Quindici attivisti No Muos destinatari di altrettante denunce per i fatti avvenuti il 9 Agosto scorso a Niscemi. Quando, nel corso di una manifestazione del tutto pacifica e molto partecipata contro il sistema satellitare Usa in fase di costruzione dentro la base della Marina americana, in provincia di Caltanissetta, una folla di persone ha oltrepassato i limiti dell’area militare, e ha dato vita d un sit-in sul prato. Nessun incidente, solo qualche tafferuglio con le Forze dell’Ordine subito sopito.
La gente, dopo avere ribadito, con vari slogan, che anche quel pezzo di territorio è Sicilia (da qui il ‘raduno’ lì dentro) – una parte della Sicilia dove si stanno consumando gravi abusi – ha abbandonato l’area ed è tornata a casa.
Ieri, a distanza di cinque mesi, la presa di posizione delle istituzioni italiane: la denuncia per invasione di suolo militare indirizzata, a quanto pare, agli attivisti più noti. Rischiano sanzioni pecuniarie salatissime: da 2500 a 10mila euro (come potete vedere nella foto della denuncia recapitata a Peppe Cannella, attivista da sempre in prima linea, riportata in calce).
Pugno duro anche con i minorenni: secondo quanto apprendiamo, la settimana prossima due ragazzi dovranno presentarsi in Prefettura, a Caltanissetta, accompagnati dai genitori. Immaginate un po’ cosa li aspetta solo per avere protestato contro un impianto considerato pericoloso per la salute e per l’ambiente e imposto da Roma e Washington.
Non sono i soli a subire questo trattamento: ci sono molti altri indagati tra i manifestanti: venti persone, ad esempio, della provincia di Ragusa, Enna e Caltanissetta per i blocchi dell’ 8 Maggio scorso davanti la base di Niscemi. Anche in quel caso, nessun incidente. Anche in questo caso, la minaccia di una sanzione pecuniaria pesantissima.
“È chiara la volontà repressiva delle forze dellordine nei confronti degli attivisti, allo scopo di scoraggiare chi lotta da anni e di allontanare ulteriormente la popolazione dal coinvolgimento e dalla partecipazione diretta- – si legge in un comunicato del Coordinamento regionale dei No Muos- Tutto questo è dimostrato dalla tendenza a inveire costantemente contro gli stessi militanti che quel giorno sono entrati in base insieme a migliaia di altre persone. Una casualità? Noi non ci crediamo, e continuiamo la nostra lotta, rilanciando con un nuovo anno allinsegna della mobilitazione popolare. Il prossimo appuntamento è una assemblea pubblica nella piazza di Niscemi sabato 11 gennaio alle ore 17,30″.
“Vogliono soffocare il Movimento No Muos.- aggiunge Peppe Cannella- Abbiamo sollevato questioni molto più grandi di noi e lo Stato usa la repressione perché vuole spegnerci. Non ci riusciranno.
Al di là della ‘selezione’ degli indagati, la domanda che sorge spontanea è anche questa: in Italia la legge – e la sua interpretazione più rigida -si applica solo per i No Muos?
Il dubbio nasce osservando “il gravissimo quadro di violazioni di leggi e della stessa Costituzione, che ha presieduto al consenso delle istituzioni, nazionali e regionali, all’installazione del mostruoso impianto” come ha fatto notare Luca Cangemi del comitato politico nazionale del Prc e come hanno sottolineato molti attivisti.
Ma, lo scrivono nero su bianco, su un comunicato stampa ufficiale, anche i tanti legali che in questi mesi hanno assistito e sostenuto i No Muos (tra questi, Nello Papandrea, Goffredo DAntona, Paola Ottaviano, Emanuela Fragalà, Valentina Buonadonna, Luigi Cinquerruni, Carmelo Picciotto, Giuseppe Carnabuci, Salvo Cannata, Francesco Aurichiella, Nicolò Vignanello, Antonella Petrosino e Loredana Mazza), che di legge ne masticano un bel po’:
“La repressione non è quella finalizzata a reprimere condotte riconducibili a fatti reati o comunque sanzionabili, ma quella utilizzata per indebolire e dividere il fronte degli oppositori. Ed invero si assiste ad una serie di denunzie penali o sanzioni amministrative a macchia di leopardo. Vi è la sensazione che i fatti che, in tali provvedimenti vengono individuati come ipotesi di reato o illeciti amministrativi, non siano contestati uniformemente a tutti i soggetti che li avrebbero commessi ma solo alcuni. Circostanza questa che apparirebbe finalizzata a dividere i gruppi che a vario titolo e con modalità diversa contestano la costruzione di un qualcosa che appare comunque illegittimo, isolando e mettendo in difficoltà soggetti ben individuati.
Invero lillegittimità del Muos- sottolineano gli avvocati- è rilevabile dalle varie denunzie presentate alle Procure della Repubblica competenti nonché dalla circostanza che i trattati con i quali sono state istituite le servitù militari sono illegittimi perché non approvati e ratificati ai sensi degli artt. 80 e 87 della Costituzione, e contrari ai principi sanciti dallart. 11, I e II comma della stessa Costituzione; che le autorizzazioni ambientali sono state annullate dalla Regione per motivi di legittimità il 29 marzo, cosa che rende illegittime le successive revoche del 24 luglio sicché i lavori sono abusivi fin dallinizio; abuso che promana anche dal fatto che i lavori erano stati avviati ben prima dellottenimento delle autorizzazioni ambientali e in carenza di concessioni edilizie dalle quali sono dispensate solo le opere eseguite dal ministero della Difesa o suo concessionario e non le forze armate straniere”.
In un contesto del genere, parlare di repressione non risulta eccessivo. D’altronde la posizione del Governo nazionale e di quello regionale è chiara da tempo: pugno duro contri chi osa protestare contro una decisione calata dall’alto, anche se questa comporta violazioni di leggi ambientali e rischi per la salute.
Insomma, la democrazia in Italia sembra davvero smarrita.
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