Mentre nelle aule del tribunale fallimentare di Catania si decideva la vendita di 21 supermercati al gruppo Md, la crisi della Roberto Abate spa finiva sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico, a Roma. E, come emerge dal verbale dell’incontro capitolino dello scorso 16 aprile, l’accordo è stato raggiunto. Dei pagamenti dei 397 lavoratori dell’ex colosso di Belpasso si occuperà, con decorrenza 1 aprile 2019 e per un anno, l’Inps. Sul piatto ci sono cinque milioni e mezzo di euro, necessari per i compensi di chi è stato sospeso dal lavoro a zero ore e attende, da oltre 70 giorni, di portare qualche soldo a casa. A partecipare all’appuntamento al Mise, oltre ai referenti sindacali del settore per Cgil, Cisl e Uil, anche Salvatore Abate (figlio del patron Roberto), accompagnato dai suoi avvocati. «Nonostante il ricorso al contratto di solidarietà – si legge nel documento ministeriale – la già difficile situazione di crisi finanziaria e organizzativa dell’azienda non è andata migliorando, al punto che la società ha deliberato l’uscita dal settore della grande distribuzione organizzata».
Ancora una volta, occorre ripercorrere le tappe del crollo di Abate spa. A partire dalla vendita del complesso di Etnapolis alla banca d’affari statunitense Morgan Stanley. Da quel momento in poi – era ancora il 2018 – una crisi soltanto sussurrata è diventata conclamata. E si è intrecciata, almeno cronologicamente, con lo scandalo giudiziario che ha coinvolto lo studio di commercialisti di Antonio Pogliese (padre del sindaco di Catania Salvo) che oltre ad avere seguito l’affare del centro commerciale di Valcorrente dall’inizio, occupava anche le cariche del collegio dei sindaci, l’organismo di garanzia della società. Pezzo dopo pezzo, l’impero catanese dei supermercati viene smontato: prima Ergon, poi il gruppo Arena (di base nell’Ennese), poi Rocchetta e, infine, la bolzano-casertana Md. Quest’ultima protagonista dell’ultimo tassello di cronaca legato alle vicende della Abate spa.
Era stata proprio Md, infatti, a formulare una proposta di acquisto che non è arrivata a compimento per via del sequestro del patrimonio della società disposto dalla procura di Catania. Dopo che la Roberto Abate spa ha fatto proposta di ammissione alla procedura di concordato preventivo (un modo per risanare i debiti d’accordo con il tribunale), i magistrati di piazza Verga hanno avanzato la richiesta di fallimento. Per proteggerne il denaro a salvaguardia dei creditori, intanto, sotto lo sguardo del commissario giudiziale, 21 supermercati sono stati messi all’asta. Una sola l’offerta pervenuta: come prevedibile, quella di Md, che si è aggiudicata tutti i punti vendita Uno discount all’asta con 32 milioni e poco più di 300mila euro, acquisendo anche i 225 lavoratori a essi legati.
Prima che quest’ultimo passaggio si consumasse, e per la precisione il 21 marzo, ai lavoratori era stato comunicato il licenziamento collettivo. Necessario proprio per accedere agli ammortizzatori sociali previsti dallo Stato. Questa fase, per i dipendenti dei rami d’azienda già ceduti, dovrebbe essere solo un passaggio formale prima di riprendere servizio sotto un’altra insegna. Lo stesso discorso dovrebbe valere per chi è impiegato nel supermercato di Barcellona Pozzo di Gotto, escluso dall’asta poiché in trattativa di vendita avanzata con la società Grande distribuzione catanese. Restano fuori, invece, gli addetti non vincolati a un supermercato preciso e quelli del settore amministrativo. Senza contare l’indotto (per esempio la società Ltm Di Martino, che si occupava della logistica) per il quale la vertenza si preannuncia ancora lunga.
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