personale: la tragedia della discriminazione e quella dell’abbandono, che molto si assomigliano nella realtà.

Basta ascoltarsi per far comprendere a Piero ed Adele che il dolore degli altri non è affatto dolore a metà, come cantava De Andrè. Questo consente a lui di scoprire una compagna politica coraggiosa e profondamente sensibile e a lei, che apparentemente mai si sognerebbe di avanzare pretese, di non disdegnare quel “lo famo strano?” che, evidentemente, non è solo nelle fantasie delle Jessiche verdoniane.

Una commedia brillante, che diverte ma fa anche riflettere, affrontando e ribaltando clichè, ricordando la possibilità di essere diversi da chiunque, ma l’impossibilità di esserlo da noi stessi.

Evidentemente, però, non tutti sembrano averlo capito, se c’è ancora qualcuno che, durante la proiezione del film, ad un tenero bacio tra uomini, sussurra: “Che schifo!”

Antonia Maria Arrabito

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