Costume e società

Da piazza Nilde Iotti a slargo Margherita Hack Nuova toponomastica a San Giorgio e Galermo

Piazza Nilde Iotti e slargo Margherita Hack. La toponomastica catanese fa un piccolo passo avanti verso la parità di genere, a diversi anni dalla prima e ultima iniziativa in questo senso: l’intitolazione a Goliarda Sapienza della piazzetta centrale del quartiere di San Berillo. Adesso, a meno di un mese dalle elezioni amministrative 2018, il sindaco di Catania firma di suo pugno due provvedimenti destinati a dare un nome a due spazi urbani che, prima, un nome non l’avevano. Piazza Nilde Iotti sarà in via Don Minzoni, arteria centralissima, sì, ma del quartiere periferico di San Giovanni Galermo. Mentre slargo Margherita Hack troverà spazio a San Giorgio, all’altezza dell’incrocio tra la strada che prende il nome dal rione e via delle Corolle. Il tutto, chiaramente, solo se la prefettura di Catania darà il suo placet alla nuova nomenclatura stradale.

Della toponomastica cittadina si è discusso parecchio negli ultimi anni. Con particolare riferimento alle tematiche di genere e alla possibilità che il capoluogo etneo rimpinguasse il numero di strade e piazze intitolate alle donne. In principio – era il lontano 2012 – era stato un concorso di idee per gli studenti delle scuole: il neonato gruppo Toponomastica femminile aveva coinvolto oltre 300 giovanissimi, ed era venuto fuori che i ragazzi avrebbero voluto intitolare strade a Indira Gandhi, Francesca Morvillo e Rita Atria. Da quell’iniziativa, promossa dalla professoressa dell’istituto Vaccarini Pina Arena, era venuto fuori un libretto di 50 nomi di donne a cui si sarebbero potute dedicare le strade cittadine. Almeno per riportare in equilibrio una situazione che vedeva, sei anni fa, a fronte delle oltre 700 vie e piazze intitolate a uomini, solo altre 75 avere nomi femminili.

Nel 2015, poi, era intervenuta una modifica al regolamento municipale votata dal Consiglio comunale: nella scelta della nuova toponomastica, si sarebbe dovuto tenere conto della parità di genere. Da allora era toccato a piazza delle Belle prendere il nome di piazza Goliarda Sapienza, alla pista ciclabile del lungomare dedicata alle Staffette partigiane e al giardino delle Madri costituenti accanto al piazzale delle Carrozze della Villa Bellini. «Purché sia memoria femminile, finora svuotata, queste due nuove piazze sono una bella iniziativa – commenta la docente Pina Arena, fondatrice del gruppo etneo di Toponomastica femminile – Quello che è stato tolto in tutti questi anni alla storia delle donne non potrà mai essere restituito, ma si può tentare di porre rimedio per le future generazioni».

Il fatto che piazza Nilde Iotti (onorevole e presidente della Camera dei deputati, per citare solo la dicitura che apparirà sulla targa) e slargo Margherita Hack (scienziata e astrofisica) si troveranno in periferia, poi, non deve essere visto come un punto di demerito: «È un modo per dare valore anche a luoghi della città al di là del centro cittadino – continua Arena – Quei posti, grazie anche alle intitolazioni, riceveranno nuove attenzioni. Hanno un valore rappresentativo e contribuiranno a costruire una memoria che finora non c’era». Le cose da fare, però, restano ancora tante e non solo da parte del Comune di Catania. «Dobbiamo riprendere in mano alcune vertenze che sono rimaste indietro», aggiunge la docente Emma Baeri, del collettivo femminista Rivolta pagina. Sono state loro a suggerire l’idea di un Viale delle Donne illustri, che facesse da contraltare a quello degli Uomini illustri al giardino Bellini.

«Se illustre significa che ha dato lustro, cioè luce, anche metaforica, a qualcosa, di donne ce ne sono tante, tantissime, molte più di quante siamo riuscite a trovarne con il nostro lavoro di ricerca. È un aggettivo che va democratizzato», prosegue Baeri. Che è anche tra le promotrici del progetto Anche la cancellazione è violenza, che da anni gira l’Italia per ricordare che la parità di genere si costruisce anche con la memoria. Come quella, purtroppo sbiadita, di Andreana Sardo, la donna che salvò l’università di Catania dalle fiamme; o di Felicia Filomena Cacia, la «meteorologa imprevista» che – mentre il fratello era in guerra, nel 1940 – si occupa dell’ufficio meteorologico governativo del capoluogo etneo. «Ad Andreana Sardo vorremmo che l’ateneo intitolasse la sala di lettura del Palazzo centrale – precisa la professoressa – Mentre a Felicia Filomena Cacia sarebbe il minimo intitolare via Biblioteca, nei pressi di piazza Dante». Due catanesi per due luoghi simbolo della città: «Secondo me è importante che la storia locale venga valorizzata», conclude Baeri.

Luisa Santangelo

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