Alberto Mangano, alle spalle una lunga storia nella sinistra di Palermo, tra i protagonisti della Primavera di Leoluca Orlando nella seconda metà degli anni 80 e poi assessore comunale, sempre con Orlando, negli anni 90, è un osservatore attento de fatti politici cittadini. Con la sua capacità di lettura arriva subiro al dunque: la candidatura di Fabrizio Ferrandelli, la sua apertura al dialogo con tutti (in una città nella quale, forse, i distinguo sarebbero più che mai necessari), il suo accordo, ormai nei fatti, con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, con il Pd di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia è qualcosa di più di un Terzo polo con un pezzo di Pd: è uno schieramento che arriva fino a Grande Sud di Gianfranco Miccichè.
Ferrandelli, insomma – tra il disagio di tanti esponenti della società civile palermitana che fino ad oggi lo ha apoggiato – diventa lo strumento attraverso il quale Lombardo, Cracolici e Lumia contano di massacrare la candidatura di Rita Borsellino alle primarie. Complimenti ‘vivissimi’! Il nuovo al servizio del vecchio, secondo la solita operazione gattopardesca. Per conquistare il Comune di Palermo. Per puntellare il traballante governo Lombardo. E per puntare alla Regione in alleanza con Grande Sud di Miccichè. E pazienza se, strada facendo, un partito – il Pd – andrà in pezzi. In piedi, se loperazione dovesse riuscire, rimarranno Lumia e Cracolici. E questo basta (a loro ovviamente: e a Lombardo e Miccichè sicuramente).
Mangano la prende da lontano: Le ultime notizie sul fronte dei candidati del centrosinistra alla corsa per la carica di sindaco della città – scrive – sono stupefacenti. Le primarie dovrebbero essere un tripudio di partecipazione dal basso e una corsa leale e convergente dei candidati, nellinteresse esclusivo della città e dei suoi cittadini. Purtroppo rischiano di diventare macelleria politica. Oggi si può persino ipotizzare la nascita di uno schieramento che potrebbe andare oltre il Terzo polo, sino ad arrivare a Grande Sud. Quindi, la stoccata: Non solo quelli che in un recente passato hanno sostenuto le giunte di Cammarata, ma persino quelli che vi sono stati dentro fino a ieri. Una bella macedonia politica, quella che si sta creando attorno alla candidatura di Ferrandelli, non cè che dire.
Quali sono i rischi di una situazione del genere?, si chiede Mangano. Risposta concreta: Quello principale è che qualunque sia il perdente non si sentirà obbligato a sostenere chi ha vinto. Se, per ipotesi, vincesse la Borsellino, come farebbero i Cracolici e i Lumia a votarla e farla votare dopo avere sbandierato ai quattro venti che questa è una scelta sbagliata e non li rappresenta? E, al contrario, se a vincere fosse Ferrandelli, come si potrebbe sostenere un candidato che non ha avuto laccortezza di mettere neanche uno sgangherato paletto al suo progetto di alleanze? E se a vincere fossero Faraone o Terminelli come potrebbero conciliare le due posizioni estreme? Da questo scenario è facile dedurre che le primarie sarebbero una battaglia senza esclusione di colpi tra candidati costretti a vincere a tutti i costi, producendo nellelettorato un ulteriore senso di smarrimento se non addirittura di disgusto.
Già, il disgusto. “Comè accaduto a Napoli – osserva ancora Mangano – tra candidati che entrano ed escono dalle primarie, come si sale o scende da un autobus, e tra posizioni che, servendosi dello stesso linguaggio, prospettano progetti politici inconciliabili. E allora? Occorre un atto di generosità e responsabilità per salvare Palermo – aggiunge -. Da parte di tutti si faccia un passo indietro.
Mangano, in pratica, lancia la proposta di azzerare tutto: cioè tutti i papocchi prospettati fino ad oggi nel centrosinistra: compreso, supponiamo, il tentativo spregiudicato di Lumia e Cracolici di sbarazzarsi di Rita Borsellino strumentalizzando Ferrandelli (magari facendo partecipare alle primarie del centrosinistra, naturalmente sottobanco, gli esponenti dellMpa: che, ovviamente, voterebbero alla napoletana per Ferrandelli: si può arrivare a tanto?).
Si può accettare il sacrificio delle primarie – propone Mangano – se dalla Borsellino a Orlando, da Faraone a Terminelli, dalla Monastra a Ferrandelli, si fa una squadra unita che riconosca il valore delle migliori esperienze politiche che questa città può vantare e si inseriscano le novità come arricchimento e non come fattore di disgregazione. Daltro canto, i Palermitani hanno già compreso gli errori del passato, votando i referendum dello scorso giugno, e per questo meritano fiducia.
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